Il sole sta per tramontare. Comincia a far freddo, e non ho niente da mettermi addosso. Nemmeno per il bambino ho portato niente. Non è stato fermo un solo istante, sarà sudato. È meglio che torniamo a casa. Lo chiamo. – Sì? – È ora di andare! – Oa di andae dove? – La mamma si preoccupa se facciamo tardi. – Peché si peoccupa? – Le ho detto che ti avrei portato a casa alle sei. – Che oe sono? – Quasi le sei. – Guada cosa ho tovato – mi dice, togliendo dalle tasche i suoi tesori: una chiocciola vuota, pietre screziate da inserti luccicanti, una scheggia di vetro smussata, una pigna che odora di resina. – Mettiamo tutto qui, vuoi? – gli dico porgendogli un sacchetto di carta. Lo prende, ci infila i suoi oggetti preziosi, poi prende la mano che gli tendo e insieme

