I

148 Words
I «Avete sentito Madre? ». «Cosa dovrei sentire sorella Chiara?». «Sembra il pianto di un bambino». «Sarà un gattino sperduto». «No, no, ascoltate bene Madre, è proprio il vagito di un neonato». Suor Chiara si voltò senza indugio dando le spalle alla Madre Superiora e con il fiato in gola seguì quel richiamo primordiale. Era avvolto in una copertina azzurra che non riusciva più a contenere il suo impeto famelico. I piedini si dibattevano in una corsa frenetica senza traguardo e le manine chiuse a pugno martellavano l’aria in cerca di cibo. Gli occhietti prosciugati da un’attesa senza risposta e le labbra paralizzate nella ricerca incessante di quel primo bacio. Al collo un fiocco di raso bianco con un cuore d’argento diviso a metà. Accanto al cestino di vimini, che conteneva quel garbuglio di urla e speranze, una lettera. Suor Chiara la aprì. «Elia», pronunciò con un soffio.
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