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Il mondo torna in vita e il dolore scompare all'istante. L'improvvisa assenza d'agonia, per un attimo, sembra vero e proprio piacere. Mi coglie mentre cominciamo la nostra folle guida all'interno di Brooklyn.
Immerso in quel bizzarro benessere da mancanza di agonia, sono grato per questa particolare proprietà dell'uscita dalla Quiete: il fatto che lasciare la Quiete tolga ogni danno fisico ricevuto all'interno di essa. Tuttavia, ora so che c'è qualcosa di irreparabile che può succedere durante la Quiete.
Morire.
Anche se non sono sicuro di come funzioni, so che Caleb stava cercando di uccidere il Manipolatore nella Quiete. I suoi pensieri erano chiari al riguardo, il Manipolatore sarebbe stato cancellato dall'esistenza. Caleb ne era convinto al cento percento.
Immagino che a un certo livello sapessi che la morte nella Quiete era una possibilità, il che è il motivo per cui non ho mai cercato di suicidarmi. Un po' di tagli sì, ma ho sempre evitato qualsiasi cosa di potenzialmente fatale. Ho sempre avuto la sensazione, un'intuizione, che se fossi morto nella Quiete sarei potuto finire morto anche nella realtà.
«Mi stai facendo il trattamento del silenzio per il resto della strada?» chiede Caleb, interrompendo le mie riflessioni morbose.
Mi rendo conto che abbiamo trascorso un bel po' del viaggio in silenzio e quindi probabilmente ha pensato che fossi incazzato per quel suo colpo sotto la cintura. E lo sono, ma è una piccola parte delle mie preoccupazioni al momento.
«Stavo solo pensando a ciò che è successo. Al perché abbiamo visto quei ricordi specifici,» gli dico, mentendo solo per metà.
«Qualcuno una volta mi ha detto che tendi a trovare i ricordi su cui la tua mente consapevole, o il tuo subconscio, si sta focalizzando,» mi spiega. Scrolla le spalle, come se non fosse sicuro se la cosa avesse senso o meno. «Mi sembra una spiegazione abbastanza buona.»
Ha senso. Caleb mi ha chiesto di cercare i ricordi di lotte violente e ho visto il suo addestramento. Mi ero chiesto cosa i Lettori facessero ai Manipolatori e ho ottenuto quel ricordo Ora ho solo bisogno di assicurarmi che i miei legami con i Manipolatori restino nascosti. Caleb chiaramente non ha avuto accesso a quel ricordo e io voglio mantenere le cose così. Sono più che certo di volere che i Lettori non sappiano nulla del mio segreto.
«Allora è per questo che ho visto quella violenza nella tua testa,» dico. È un commento calcolato, sto cercando di coprirmi, visto che mi sono appena reso conto che avrei potuto tradirmi ottenendo quel ricordo collegato a un Manipolatore. Se posso convincerlo che la presenza del Manipolatore in quel ricordo fosse solo una coincidenza e che la violenza fosse il vero motivo per cui è saltata fuori quella scena, magari non arriverà ad altre conclusioni, o almeno lo spero.
Caleb sospira al mio commento. «Non è l'unico motivo. Quando entri nella mia testa, la violenza è tutto ciò che puoi trovare, non importa quali altri interessi tu abbia. Non c'è molto altro qui dentro, non troverai due madri amorevoli, o cuccioli e arcobaleni.»
Anche se sta cercando di suonare sarcastico, non posso fare a meno di provare una punta di compassione. Sembra quasi malinconico. È possibile che questo killer a sangue freddo desideri avere dei ricordi felici?
«Darren,» mi dice, mentre rifletto su questo fatto. Adesso il suo tono è diverso, difficile da interpretare, e non sono sicuro che mi piaccia. «C'è qualcos'altro di cui dobbiamo parlare.»
Il mio stomaco si contrae. Che malgrado tutto sia venuto a conoscenza delle mie capacità di Manipolazione?
