Capitolo 3

1571 Worte
Capitolo Tre Il balletto che sto guardando è Il lago dei cigni e il ruolo della mia cotta è quello del principe Siegfried. Dannazione! Sono gelosa della balestra che tiene in mano. Dato che il mio obiettivo è quello di togliermi quest'uomo dalla testa, vederlo dal vivo forse è stato un passo nella direzione sbagliata. I suoi muscoli, soprattutto quelli delle gambe possenti, farebbero piangere d'invidia la statua di un dio greco. I suoi occhi scintillanti sono puro cioccolato fuso e anche i suoi capelli pettinati all'indietro mi ricordano il cioccolato fondente. Il suo viso è angelico, con zigomi talmente pronunciati che assomigliano allo strato duro della crème brûlée dopo averlo rotto con un cucchiaio. Oh, ma tutto ciò impallidisce in confronto al rigonfiamento dei suoi pantaloni (elemento fondamentale di così tante mie fantasie erotiche che ho persino dato un nome a ciò che contiene: Mr. Big). Quindi, sì. Vedere tutto questo è l'esatto opposto di utile (e, se attivassi le mutandine vibranti che indosso attualmente, le cose peggiorerebbero ancora). All'inizio, ho indossato le mutandine masturbatorie perché ho pensato che questa fosse la mia ultima occasione per un ménage à moi con il russo. Se annusare i suoi collant funzionerà come previsto, dovrò ricorrere a qualche altro aiuto visivo per stimolarmi, come Magic Mike, 300 o Charlie e la fabbrica di cioccolato. Ripensandoci, non dovrei essere egoista. Quest'avventura potrebbe fornire un ottimo spunto per il mio blog. Di solito non faccio sconcezze nei luoghi pubblici, quindi questo potrebbe essere istruttivo per i miei follower. Sì. Lo farò per loro. Sarà il mio gran finale con il russo, reso ancora più interessante dal fatto che lo sto ammirando dal vivo. Scruto le persone ben vestite sedute intorno a me. La via è libera. Si stanno concentrando sullo spettacolo di fronte a noi, come è giusto che sia. Tiro fuori il piccolo telecomando che attiva la vibrazione. Ultima possibilità di cambiare idea. No. Il russo mostra la perfezione del suo sedere, con un gluteo massiccio che vorrei leccare come una caramella. Premo il pulsante “On” e sorrido quando la mia biancheria intima comincia a vibrare. È il momento del fai-da-te. Persino alla velocità più bassa, il mio clitoride si ingrossa all'istante (e devo sperare che i componenti elettrici di questa meraviglia tecnologica siano impermeabili). Presto, dovrò mordermi dolorosamente la lingua per trattenere i gemiti. La musica di Tchaikovsky è geniale, ma non riuscirebbe ad attutirli. Non immaginavo che sarebbe stato così difficile fare silenzio. Dev'essere il fascino del russo in azione. Ansimando, spengo il dispositivo per dare al mio clitoride la possibilità di raffreddarsi. Se mi beccano, sarò scortata fuori e bandita a vita come la pervertita che sono. Quando m'illudo di riuscire a non fare rumore, riaccendo l'apparecchio. No. Proprio quando il russo esegue un fouetté particolarmente sexy, il desiderio di gemere sonoramente torna alla ribalta. Accidenti a me! Chiunque abbia progettato queste mutandine dovrebbe vincere un premio. Fanno alle mie parti basse lo stesso effetto che il tema musicale del cigno fa alle mie orecchie, o il russo ai miei occhi. Un orgasmo di proporzioni cosmiche si sviluppa dentro di me e rimanere in silenzio richiede uno sforzo di volontà che so di non possedere, perciò spengo tutto di nuovo, stavolta definitivamente. Dannazione! Ora sono solo molto frustrata e irritabile. Come per acuire la mia frustrazione, compare la ballerina che interpreta la principessa Odette. Si può dire “standard di bellezza impossibile”? Magra da rasentare la trasparenza sulla parte superiore del corpo, sembra una che non ha mai assaggiato un croissant in vita sua, eppure ha le gambe possenti e infinitamente lunghe. Lo so, lo so. La mia invidia è verde come una ciambella di San Patrizio. In mia difesa, il suo personaggio dovrebbe essere dolce, nobile e innocente. Lei, invece, danza la parte con seduzione, come Odile, il malvagio cigno nero. A proposito de Il cigno nero, è fin troppo facile immaginare questa donna pugnalare qualcuno con un frammento di vetro, come fa il personaggio di Natalie Portman nel film omonimo. Ci siamo. È deciso. D'ora in poi, questa ballerina si chiamerà Cigno Nero nella mia mente. Mentre il balletto prosegue, rabbrividisco ogni volta che il russo tocca Cigno Nero, il che accade spesso, soprattutto durante il pas de deux. In effetti, reagisco talmente male che, quando la principessa Odette fa la sua triste fine, trovo difficile compatirla. Sono solo felice che lo spettacolo sia terminato. Guardarlo dal vivo è stato decisamente un errore. Facendomi largo tra la folla in uscita, mi dirigo verso il bagno, dove chiudo a chiave la porta del gabinetto e salgo sopra il water per nascondere i