Capitolo 3

2591 Worte
3 Caleb, abbiamo trovato il congegno. Abbiamo letto il messaggio e ci sentiamo sopraffatti dal sollievo. «Noi?» commenta una voce sarcastica nella mia testa. «Sono io, ragazzino, Caleb. Questo è un mio ricordo.» «'Noi' è come lo sto sperimentando, Caleb,» sbotto di rimando, sperando che possa sentirmi. «Pensi che io voglia essere qui?» «Allora levati dal cazzo.» «Lo farei se potessi.» «Provaci,» pensa Caleb rivolto a me, ma è troppo tardi. Sono immerso di nuovo nei suoi ricordi, che continuano a svolgersi come durante una sessione di Lettura. Il messaggio non cambia la nostra missione, ci rendiamo conto. Ci stiamo avvicinando alla macchina, cercando di andare il più vicino possibile prima di Sdoppiarci. Si tratta di un equilibrio molto delicato, l'attacco contro qualcuno che può entrare anche lui nella Dimensione della Mente. È un'arte difficile che stiamo ancora sviluppando. Tipicamente, è difficile cogliere di sorpresa chi si può Sdoppiare. Quelli di noi con l'abilità di entrare nella Dimensione della Mente imparano fin dall'infanzia a controllare subito l'ambiente circostante non appena si Sdoppiano. O almeno lo fanno quelli tra noi che sono paranoici. La soluzione è molto ardita e pochi avrebbero le palle per provarci. La risposta è attaccare qualcuno dentro alla Dimensione della Mente. Io, Darren, mi dissocio per un attimo e penso rivolto a Caleb: «Perché attaccare qualcuno nella Quiete? Nulla di ciò che fai lì ha degli effetti nel mondo reale.» «Cosa ti ho detto riguardo all'uscire dalla mia testa?» Sembra arrabbiato, se è possibile suonare in quel modo quando si pensa. «Almeno smettila di commentare, cazzo. Per tua informazione, quando uno di noi muore nella Dimensione della Mente, ha un effetto, un effetto decisamente duraturo credimi.» «Ma comunque, perché non attaccare nel mondo reale?» gli chiedo. «Ascolta, ragazzino, non sono qui per insegnarti qualcosa. Siamo qui per me, ricordi? Ma se ti fa tacere, lascia che ti spieghi. Uno dei vantaggi di attaccare qualcuno nella Dimensione della Mente è che non c'è possibilità che quella persona mi veda finché non la tiro dentro io. È la versione maestra dello stealth e il motivo per lo sviluppo di questa tecnica. Un altro enorme vantaggio è che, nella Dimensione della Mente, un Manipolatore non può usare degli spettatori casuali per aiutarsi, qualcosa che quello stronzo avrebbe di sicuro provato a fare. Ma prima di andare ad attaccare le persone nella Dimensione della Mente, considera che questa tecnica ha anche degli svantaggi. In un combattimento regolare, posso usare la Dimensione della Mente a mio beneficio, è un grandissimo bonus: posso Sdoppiarmi e vedere dove il mio avversario congelato sta per colpirmi. Se il mio avversario non è un Lettore o un Manipolatore, lo posso anche Leggere, il che mi dà delle informazioni utili sulle sue azioni in un immediato futuro. Sfortunatamente, in questo caso il mio avversario è un Manipolatore. Tutto ciò su cui posso contare è l'abilità in combattimento. A me va più che bene, visto che mi fido delle mie capacità in quell'ambito, ma comunque cerco sempre di ideare una strategia partendo dall'ipotesi che il mio nemico sia bravo quanto o più di me, per quanto questo sia improbabile nella realtà.» «Wow, amico, questo è molto più di quanto volessi sentire sull'argomento, ed è anche estremamente arrogante, aggiungerei,» penso rivolto a lui. «L'hai chiesto tu, stronzo.» Senza più commenti provenienti da Caleb, vengo risucchiato dai suoi ricordi. Un antifurto scatta in lontananza. Decidiamo che il luogo in cui siamo dovrebbe andare bene per i nostri scopi: abbastanza lontano perché il Manipolatore non si accorga che stiamo arrivando, ma non tanto da non essere in grado di combattere quando arriverà il momento. Ci Sdoppiamo, e l'antifurto, assieme a tutti gli altri rumori, sparisce Ora che siamo in modalità di battaglia, il nostro bisogno di uccidere l'uomo in macchina, il Manipolatore, è soverchiante. Prende possesso di ogni parte di noi. Ci capita raramente una possibilità come questa, un'uccisione completamente giustificata, per il bene. Non dovremo affatto fronteggiare la nostra coscienza per questo, non ci sarà alcuna