«Se Jacob ti chiede di Julia, e non penso succederà, gli rispondi che non ne sai nulla,» continua, e io butto fuori l'aria con sollievo. Ora capisco quel tono. È preoccupazione, che sembra innaturale per Caleb, e con questa siamo a due emozioni inaspettate di fila. Forse essere l'uno nella testa dell'altro gli ha fatto qualcosa?
«Certo,» concordo, cercando di farlo suonare come se non fosse nulla di che. «Nessun problema, ma perché?»
«Siccome è in convalescenza, non vedo il motivo per far preoccupare i suoi genitori. In più, lei stessa non vorrebbe che suo padre scoprisse che ha aiutato Mira e le hanno sparato,» risponde bruscamente.
Ora capisco. Non è solo Julia che non vuole. Caleb ha permesso alla figlia del suo capo di essere ferita, quindi ho la sensazione che ci sarebbe il suo culo sulla graticola se Jacob scoprisse la verità.
«Il tuo segreto è al sicuro con me,» gli dico, forse esagerando un po'.
Non mi risponde e scende il silenzio mentre continuiamo il viaggio.
Mentre ci lasciamo indietro tutte le altre macchine nella folle corsa verso la comunità di Lettori, penso ancora a ciò che è successo. In teoria dovrei avere delle abilità combattive impressionanti per la prima volta nella mia vita. E non intendo semplicemente essere in grado di fare il culo a qualcuno in una rissa da bar, perché ciò che Haim ha fatto va molto al di là di pestare qualche stupido attaccabrighe. È un pensiero eccitante. Se per una qualche sfortuna finissi in mezzo a uno scontro, sarei in grado di tenere testa ai miei avversari. In teoria, almeno.
Riconoscendo il panorama, mi rendo conto che stiamo oltrepassando il canale, quel piccolo letto d'acqua su ciò che Eugene ha chiamato Sheepshead. Siamo nella Emmons Avenue, la strada dove quei criminali stavano sparando a Eugene e a me solo il giorno precedente. Ora che siamo quasi arrivati alla comunità, mi chiedo di nuovo cosa voglia Jacob.
Quando lasciamo la macchina nel parcheggio, siamo raggiunti da un tizio che ricordo di aver visto l'altro giorno. Quello a cui Eugene sembra non piacere. Il gemello maleducato di Caleb, ed essere più maleducato di lui è una vera sfida. Non mi piace per niente l'occhiata che mi lancia, simile a quella che un lupo riserverebbe a un agnello sperduto.
«Sam, porta Darren da Jacob e poi riportalo qui quando hanno finito,» gli dice Caleb.
Sam si gira verso l'edificio lussuoso senza dire una parola, camminando a passo svelto nella sua direzione, mentre io lo seguo, in un silenzio che ci avvolge per tutto il tragitto.
Chi avrebbe mai detto che Caleb si sarebbe rivelato quello amichevole?
«Sam, ora puoi andare,» dice Jacob per congedarlo dopo che lui mi ha portato nel suo ufficio elegante.
«Darren, è un piacere conoscerti di persona,» mi dice poi, non appena Sam è uscito. Mi stringe la mano fermamente, rivolgendomi un sorriso rassicurante.
«Piacere mio, Jacob.» Cerco di ricambiare il suo atteggiamento amichevole e spero che non si accorga di quanto sono nervoso.
Sembra diverso in un incontro faccia a faccia rispetto a com'era ieri su Skype. Immagino che Eugene gli tiri fuori il lato peggiore, perché oggi Jacob sembra un tipo a posto.
«Volevo presentarmi in modo adeguato.» Si siede, facendomi cenno di fare lo stesso con la sedia dall'altra parte della scrivania. «Non troviamo spesso nuovi Lettori.»
«Capisco. Sembra che ci sia una qualche urgenza per questa visita specifica.» Cerco di non suonare ostile mentre mi accomodo. Mi chiedo anche se dovrei effettuare la transizione nella Quiete e dare un'occhiata nell'ufficio ma, considerando che conosce la Quiete anche lui, è possibile che abbia lasciato in giro qualcosa che mi darebbe informazioni? Non credo, quindi decido di non farlo.
