AmbasciataChiedendo di lei, all’ora del tè, Soames seppe che Fleur era partita con l’automobile, sin dalle due. Tre ore! Dov’era andata? A Londra, senza dirgli una parola? Soames non si era ancora perfettamente riconciliato con le automobili. Le aveva accettate come principio – da quel Forsyte empirista qual era – che ammetteva ogni progresso, man mano che si presentava, dicendo: «Bene, ormai non se ne potrebbe più fare a meno». Ma in fondo continuava a trovarle macchine chiassose, ingombranti e puzzolenti. Costretto da Annette a tenerne una – una “Rollhard” coi cuscini grigio perla, la luce elettrica, dei piccoli specchi interni, i portacenere per le sigarette, e i vasetti di fiori (il tutto odorante di petrolio e di vernice) –, la considerava con un sentimento molto simile a quello con c

