PROLOGOLungo un viale ingiallito d’autunno
tristemente m’ hai detto: è finita,
è finito l’amor più vero, il più puro,
il più splendido amor...
Viale d’autunno di Giovanni D’Anzi,
Festival di Sanremo 1953, canta Carla Boni
9 agosto 1953
Palmiro Togliatti1 arriva a Courmayeur il pomeriggio di domenica. Il 9 agosto del 1953. Ha preso il treno a Roma la sera precedente e a Torino Porta Nuova lo aspettano il segretario della federazione piemontese del Pci, il senatore Celeste Negarville2 e il segretario della Camera del Lavoro di Novara, Scarpa.
Il treno è puntuale. Alle 9 e 4 minuti il convoglio si ferma in stazione e dal vagone scendono Togliatti con la compagna Nilde Iotti3, la loro figlia adottiva Marisa4 e una guardia del corpo.
Il segretario, prima di ripartire per la Val d’Aosta, incontra i compagni piemontesi in Federazione, poi sale sulla Lancia Aprilia messa a disposizione dal partito e percorre la strada di vallata che sale da Torino verso Aosta e poi, ancora, verso Courmayeur.
È un’estate boom per la celebre località alpina. Gli alberghi e le pensioni registrano il tutto esaurito. I cronisti raccontano che vengono messi addirittura i materassi dentro le vasche da bagno per ricavare altri posti letto. Molti alberghi offrono ancora camere senza bagni e sono in corso i lavori per rendere le strutture turistiche adeguate alle esigenze di una parte di popolazione che sta scoprendo i primi confort del dopoguerra, assaporando la prima ricchezza.
Nel centro di Courmayeur stanno ricostruendo il nuovo Grand Hotel Royal Bertolini. Da un anno è stato inaugurato il Rifugio Torino vicino alla stazione di arrivo della funivia che da Entrèves porta proprio sul ghiacciaio del Bianco. Ci sono anche Togliatti e la Iotti all’inaugurazione.
In quell’estate fervono i progetti: un cinema e una piscina. Il campo da golf in Val Ferret è già in funzione e da un’estate all’altra sono state costruite trenta nuove ville.
L’auto di Togliatti percorre la strada regionale, sfiora l’abitato di Courmayeur e affronta la salita verso la frazione di Entrèves. Il segretario del Pci indica a Marisa, che ha nove anni, le vette. A sinistra la punta del Mont Chetif con la croce, a destra la cima a gobba del Mont de la Saxe e davanti lo scenario emozionante della catena con il Monte Bianco, il ghiacciaio della Brenva, il Dente del Gigante e le Grandes Jorasses. La bambina guarda con la bocca aperta e il naso schiacciato sul finestrino.
L’auto costeggia la Dora che spunta violenta dal ghiacciaio. Togliatti non sa ancora che alcune ore prima, là sotto, sui prati bagnati dal torrente, c’è stato un terribile delitto che segnerà le cronache di quei mesi diventando anche un clamoroso caso giudiziario e addirittura politico.
L’Aprilia affronta i tornanti che portano a Planpincieux, poi comincia la vallata pianeggiante fino al magnifico bosco davanti alla club house del golf. Proprio nel bosco, Togliatti ha affittato uno chalet di due piani dove passerà le sue vacanze dopo un inizio d’estate politicamente molto movimentato.
È in compagnia di Scarpa e di sua moglie. Anzi la signora Scarpa, insieme al deputato socialista Alcide Malagugini5, vicino di villa, ha preparato le camere e ha fatto rinforzare la staccionata che segna il confine della proprietà nel tentativo di salvaguardare la privacy dell’illustre personaggio. Si è sparsa la voce che sta per arrivare il potentissimo leader del più grande partito comunista europeo e la strada di Planpincieux si è riempita di curiosi armati di macchina fotografica.
Lo chalet è presidiato da “robusti giovanottoni” scrive il cronista di “Stampa Sera” che sono stati messi a guardia della tranquillità del Migliore e della sua famiglia dalla federazione di Novara.
Per la verità a rendere movimentata la valle ci sta pensando da alcuni giorni una troupe cinematografica americana, che ha ricostruito a Planpincieux un improbabile villaggio medioevale per il film Guglielmo Tell6. Il protagonista principale è la star di Hollywood Errol Flynn7 con Antonella Lualdi e Massimo Serato per la regia di Jack Cardiff.
Flynn quando non è sul set, scorribanda per Courmayeur. Lo vedono addirittura a cavallo, accompagnato da alcune amazzoni, per via Roma la strada elegante dove si affacciano i negozi di articoli di montagna della celebre guida Toni Gobbi e di sua moglie Romilda, della famiglia Guedoz, i caffè e le case chic dei torinesi e dei genovesi in vacanza.