«Nessuna vera urgenza, ti assicuro. Più che altro un voler soddisfare la mia curiosità e una risposta adeguata a un caso davvero raro. La tua situazione è molto particolare, hai detto che non sapevi di essere un Lettore fino a ieri.»
«L'ho detto perché è vero,» rispondo, un po' troppo sulla difensiva. Cambiando il mio tono, continuo: «Vedi, sono stato adottato.»
«Devi perdonarmi se sono sembrato incredulo, di certo non intendevo insinuare che avessi mentito. È solo una situazione così rara, soprattutto il fatto che hai scoperto di poterti Sdoppiare per conto tuo. Ho capito bene?»
«Sì, la prima volta che mi è successo ero un bambino,» gli rispondo. Gli racconto dell'incidente in bici, di quando avevo pensato di essere in procinto di morire e tutto il mondo si era congelato attorno a me.
Mi chiede di più sulla mia infanzia e gli racconto qualcosa. È la tecnica di interrogatorio più amichevole con cui ho avuto a che fare. Quest'uomo sembra davvero curioso nei miei confronti e io ho una debolezza: come la maggior parte della gente, mi piace parlare di me, e non appena me ne rendo conto cerco di procedere con più cautela. Non voglio spifferare nulla che possa rivelare la mia esperienza come Manipolatore.
«La cosa principale di cui ti volevo parlare oggi è la discrezione,» mi dice Jacob, dopo che ho accettato la sua offerta di un caffè e che me ne ha preparato personalmente una tazza.
«Discrezione?» chiedo, soffiando sul mio caffè.
«Noi Lettori abbiamo tenuto segreta la nostra esistenza alle altre persone fin dall'antichità,» mi dice, con la voce che diventa monotona e con un tono di predica. Ho la sensazione che abbia già pronunciato questo stesso discorso in molte occasioni, prima d'ora. «Abbiamo sempre creduto fermamente che, se la gente ci scoprisse, ci farebbe qualcosa di terribile.»
Mi ricordo che sia Mira, sia Eugene hanno accennato al fatto che la comunità di Lettori avesse un atteggiamento di segretezza riguardo ai loro poteri. Ricordando come Jacob ha reagito a Eugene su Skype, decido di non optare per il 'l'ho già sentito da Eugene.' Opto allora per un: «Mi pare piuttosto pessimista.»
«Sì,» concorda Jacob. «Ma possiamo Leggere le menti delle persone, come ora sai anche tu, e questa abilità ci permette di valutare correttamente la natura umana. Credimi quando dico che non ci tratterebbero in modo gentile. Vorrei che non fosse così, ma è la verità.»
«Quindi cosa pensi che succederebbe se la nostra esistenza diventasse di dominio pubblico?» chiedo, posando entrambe le mani, che all'improvviso sono diventate fredde, attorno alla tazza calda.
«Potremmo diventare in segreto degli schiavi di qualche organizzazione governativa, e quello sarebbe lo scenario migliore.» La sua mascella si contrae. «La possibilità più probabile sarebbe un completo genocidio.»
Genocidio? Wow, di certo non si tira indietro con le ipotesi. «Davvero le prospettive devono essere così tragiche?» indago, forzandomi a sorseggiare il caffè. Non posso resistere alla mia tendenza a fare l'avvocato del diavolo. Non avevo pensato molto a questo argomento dopo che i miei amici lo avevano menzionato, ma ciò che Jacob dice in realtà mi suona plausibile, il che è il motivo per cui la parte dito-in-culo della mia persona lo vuole mettere in discussione. La mia abitudine di mettere in discussione virtualmente qualunque cosa ha fatto impazzire le mie mamme e mio zio quando stavo crescendo. «E riguardo al progresso?» chiedo. «Di certo nell'era moderna la gente non farebbe qualcosa di simile. Non è che siamo così tanto diversi dal resto delle persone.»