perdita di sonno e nemmeno un grammo di rimorso, questa volta. Se qualcuno merita di morire, è il nostro attuale bersaglio. Questo Manipolatore ha cercato di danneggiare la comunità protetta dei Lettori per settimane, ormai. È responsabile per la bomba che i nostri uomini stanno disinnescando proprio in questo momento. Così tanti Lettori avrebbero potuto morire, durante la nostra guardia. Una simile possibilità è così impensabile che ancora non l'abbiamo accettata del tutto. É stata evitata solo per puro caso, per un ritrovo fortunato. Abbiamo visto i segni rivelatori nella mente di quell'elettricista. Non vogliamo soffermarci a pensare su cosa sarebbe successo se questo non fosse stato scoperto. L'unica consolazione è che saremmo morti assieme alle vittime, considerando dove sarebbe avvenuta l'esplosione. Non avremmo dovuto vivere con la vergogna di essere Capo della Sicurezza e aver permesso che succedesse una tragedia simile. Naturalmente, quel merdoso codardo di un Manipolatore non ha fatto alcun lavoro di persona. No. Ha costretto mentalmente il personale della comunità, invece. La rabbia cresce dentro di noi quando ci concentriamo sul come queste persone normali e per bene abbiano avuto la mente stuprata in quel modo, semplicemente perché sono degli impresari, idraulici e giardinieri che lavorano nella comunità dei Lettori. Proviamo una rabbia bruciante per una simile ingiustizia, per come sarebbero stati fatti saltare in aria anche loro assieme ai Lettori, come danno collaterale agli occhi dei Manipolatori. Noi non saremmo mai ricorsi a un simile piano. L'idea di danno collaterale è tra le cose che alla fine ci hanno fatto lasciare le Forze Speciali. La nostra rabbia cresce ancora quando ricordiamo cosa Julia ci ha detto di aver capito mentre Leggeva Stacy, la barista, ciò che questa feccia le ha fatto. Lo stupro metaforico della mente di Stacy, spingerla a cercare di fare del male alle persone per cui lavorava, non è stato abbastanza, per lui. Il bastardo ha portato le cose oltre e lo ha reso letterale. Ha deciso di unire il suo atto scellerato con un'abominevole perversione di piacere, facendole fare cose tanto perverse... Facciamo un respiro profondo, cercando di calmare la rabbia che sta cominciando a straripare. La rabbia non aiuta in combattimento, almeno non lo stile in cui ci siamo addestrati. Dobbiamo valutare la situazione, analizzarla e poi agire. Sappiamo che storicamente i berserker sono sempre morti, anche se gloriosamente, sul campo di battaglia, e questo non è il nostro stile. In effetti ci siamo allenati in qualcosa che può essere considerato l'opposto della furia cieca. Chiamiamo il nostro stile Combattimento Pensato. Richiede un certo grado di tranquillità, così respiriamo a fondo di nuovo. Vogliamo che oggi muoia una sola persona, e questa persona è in macchina. Abbiamo bisogno di sopravvivere, così potremo cacciare e uccidere chiunque altro sia parte di questo crimine e di questa cospirazione. Guardiamo l'uomo attraverso il parabrezza della sua auto. Siamo cauti, riconosciamo le persone come noi, quelli che un tempo erano parte dell'esercito, e il linguaggio del corpo di questo tizio urla Forze Speciali. Il modo in cui ha parcheggiato lontano da ogni posto propizio per essere attaccato da un cecchino, l'allerta con cui è seduto, sono tutti punti che evidenziano un addestramento d'élite. Ma questo tizio non proviene dalla Divisione di Attività Speciali, come da nostro background, ne siamo piuttosto sicuri. Potrebbe essersi addestrato con la Squadra Tattica di Ricattura, anche se questo stronzo probabilmente ha Manipolato per entrare lì dentro, o almeno per quel che riguarda i test sul profilo psicologico. Respirando a fondo, spariamo al parabrezza e tiriamo un pugno in faccia al Manipolatore congelato, sapendo che il contatto fisico lo porterà nella nostra Dimensione della Mente. Ucciderlo qui è il nostro scopo. Farlo lentamente, se possibile, sarebbe ancora meglio. Ci prepariamo a sparare non appena si materializza, ma non lo fa. La cosa ci coglie di sorpresa per un secondo. Si sarebbe dovuto materializzare sul sedile posteriore, pensiamo per un momento, prima che un dolore tagliente alla spalla