piedi, come da istruzioni di Blue per l'Operazione Bella Sniffata. Le sue istruzioni sono anche il motivo per cui sono vestita interamente di nero: pantaloni eleganti adatti al luogo, una camicia abbottonata che mi sta leggermente troppo stretta (l'ho comprata qualche chilo fa, lo confesso!) e un paio di ballerine che hanno visto giorni migliori, ma che sono le scarpe più eleganti con cui riesco a correre. Tiro fuori un auricolare, me lo infilo nell'orecchio e chiamo Blue. “Ehi, sorella” mi saluta. “La folla si sta disperdendo mentre parliamo. Resta in attesa.” Mentre aspetto, Blue mi aggiorna su tutti i succosi pettegolezzi di famiglia, inducendomi a domandarmi come abbia ottenuto tutte queste informazioni. Senza dubbio, usando gli stessi metodi efferati del Grande Fratello nel mondo distopico di 1984. “L'Elvis lettone ha appena lasciato l'edificio” mi comunica finalmente Blue. “E io ho spento le telecamere sul tuo cammino, perciò puoi dare inizio all'operazione.” “Grazie.” Mi accingo a saltare giù da sopra il water, ma scivolo col piede e sbatto la testa contro la porta del gabinetto. Ahia! Vedo le stelle (sotto forma di deodoranti per WC). Peggio ancora, sento uno splash. No! Per favore, no. Purtroppo, invece, sì. Il mio cellulare sta nuotando nella tazza. Bleah! “Ehi” dice Blue nell'auricolare attraverso il crepitio delle interferenze. “È tutto a post…?” Il resto è un sibilo incomprensibile. Il mio povero cellulare è morto. Valuto se ripescarlo, per quanto disgustoso sarebbe. Ho sentito dire che questi dispositivi si possono infilare nel riso per farli asciugare e che potrebbero tornare in vita. Alla fine, decido di non farlo. Il telefono è talmente vecchio che sarebbe esagerato definirlo uno “smartphone”. È meglio lasciarlo annegare nel water con una certa dignità, anche se dovrò saltare un centinaio di soste da Cinnabon per permettermi di acquistarne uno nuovo. La domanda ora è: dovrei annullare l'operazione? Non ho più Blue all'orecchio, ma ho speso una fortuna per questo biglietto e non so quando potrò permettermene un altro. Inoltre, mi sono presa la briga di imparare a forzare una serratura e, comunque, Blue ha già fatto la sua parte. D'accordo, ci proverò. Traggo un respiro calmante e sgattaiolo fuori dal gabinetto. Non c'è nessuno. Bene. Mentre mi avvicino alla mia destinazione, sono felice di aver memorizzato la planimetria di questo posto invece di affidarmi alla mappa sul cellulare. La prima serratura sulla mia strada è facile da forzare e la seconda porta non è nemmeno chiusa a chiave. Quando arrivo all'ultimo corridoio, mi rendo conto che sto correndo e, quando mi fermo davanti alla soglia di quello che dovrebbe essere il camerino del russo, ho il fiatone. Sì. La targhetta sulla porta recita “Artjoms Skulme.” Sono nel posto giusto. Estraggo i grimaldelli e la serratura cede senza troppi problemi dinnanzi alle mie nuove abilità. Con il cuore che batte forte, entro. Riflessa nel grande specchio di fronte a me, ho un'aria spaventata, come quella che avrebbe Blue in un nido di uccelli. Persino i miei capelli, lunghi fino alle spalle, appaiono sfibrati e pallidi; con questa luce, il biondo fragola delle mie ciocche sembra un biondo cenere piuttosto che tendente al rosso. Mordicchiandomi il labbro, mi guardo intorno alla ricerca dei collant. Sono arrivata fin qui e non me ne andrò senza aver portato a termine l'operazione. Mmm. Non vedo collant da nessuna parte. La mia solita fortuna! È un maniaco dell'ordine. Un momento… Scorgo qualcosa. Non si tratta di collant, ma forse questo è ancora meglio. Anche se è un po' più inquietante, a pensarci bene. Mi precipito verso la sedia sopra la quale ho individuato l'oggetto: un capo d'abbigliamento noto in questo settore come “sospensorio”. Pensato per i ballerini con genitali esterni che potrebbero ciondolare durante i salti vigorosi, questo indumento intimo assomiglia sospettosamente a un perizoma. Mi faccio aria con le mani. Il semplice immaginare il russo con indosso questo filo interdentale tra le chiappe, senza collant, mi fa venire voglia di riattivare le mutandine vibranti. Ma no. Non c'è tempo per l'autoerotismo in questo momento. Raccolgo il perizoma (cioè, volevo dire il sospensorio). È piacevole e morbido al tatto. Scruto l'indumento come se stessi cercando di incantare un serpente al suo interno. Un serpente di nome Mr. Big. Sto per farlo davvero? E, se lo faccio, significa che sono come quelli che acquistano online biancheria intima usata? No. Non ho il feticismo dell'annusare mutande, anzi, più che altro il contrario. Sì. Se qualcuno dovesse domandare, questa è la mia versione. Con movimenti decisi, mi strappo via i filtri nasali dalle narici e mi avvicino il sospensorio al naso. Ci siamo. Faccio una Bella Sniffata.
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