«Siamo una specie diversa.» Il suo tono diventa tagliente.
«Beh, in termini tecnici non lo siamo.» Anche se così rischio di rovinare il tono positivo della discussione, non posso farne a meno. «Quelli che chiami mezzosangue ne sono la prova.»
E con quel commento la conversazione assume una piega spiacevole. La faccia di Jacob diventa rossa. «Non sei qui per fare una questione di semantica.» Abbatte la mano aperta sulla scrivania. «Il cosiddetto progresso renderà semplicemente il nostro annientamento più rapido di quanto avremmo mai creduto possibile.»
Lo guardo in un silenzio scioccato, dovuto alla sua esplosione. «Non intendevo farti arrabbiare,» dico in tono calmo dopo un attimo.
Jacob fa un respiro profondo e poi esala l'aria con un sospiro. «Mi dispiace. Questo è un argomento delicato per me.»
«Lo capisco,» dico con cautela, e mi chiedo se sia diventato così spinoso per lui perché Eugene, un mezzosangue, usciva con sua figlia. «Devi capire che ho una grande affinità con le persone normali,» uso le dita per fare il gesto delle virgolette per la parola normale, «visto che, fino a poco fa, pensavo di essere uno di loro. Non sapevo che i Lettori esistessero.»
«Giusto, e questo probabilmente è un buon motivo per fidarti di me. La mia gente ha avuto secoli per sviluppare la migliore strategia per affrontare la nostra situazione, ed è non far sapere a nessuno della nostra esistenza. Per questo ho pensato che fosse importante parlarti. Sei nuovo a tutto ciò e, essendo giovane, sei di natura più idealista e ingenua di altri. Da bambino non hai avuto un'educazione da Lettore, non hai imparato le storie orripilanti del nostro passato più turbolento. Credimi, il pericolo in cui si trova la nostra gente è reale.»
Ora mi rendo conto che potrei avere interpretato la parte dell'avvocato del diavolo mettendomi nei guai. E se pensasse che non fossi capace di mantenere il segreto e decidesse di ridurmi al silenzio per il bene della specie?
«Hai fornito delle buone motivazioni, Jacob,» dico con solennità. Faccio finta di pensarci per qualche secondo, sperando di non esagerare troppo. «Dopo averci riflettuto, penso che tu abbia ragione.»
Rabbonito, mi sorride. «Quasi tutti giungono a questa conclusione.»
«Dovrei farti sapere, però,» gli dico cautamente, «che da bambino potrei aver inavvertitamente infranto le regole che ho intenzione di seguire da adesso in poi. Ho cercato di spiegare ad altra gente che ero capace di entrare in quella che chiamate la Dimensione della Mente. Non penso che i miei tentativi abbiano provocato alcun male ai Lettori, però. Hanno semplicemente pensato tutti che fossi matto.» Immagino che avrebbe potuto scoprirlo in ogni caso, se avesse voluto, visto che le menti delle mie mamme e della mia strizzacervelli sarebbero dei libri aperti per qualsiasi Lettore, e fornendo quest'informazione volontariamente potrei essere in grado di bloccare una potenziale attività spionistica. Senza contare che così dimostrerei le mie intenzioni di rispettare le regole.
Come speravo Jacob scrolla le spalle, senza sembrare davvero preoccupato. «Ciò che è fatto è fatto. Come hai detto, non è stato preso in considerazione, ed è la cosa che più importa. Non è un crimine, quando non conosci le regole. Ciò che importa è che tu sia discreto da questo momento in poi. Se puoi attenuare i tuoi involontari errori passati, ancora meglio. A essere davvero proibite sono le dimostrazioni delle abilità dei Lettori con l'intenzione di rivelare la nostra natura.»