Il divo ordina bicchieri di whisky e tazze di latte e poi raggiunge il suo albergo, poco fuori dal centro, per concedersi alle ammiratrici che gli chiedono l’autografo.
Courmayeur sta vivendo una stagione splendida: Walter Bonatti8 prepara con Ubaldo Rey9 la prossima scalata del K2 e intanto sale sul Bianco attraverso il canalone del Peuterey.
I fotografi attendono l’arrivo delle auto davanti allo chalet. Ecco l’Aprilia che appare dalla curva e dietro un’altra vettura. Scende Togliatti. È in doppiopetto grigio chiaro “ma non porta la cravatta” annotano i cronisti abituati al rigore anche estetico del segretario. Tiene per mano Marisa e sorride. Scambia poche battute perché i “robusti giovanottoni” novaresi gli fanno scudo. “Certo che sto qui e a lungo, spero…” risponde a un giornalista. Ma aggiunge: “Andrò a Roma per il voto sul governo Piccioni10, poi tornerò e mi fermerò per almeno dieci giorni, fino alla convocazione del Parlamento.”
A pochi chilometri di distanza, a Entrèves, il giorno prima, l’8 agosto, nel primo pomeriggio, è stato trovato su un prato vicino alla Dora, il cadavere di una ragazza. È riversa su un fianco, la testa appoggiata a un braccio. Sembra addormentata. È nuda dalla cintola in giù, il corpo trafitto da una ventina di coltellate.
I cronisti che vengono inviati dai più importanti giornali italiani da quel momento lo chiameranno “il delitto di Entrèves”. Per qualche mese oscurerà la fama sinistra del caso Montesi. Wilma Montesi, la ragazza romana trovata cadavere l’11 aprile sulla spiaggia di Capocotta vicino a Roma. Uno scandalo che coinvolgerà il musicista Piero Piccioni poi riabilitato, figlio del potente ministro democristiano Attilio Piccioni, in seguito costretto alle dimissioni.
Anche Togliatti sarà costretto a occuparsi di questa brutta storia. Perché il delitto di Entrèves è davvero una bruttissima storia.
Lo hanno soprannominato l’“accantonamento”. È un appartamento in una vecchia casa nel centro del borgo di Entrèves. Lo ha affittato per una quindicina di giorni una dozzina di ragazzi e ragazze in vacanza. Sono quasi tutti torinesi. Più o meno tra i venti e i trent’anni. Hanno una gran voglia di riposare e divertirsi. Passeggiate la mattina, lungo le due valli, Ferret e Veny, magari a caccia dei personaggi famosi che ci bazzicano in agosto. Magari a caccia di un autografo di Errol Flynn o dell’affascinante Antonella Lualdi. La sera si balla al suono della fisarmonica.
Angela è una di loro. Angela Cavallero ha ventiquattro anni. È una gran bella ragazza, e fa l’aiuto maestra sarta in un maglificio di Torino. Anche Angela ha voglia di spassarsela dopo la brutta delusione d’amore che ha appena vissuto. Chissà, forse nel gruppo c’è anche un ragazzo che le fa la corte. Ad Angela interessa poco. Ora vuole abbronzarsi. Vuole stare ore e ore al sole.
Così, tutti i giorni, invece che seguire la compagnia nelle gite, lei raggiunge i pratoni lungo la Dora. Ha trovato una piccola conca verde, affondata in un bosco di abeti, tra la galleria di prova del futuro tunnel sotto il monte Bianco e il roccione sul quale sorge la chiesetta di Notre-Dame de Guérison11 piena di ex voto montanari: slavine e valanghe impietose, ma anche incidenti in cordata. Angela si sveste e prende il sole leggendo qualche rivista di pettegolezzi e moda che porta in una borsetta. Nient’altro.
È precisa e metodica. Si sveglia presto, alle 8 fa colazione, alle 11 esce dalla casa e cammina verso la Dora, salutando chi incontra lungo la strada.
Farà così anche quel sabato 8 agosto. Chi l’ha incontrata lo conferma. Sì, sarà stato mezzogiorno, più o meno. Anzi, la donna che sta lavando fuori dalla porta della sua casa ha notato che Angela era particolarmente allegra: camminava canticchiando, racconta a Giuseppe Faraci, giornalista de “La Stampa” spedito di gran fretta sul posto.
“È un’aiuto maestra nel maglificio Maggi di via Mantova, ha 24 anni ed è figlia di Alessio Cavallero caporeparto all’Aeritalia. Abitano in via Desana 19, in una palazzina tra corso Vercelli e via Cigna, nei pressi del parco Sempione. La mamma Maria Rivaberta e la sorella Anna, di venticinque anni, all’obitorio, davanti al cadavere martoriato, non hanno retto e sono svenute.”
