Capitolo 2

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Capitolo Due È un miracolo che io riesca a sopprimere il mio gemito (un miracolo degno di un altro Oscar). Tutte le donne che simulano un orgasmo dovrebbero provare a fare il contrario: fingere di non averlo. È più difficile di quanto immaginassi! La grande domanda è: lui me l’avrà letto in faccia? L’ultimo spasmo disattiva le sfere, così almeno mi viene risparmiata una seconda esibizione. Un forte latrato riecheggia da qualche parte nel parco. Entrambi abbassiamo lo sguardo sui nostri animali, nella remota eventualità (suppongo) che abbiano imparato a proiettare le proprie voci a lunga distanza (impresa di cui nemmeno io, abile ventriloqua, sono capace). Boner ha il naso puntato nella direzione del latrato lontano e scodinzola con eccitata curiosità. “Ma chérie, credo che quel cane abbia abbaiato perché c’è uno scoiattolo, laggiù, in salsa di besciamella. Possiamo, per favore, ti prego, andare lì? Per favore!” A differenza di Boner, l’orsa si rannicchia pietosamente, abbassando le soffici orecchie giganti, con il corpo da centotrenta chili che trema come una foglia marrone pelosa. Accidenti! Adesso mi dispiace per l’orsa, ma mi sento anche vendicata. Chi è il cane più grande, ora? Lo sconosciuto mormora qualcosa di rassicurante nella sua lingua, accarezzando la testa dell’orsa, e la bestia esce dal panico. Con un piccolo scodinzolio, gira il muso verso Boner e gli dà una bella annusata. Dimenticando l’altro cane, Boner guarda l’orsa e la annusa a sua volta. Con uno sbuffo, lo sconosciuto dice di nuovo qualcosa in quella lingua simile al russo e trascina via l’orsa, senza darmi la possibilità di schernire la codardia del suo “cane autentico”. Boner guarda con desiderio il posteriore dell’orsa. “Ma chérie, quello è un gran bel sederone da annusare! Che tragédie!” “Comprendo il tuo dolore” gli sussurro, mentre i miei occhi vagano sul culo stretto e muscoloso, delineato dai jeans, dell’irritante sconosciuto (un culo che sembra super-invitante nei postumi dell’orgasmo). “Non sono sicura di volerlo annusare, di per sé, ma penso che avere quel culo attaccato a quel cervello sia una perdita per l’intero genere femminile.” Riprendiamo la nostra passeggiata e, ogni volta che Boner si ferma ad annusare qualcosa, lancio un’occhiata furtiva all’irritante sconosciuto (assicurandomi di non stringere accidentalmente le palline di Kegel un’altra volta). Lui sta portando l’orsa nel posto preferito di Boner: un parco giochi per cani (sebbene, talvolta, io abbia visto anche dei bambini umani su quelle rampe). Fantastico. Ora, non possiamo più andarci. O, forse… dovremmo? No! Dimentica quel tipo. Purtroppo, mentre continuiamo la nostra passeggiata, scopro che dimenticarlo è difficile, specialmente alla luce del calore che pulsa ancora nel mio ventre. Perché l’universo dev’essere così ingiusto? Mi imbatto raramente in ragazzi da cui sono attratta e, quando finalmente ne trovo uno, si scopre che è uno stronzo. Ripensandoci, date le mie relazioni passate, il semplice fatto di essere attratta da qualcuno potrebbe essere un campanello d’allarme. Secondo la mia amica Xenia, sono una calamita per gli stronzi. Caso emblematico: il mio ex più recente. C’è una ragione, se preferisco i s*x toys agli uomini reali. Un sesto senso mi sveglia dalle mie fantasticherie, giusto in tempo per scorgere Boner che annusa una lumaca per terra. “No!” grido, proprio mentre lui (com’era prevedibile) si ficca la lumaca in bocca. “Sputala!” Mi guarda con un’espressione ingenua. “Perché? È una escargot.” Assumo il ruolo dell’alfa nella nostra relazione. “Sputala. Potresti prendere la filaria francese.” Con aria contrita, Boner sputa la creaturina e la guarda strisciare via, indisturbata dalla bava di cane. “La filaria francese sembra proprio il mio tipo di verme.” Gli lancio un altro croccantino. “Bravo. Scommetto che quell’orsa non è ben addestrata come te. Si prenderebbe un parassita in un attimo, ma tu no.” “Touché.” Riprende la camminata, con le orecchie basse. Poverino! Prima, non poteva annusare un’orsa; ora, non può mangiare una lumaca. Posso capirlo. Anche a me è stata negata una prelibatezza d’uomo! Guidando Boner verso un idrante, lo osservo dimenticare tutte le sue preoccupazioni, mentre alza la zampetta incredibilmente in alto e fa pipì a un’altezza che solo un grosso cane dovrebbe riuscire a raggiungere. Se solo la chiave per la mia felicità fosse così semplice! Tirerei su la gamba in un attimo. Beh, non in questo momento: mi cadrebbero le sfere. Soddisfatto del suo lavoro urinario, Boner riprende il trotto. Mi domando (non per la prima volta) come mai abbia simili ambizioni in fatto di pipì. Si illude forse di essere un cane molto, molto più