Due per tre D’estate ero sempre il primo ad alzarmi. Avevo nove anni ed ero l’ultimo di tre fratelli. Mi prendeva una strana voglia d’andare, di trovarmi presto sulla strada, come se avessi un appuntamento con la felicità e temessi di non arrivare in tempo. Dalla camera dei miei veniva il rumore della macchina da cucire a pedale. – Luca, sei tu? – mi chiedeva mia madre. Lo sapeva che ero io. Mi raggiungeva in cucina. – Aspetta, faccio io – diceva. Mi baciava? Mi abbracciava? Non ricordo. Inzuppavo il pane nel latte e aggiungevo lo zucchero. Di nascosto avrei potuto prendere i biscotti. Sapevo dov’erano. Dovevo solo calcolare se l’ammanco si sarebbe notato; ma prima ancora d’aver compiuto il gesto, già il senso di colpa m’invadeva; già mi arrivavano all’orecchio le parole di mi