I compagni di casa quella mattina sono andati in escursione verso il Dente del Gigante, partendo dal Rifugio Torino. Quando tornano nell’accantonamento, Angela non c’è e conoscendo la sua regolarità si preoccupano. Chiedono ad altri amici se la ragazza sia a pranzo da loro. No. Di Angela Cavallero, aiuto sartina di Torino, non sa più nulla nessuno. È scomparsa a mezzogiorno quando l’hanno vista per l’ultima volta passeggiare nel centro di Entrèves canticchiando la canzone che ha vinto il Festival di Sanremo. La ricordate? Viale d’Autunno interpretata da Carla Boni. Canticchiava e camminava, la povera Angela.
Gli amici organizzano la ricerca e qualcuno decide di andare sulla Dora dove lei è solita fare i bagni di sole. Fanno così: a gruppi, a squadre, perlustrano i prati e i boschi lungo il torrente. Frugano tra i cespugli, cercano un segnale che spieghi che lei è vicina e sta bene.
È una bella giornata, fa fresco nonostante sia l’8 agosto. Siamo a 1.300 metri. L’acqua che scorre impetuosa scendendo dal ghiacciaio della Brenva è un’assordante colonna sonora e copre l’urlo tremendo che, a un tratto, parte da una radura.
“L’abbiamo trovata! È qui! Presto venite!”
“Sembrava dormire” scrivono gli inviati dei quotidiani “era coricata sul fianco sinistro con la testa appoggiata sul braccio e rivolta verso l’acqua. Una mano stringe un ciuffo d’erba come se la ragazza avesse tentato di aggrapparsi alla prima cosa che aveva trovato. Forse il disperato tentativo di salvarsi da qualcuno che l’aveva aggredita e la stava massacrando. Un ciuffo d’erba che le è rimasto chiuso tra le dita. Ha la bocca spalancata in una smorfia disumana. Chi l’ha ammazzata ha usato un grosso coltello e le ha sferrato una ventina di fendenti. Uno al cuore che l’ha uccisa sul colpo, uno all’addome. Il volto è coperto di sangue raggrumato.”
La voce si diffonde rapidamente. C’è uno strano movimento di auto dei carabinieri nella valle.
I marescialli di Courmayeur e Morgex raccolgono i primi indizi. Arriva il giudice Tacconi. Trovano la borsetta di Angela: è aperta, non c’è il portafoglio, nemmeno una lira dentro e neanche la sua carta d’identità.
Lei è in camicetta. I calzoni blu e i pantaloncini da sole che portava sotto i calzoni e il golfino rosso che indossava quando l’avevano vista a mezzogiorno, sono ordinatamente ripiegati. Dietro un cespuglio ci sono le mutandine.
Mancano l’orologio che portava al polso e un braccialettino d’oro.
“Difficile fare delle ipotesi” rispondono i marescialli.
Ma qualcuno ci prova lo stesso.
Un delitto passionale? Un maniaco che l’ha seguita, ha aspettato che fosse distesa e ha tentato di strapparle i vestiti.
No. Gli abiti non presentano lacerazioni e gli indumenti intimi sono ordinatamente piegati su una pietra dietro a un rovo. Il cadavere non sembra avere subito violenze, ma si dovrà attendere l’autopsia.
Un corteggiatore respinto? I compagni smentiscono che qualcuno la corteggiasse. No, assolutamente no.
Tenute ferme da una pietra, ci sono ancora le riviste che Angela si era portata dietro. Il corpo forse è stato trascinato via. L’assassino l’ha accoltellata diciotto volte con una furia omicida impressionante. Poi ha spostato il corpo. Perché?
O lei si era appartata per un bisogno corporale, aveva tolto mutandine e calzoncini e li aveva ripiegati e in quel momento le è piombato addosso l’assassino? Più semplicemente un delitto a scopo di rapina? Per portare via un orologio e un braccialettino d’oro di poco valore?
Magari si tratta di un delitto freddo. Un sadico, per esempio, che gode nel torturare le persone, che gode dell’agonia di chi ha scelto come vittima.
Gli inviati le raccontano tutte dopo avere ripercorso la passeggiata di Angela, dall’accantonamento alla spiaggia sulla Dora.
I carabinieri hanno rintracciato l’ex fidanzato: ha un alibi di ferro e i testimoni che possono giurare che tra le 12 e le 14 di sabato 8 agosto era a Torino.
Quel giorno avrebbero dovuto raggiungerla in Val d’Aosta i genitori e la sorella. Il pomeriggio un compagno di Angela si prende il penoso incarico di andare a Torino per dare alla famiglia la straziante notizia.