grande? O forse tutti i cani vogliano mirare alle stelle, e il fatto di essere piccolo e snello aiuta Boner a non ribaltarsi, quando solleva la zampa più in alto della sua testa? Boner si ferma e guarda malinconicamente in direzione del parco giochi. Dato che l’orsa è ancora lì, propongo: “Andiamo a dare da mangiare a John, prima?” Al nome di John, Boner scodinzola con approvazione. John non ha una casa, o ha qualche altro motivo per non lavarsi mai, e questo lo rende un essere umano divertente da annusare, per un cane. A metà strada verso la panchina di John, un gatto nero ci attraversa la strada. Dato che è più grande di Boner, lui fa finta di non vederlo. Io, d’altro canto, mi fermo sui miei passi (e per poco non stringo le sfere troppo forte ancora una volta!). Grazie al cielo, i miei fratelli non sono qui a prendermi in giro. Un gatto nero che attraversa la strada è una grande superstizione russa, che trovo difficile da ignorare. L’ingegnere del MIT che c’è in me non si capacita di come possa funzionare la sfortuna; eppure, continuo a starmene lì, sperando che qualcuno attraversi il percorso del gatto e, quindi, attiri la iella su di sé. Con l’impresa commerciale che sto avviando, non posso rischiare di avere sfortuna. Uno scoiattolo si fionda improvvisamente sul sentiero contaminato. Dato che non è più grande di lui, Boner cerca di inseguirlo, ma lo trattengo appena in tempo. Fiù! Lo scoiattolo, ora, si beccherà la sfortuna al posto mio (o di qualche simpatica vecchietta). Quando riprendiamo la passeggiata, un barboncino reale viene verso di noi. Sogghigno. Con quell’acconciatura leonina, quel cane sembra molto più francese del mio; non che Boner abbia in sé qualcosa di francese, a parte il nome e l’anima. In realtà, potrebbe benissimo comparire in quelle pubblicità di “¡Yo quiero Taco Bell!” e, con le sue origini messicane, non si è ancora capito come mai non abbia un accento ispanico, quando me lo immagino a parlarmi. Boner cerca di essere amichevole con il barboncino. Il cane più grande mostra i denti e ringhia. Boner si ferma sui suoi passi e mi guarda. “Che impoli!” Lancio un’occhiataccia alla proprietaria. Lei si stringe nelle spalle con aria colpevole e si affretta a superarci. Il resto del tragitto è tranquillo e, quando arriviamo alla panchina di John, lui è lì come al solito, a fissare il vuoto in lontananza. Infilandomi il guinzaglio di Boner sottobraccio, tiro fuori dalla borsa il panino che ho preparato per John. “Ciao!” “Fantastico. La comunista è tornata” brontola John, prima di chinarsi a sprimacciare il pelo di Boner. Gli lancio il panino. “Sono nata dopo che l’Unione Sovietica era già crollata e sono arrivata in questo paese quando avevo cinque anni, perciò sono molto più una capitalista americana che non una comunista.” John guarda il panino, aggrottando la fronte. “Comunista una volta, comunista per sempre.” Mi sembra giusto. Da quel poco che so della storia di John, è un veterano del Vietnam e, pertanto, le sue opinioni sui comunisti sono giustificate. Inoltre, è troppo orgoglioso per accettare la carità, quindi agisco con cautela, come al solito. “Questo viene dal ristorante dei miei genitori” dico, indicando il panino. “Mi hanno portato di nuovo troppe cose da mangiare e, nella cultura russa, è considerato di cattivo auspicio buttare via il pane.” Quest’ultima parte è effettivamente vera (ed è il motivo per cui compro solo pane surgelato). Borbottando qualcosa a proposito di stupide superstizioni comuniste, John prende il panino e comincia a divorarlo. Ecco. Con il tempo, ho imparato a far sì che questa transazione fili abbastanza liscia. Quando l’ho conosciuto, John era magro in modo malsano, ma adesso è… Boner si lancia improvvisamente in avanti, e il guinzaglio mi sfugge da sotto l’ascella. Merda! “A più tardi, John” grido da sopra la spalla, mentre mi metto a correre. “Devo riprenderlo!” Non sento la risposta di John, ma vedo dov’è diretto Boner: il parco giochi. “Boner, fermati!” grido. Non mi ascolta. Alla faccia della scuola per cani! Mentre prendo velocità, mi maledico per il mio costante desiderio di fare più cose contemporaneamente. Anche se ho imparato a lasciare il cellulare a casa, per evitare di farmi distrarre dalle email di lavoro, ho dovuto provare le palline di Kegel proprio durante questa passeggiata. Stringendo i muscoli pelvici a più non posso, accelero ancora un po’. Gingillarsi con le sfere non è niente in confronto a cercare di tenerle dentro le parti intime, mentre si corre. Boner sale sulla rampa proprio accanto all’orsa. No. Non può avere intenzione di… Invece, sì. Usando il vantaggio dell’altezza della rampa, il mio chihuahua salta sopra l’orsa e comincia a ingropparla.
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