Benedetta lo condusse in un angolo del monastero, vicino agli scavi archeologici. “La musica che sentirete adesso vi toccherà comunque il cuore,” disse con gli occhi lucidi. “Non serve più, è già stato toccato,” replicò Fulvio, che il cuore lo aveva in gola. Lei di risposta gli strinse la mano, e per loro fu come darsi il primo bacio. Totò lanciò il suo mandolino a cercare la luna in ogni suono. E appena qualche attimo dopo, si levò leggiadro il canto di Benedetta. Fu in quel momento che Fulvio capì che era lei la donna che stava aspettando. Diciste a me: “Nun chiagnere Ca tu dd’o mio sarraje”. Io te voglio bbene assaie e tu nun pienze a mme. [2] Iniziò così la storia d’amore tra Fulvio Martini, il grande violinista fiorentino, e Benedetta Russo, la fornaia napoletana. Egli non to