I giornalisti riescono a chiudere i loro reportage da Entrèves con la notizia dello svenimento della mamma e della sorella di Angela all’obitorio, davanti al cadavere martoriato.
I marescialli si rendono conto che sarà un caso complicato, però convocano in caserma tutti i ragazzi che occupano la casa di Entrèves. E li tengono dentro tutta la notte sperando che qualcuno, spaventato, parli. Dica qualcosa. Riveli un particolare importante.
La gente quella notte vive un incubo: c’è un assassino, un pazzo, un maniaco che gira per la valle. Le porte vengono chiuse a doppio giro di chiave.
Quella sera anche nello chalet di Planpincieux, dove vivono Togliatti e la Iotti, qualcuno porta la notizia dell’accoltellamento sulla Dora.
E TOGLIATTI LEGGE “L’UNITÀ”
La mattina del 9 agosto Palmiro Togliatti apre la copia de “L’Unità”.
Il titolo di apertura è dedicato all’Urss.
MALENKOV ANNUNCIA CHE L’URSS È IN POSSESSO DELLA BOMBA ALL’IDROGENO
L’occhiello precisa che si tratta di un “severo monito ai provocatori di guerra”. Il primo ministro sovietico ribadisce “la politica di pace e di collaborazione internazionale propugnata dall’Urss” e auspica “un miglioramento dei rapporti con l’Italia e illustra le possibilità e i vantaggi offerti al nostro Paese da un aumento degli scambi commerciali con l’Unione Sovietica”.
Di taglio un titolo sulla politica interna.
Si va verso un governo a guida democristiana con la presenza dei liberali e i voti dei socialdemocratici. Saragat ha rinunciato e allora entra in gioco Attilio Piccioni, reduce dalla riabilitazione dopo essere stato toccato dallo scandalo del delitto di Wilma Montesi.
Un nuovo pateracchio
È il titolo del commento.
“Guarda chi si rivede! Laggiù all’orizzonte sembra rispuntare il quadripartito. Questa almeno la conclusione a cui sono giunti i segretari dei quattro partiti del cosiddetto centro… Ci saranno ancora le trattative per i portafogli e chissà quali altri contratti esploderanno. A ogni modo sembra quasi certo che il quadripartito possa essere dissepolto, riverniciato ed esposto all’adorazione o ai fischi del colto pubblico e della inclita guarnigione, a seconda dei gusti. Così i risultati del 7 giugno saranno praticamente falsati”.
Perché nelle elezioni del 7 giugno il Pci aveva stravinto e anche i socialisti di Pietro Nenni erano andati bene.
Una colonna in prima pagina riferisce che: “Il compagno Togliatti ieri sera, con il direttissimo delle ore 22, è partito da Termini per Torino. Era accompagnato dall’on. Iotti e dalla figlia adottiva Marisa. Si reca in Valle d’Aosta, dove passerà un breve periodo di riposo nei pressi di Courmayeur. Il compagno Togliatti sarà di ritorno nel corso della prossima settimana, qualora la sua presenza sia richiesta dalla situazione. Altrimenti si propone di restare assente da Roma sino alla convocazione del Parlamento.”
Ma in seconda pagina c’è un grande titolo di taglio.
ORRENDO DELITTO A COURMAYEUR, ALLE PENDICI DEL MONTE BIANCO
Misterioso assassinio di una ragazza
crivellata da diciassette coltellate.
Il cadavere privato dell’orologio e di un anello – La vittima era una villeggiante torinese.
Diciassette colpi di coltello. “La sventurata giovane identificata poi per la 24enne Angela Cavallero abitante a Torino in via Desana n.19, giaceva sul greto della Dora Baltea, supina e sembrava dormisse. I villeggianti si accampavano a poca distanza e si accingevano a consumare una piccola merenda sull’erba quando un giovane che aveva scorto la donna rimaneva impietrito dal dolore… Il cadavere veniva esaminato con cura: nelle tasche dell’abito veniva rinvenuto solo un fazzoletto sporco di rossetto… È opinione generale che la Cavallero sia stata uccisa a scopo di rapina. Nessun oggetto, anelli, collane, orologio, ecc. è stato trovato addosso alla vittima. Che la sventurata portasse almeno un anello ed un orologio sembra provato dal colore più chiaro della pelle al polso sinistro e alla base del dito anulare della mano destra. Comunque la traccia è incerta e i funzionari inquirenti sembrano del parere di seguire anche la pista del delitto passionale… L’orribile fatto di sangue ha vivamente impressionato la polizia della zona e i numerosi villeggianti, giunti a Courmayeur e nelle località della valle”.