destra catturi tutta la nostra attenzione. Stranamente il Manipolatore sembra essersi materializzato fuori dalla macchina. Non ci ricordiamo nessuno che sia mai diventato corporeo nella Dimensione della Mente in quel modo, ma non c'è tempo per chiederci come mai sia successo o dove lui abbia preso il coltello che adesso è conficcato nella nostra spalla. Con questa ferita, il nostro intero mondo si focalizza su un'unica cosa: sopravvivere. Il bruciore alla spalla è insopportabile e solo tenere la pistola con la mano destra è una tortura. Facendo del nostro meglio per ignorare il dolore, ci giriamo su noi stessi e cerchiamo di sparare al nostro assalitore. Lui anticipa la nostra mossa, però, e con una torsione riesce a non farsi prendere di mira. Se non fosse per la nostra ferita, non sarebbe mai riuscito a cavarsela, ma per come stanno le cose il momento successivo la nostra arma tintinna quando cade a terra. L'altra sua mano si infila nella tasca della giacca. È il momento per una manovra disperata. Gli tiriamo una testata, una mossa tanto pericolosa che normalmente sconsigliamo alla gente di usarla. L'impatto ci fa comparire delle stelle davanti agli occhi e un senso di disorientamento, ma sembra che sia valsa la pena correre quel rischio. Il Manipolatore si afferra il naso appena fratturato. È il nostro momento. Usando la mano sinistra illesa, lo colpiamo al naso che si sta proteggendo con entrambe le mani con un pugno e muoviamo il braccio ferito per frugare nella tasca della sua giacca. Prendiamo la sua pistola, solleviamo la mano destra e la lasciamo ricadere. Usare in questo modo la mano ferita, con la pistola come una mazza improvvisata, ci fa meno male di quanto ci avrebbe fatto un pugno. La pesante impugnatura della pistola ricade sullo stesso punto debole sul naso del Manipolatore, che non sposta le mani. Il danno al naso dev'essere grave. Cerca di esibirsi in un calcio basso, sperando di colpirci alle gambe, ma noi ci togliamo dal raggio d'azione dell'attacco, passiamo la pistola nella mano sinistra e togliamo la sicura. Come prima cosa gli spariamo alla parte superiore del braccio sinistro, e il Manipolatore emette un suono gorgogliante. Poi gli spariamo al braccio destro, e questa volta urla. Assaporiamo il fatto che il suo dolore debba essere tormentoso. A quello facciamo seguire uno sparo a entrambe le gambe, e lui cade a terra, cercando di assumere in qualche modo una parvenza di posizione difensiva. Adesso che la parte del Combattimento Pensato è finita, possiamo lasciare campo libero alla rabbia. Non le permettiamo comunque di farci finire tutto troppo rapidamente. Tiriamo un calcio e poi facciamo un respiro, poi lo calciamo ancora e ancora. Ci stiamo muovendo come in una nebbia, con il tempo che sembra rallentare. Quando le nostre gambe cominciano a dolerci e siamo soddisfatti dell'ammontare di suoni di ossa spezzate, ci stanchiamo del nostro gioco. Dopotutto, a meno che il Manipolatore non muoia a causa di queste ferite, sarà come nuovo quando esce da qui, ma questo non succederà. Puntiamo la pistola alla sua testa. È il momento di raggiungere il nostro scopo. Il momento di cominciare a uccidere il Manipolatore... Io, Darren, devo ricordarmi che tutta questa esperienza è stata solo un orribile ricordo di Caleb. Mi sento male, ma allo stesso tempo mi sento sorprendentemente a mio agio con quel ricordo. È un connubio davvero contraddittorio. «Complimenti, genio,» interviene la voce di Caleb. «Siamo parte della stessa mente, per ora, e la mia metà è del tutto tranquilla riguardo a quel ricordo. Quello che la tua metà, la metà debole, prova, è irrilevante. Non ti piace? Allora esci, cazzo.» Ci provo, ma non riesco a controllarlo. Senza che io lo voglia, un altro ricordo di Caleb mi sovrasta. Sentiamo un forte rumore e ci svegliamo. La sveglia accanto al letto mostra le tre di mattina, il che significa che è passata solo un'ora da quando siamo andati a dormire. È l'unica ora di sonno dopo centinaia di chilometri percorsi nell'arco di soli quattro giorni. Veniamo trascinati da qualche parte. La stanchezza attenua un minimo il panico, ma sappiamo che ci aspetta qualcosa di brutto. Ed è allora che arriva il primo