CAPITOLO I Mario, cercando una fanciulla in cappellino, incontra un uomo in berretto Passò l’estate e poi l’autunno: sopravvenne l’inverno. Né il signor Leblanc né la giovinetta avevan più rimesso piede al Lussemburgo e Mario aveva ormai un solo pensiero: rivedere quel dolce e adorabile volto. Cercava sempre e dappertutto; ma non trovava nulla. Non era più il sognatore Mario, l’uomo risoluto, ardente e fermo, il coraggioso che provoca il destino, il cervello che architetta l’avvenire, la giovane mente pullulante di piani, di progetti e di alterigia, d’idee e di volontà: era un cane smarrito. Cadde in una cupa tristezza. Era finita: il lavoro gli ripugnava, la passeggiata lo stancava, la solitudine l’annoiava: l’infinita natura, un tempo già piena di forme, di luci, di voci, di consigli

