Diederich scappava tutte le volte che poteva nel bosco di Gabbel o lungo il ruscello di Rugge per accostarsi alla natura. Per la prima volta si accorgeva che le colline avevano una fisonomia di tristezza e che il sole e la pioggia del cielo erano il suo amore rovente e le sue lacrime. Poi che piangeva molto. Si provò persino a scriver versi. Quando una volta entrò nella farmacia del Leone trovò al banco il suo compagno di scuola Goffredo Hornung. «Sì, durante l’estate recito la parte del farmacista qui;» spiegò questi. Disse che s’era già avvelenato per sbaglio e che aveva dovuto torcersi come un’anguilla. Tutta la città ne aveva parlato. Ma in autunno andrebbe a Berlino per studiare scientificamente la cosa. Se poi Berlino valesse la pena! Felice della sua superiorità, Diederich cominciò