«Oh, non ho mai fatto nulla di simile,» dico. «Se stiamo parlando di Leggere, non ho mai avuto la possibilità di mostrare quella particolare abilità. Naturalmente ho abusato della capacità di entrare nella Quiete. In entrambi i casi però, non l'ho mai detto ad altre persone, e non mi sognerei mai di dire come funzionano le cose, quindi non ho alcuna intenzione di 'rivelare la nostra natura'.».
Mi chiedo davvero se i Lettori approvino l'utilizzo dei poteri che ne ho fatto io per il mio guadagno personale. Non lo chiederò a Jacob, però. Se mi dicesse 'smetti di farlo', non avrei più un lavoro. Se è vietato, smetterò di farlo quando me lo chiederà esplicitamente. Meglio chiedere perdono che chiedere il permesso, no?
«Bene, è ciò che pensavo,» dice Jacob, sorridendo di nuovo. «Sembri un giovane intelligente.»
«Grazie, Jacob. Non devi preoccuparti, lavoro in un campo dove la discrezione è importante, e poi sono una persona molto discreta io stesso. E non preoccuparti nemmeno delle persone che ho menzionato prima, quelle che non mi hanno creduto. Confonderò le acque come mi hai chiesto, se sembrasse proprio necessario, ma ne dubito fortemente,» gli dico, e intendo mantenere davvero quasi ogni parola.
«Splendido. Grazie per la comprensione.»
Un peso mi viene tolto dalle spalle. Per un attimo avevo temuto che le mie mamme fossero nei guai. A dire la verità, non hanno creduto nemmeno per un momento alle mie storie, quindi se davvero c'è bisogno di sistemare le cose, il punto da dove cominciare sarebbe dalla mia terapista, a cui ho parlato piuttosto apertamente della Quiete. Non che lei mi abbia mai creduto più di quanto abbiano fatto le mie mamme, visto che pensa che fosse solo una mia illusione, ma probabilmente dovrei mostrarle che sto dubitando di quella faccenda, proprio ora che, ironicamente, so che è vera.
Questo pensiero in realtà risponde a molte domande su cui stavo riflettendo da un po', come se dovessi mantenere l'appuntamento di domani con la mia strizzacervelli. Ultimamente ho pagato per la mia ora solo per non perdere il mio posto settimanale, ma senza presentarmi. Oggi però, sto sentendo davvero il bisogno di andare. Adesso posso anche convenientemente convincermi che tutto ciò che voglio da lei è mentirle, dicendole di non avere più avuto visioni del mondo che si ferma.
Sì, semplicemente andare a 'mitigare' e non a parlare di ciò che mi sta turbando, come le cose inquietanti che ho visto nella mente di Caleb, per esempio, o il mio senso di colpa per aver Manipolato quell'uomo in modo da farsi uccidere. O che sono più adottato di quanto mi fossi reso conto. O perfino che ho incontrato una ragazza, cosa con cui la mia strizzacervelli mi ha assillato in continuazione, come una terza mamma. Tutto quel blaterale sul fatto che i miei sentimenti implichino che io sia sensibile, o roba simile, cosa che decisamente non sono. No, questa visita sarà solo riguardo alla questione della discrezione. Ma, già che sarò lì, potrei pur sempre parlarle di qualcuno degli altri miei problemi, quelli che non sono vietati dalle regole dei Lettori, almeno. Dopotutto è per questo che la pago.
«Ora che abbiamo chiarito la faccenda della discrezione, c'è un'altra piccola cosa che vorrei chiederti,» mi dice Jacob, distogliendomi dalle mie riflessioni sull'imminente ora di terapia. «Il nome Mark Robinson significa qualcosa per te?»
«No,» gli rispondo, confuso. «Dovrebbe?»
«No. Fa niente, non è nulla di importante.» Si alza in piedi. «Sam ti riporterà indietro, ora. Sono felice che siamo sulla stessa lunghezza d'onda riguardo al mantenere segreta l'esistenza dei Lettori.»
Mi stringe la mano e mi accompagna da Sam, che aspettava fuori dalla porta. A quel punto mi riporta da Caleb, nello stesso silenzio dell'andata.