pugno. Poi il secondo. Qualcuno ci spinge e scivoliamo su del sangue altrui, cadendo a terra. Dopo tutto quello, hanno deciso di pestarci a sangue? Cerchiamo di ignorare il dolore, facendo uno sforzo notevole per non Sdoppiarci nella Dimensione della Mente. Una simile tregua sarebbe come barare e vogliamo sentire di esserci guadagnati il nostro posto qui. «Non vuoi smettere?» continua a chiedere una voce, e sentiamo qualcuno che risponde di sì. Il pestaggio nei suoi confronti smette, ma naturalmente è fuori dal programma. Per noi non c'è una simile scelta. Siamo pronti a dare qualunque cosa, a perdere qualunque cosa, a sopportare qualunque cosa per rimanere nel programma. Noi non ci arrendiamo mai, per nessun motivo. Invece, cominciamo lentamente ad alzarci. Un calcio ci colpisce ai reni, un altro nella parte bassa della schiena, ma invece che tenerci giù ottengono l'effetto opposto: ci fanno mettere in moto all'improvviso. Sembra come se il mondo ci stesse schiacciando. Combattiamo per ogni centimetro, per ogni millisecondo di progresso che otteniamo, e ci ritroviamo di nuovo in piedi. I colpi che ci raggiungono da tutte le direzioni si bloccano tutto d'un tratto. Un uomo imponente si fa avanti. «Questo qui non sta solo sopravvivendo, il bastardo vuole combattere. Guardate la sua postura,» dice, con una voce che è un misto di sorpresa e approvazione Non abbiamo la forza di rispondere. Invece, cerchiamo di colpirlo con il braccio destro, bloccando subito la sua contromossa. Le sopracciglia dell'uomo si sollevano, visto che a quanto pare non si aspettava una tale resistenza. Una volta che siamo in modalità di combattimento, la memoria muscolare ha il sopravvento e cominciamo la danza mortale del nostro personale stile di lotta. Anche attraverso la stanchezza, proviamo un barlume di orgoglio quando un rapido calcio basso penetra le difese dell'uomo. Il suo ginocchio sinistro cede nell'impatto e lui barcolla, anche se solo per un istante. Diventiamo un turbinio sfocato di pugni, testate, ginocchia e gomiti. L'uomo sta già sanguinando quando qualcuno urla: «Fermati!» Non ci fermiamo. Altre persone si uniscono al combattimento. Lo stile che abbiamo sviluppato di solito può occuparsi di più avversari contemporaneamente, ma non di persone di questo calibro e non quando siamo mezzi morti da quanto siamo sfiancati. Contempliamo l'idea di Sdoppiarci per superare quello svantaggio, ma decidiamo diversamente. Quasi per caso riusciamo a bloccare la raffica letale dei loro attacchi, ma alla fine un nostro avversario riesce a raggiungerci al lato sinistro della testa con un calcio in rotazione eseguito perfettamente, e il mondo diventa nero. Io, Darren, riprendo il controllo. «Che cazzo era quello?» cerco di urlare. Naturalmente, non avendo un corpo, l'urlo risuona solo nell'etere delle nostre menti collegate. «Solo un po' di addestramento,» è la risposta pensata di Caleb. «Devi davvero concentrarti. Sei sulla strada giusta nel cercare la violenza, ma sei ancora nella mente della persona sbagliata, ovvero nella mia. Torna a Haim, ricordati di cosa siamo venuti a fare qui.» Cerco di ricordare. Sembra che siano passati anni da quando siamo venuti a Brooklyn Heights per Leggere questo tizio israeliano. E mentre mi torna in mente questo fatto, mi rendo conto di essere ancora con Haim e Caleb, ancora impegnato a conversare con Orit, la sorella di Haim/di Caleb/mia. Lo shock di essere diventato una mente doppia, no, tripla, c'è ancora, ma almeno adesso riesco di nuovo a pensare per conto mio. «Muoviti,» cerca di mettermi fretta Caleb. «Stiamo per cadere di nuovo nei nostri reciproci ricordi.» Non voglio una cosa simile, così faccio uno sforzo erculeo per tornare davvero nella mente di Haim. Cerco di seguire il trucchetto di sentirmi leggero. Mi immagino come vapore nella nebbia, come la parte superiore di un dente di leone che fluttua nella brezza mattutina, e sembra funzionare. Mentre provo la sensazione ormai familiare di entrare a fondo nella mente di qualcun altro, cerco di mirare a ricordi specifici e richiamo solo una piccola parte di ciò che ho visto nella mente di Caleb. Sembra funzionare...
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