7. Non so che cosa mi aspettassi di sentire. Forse proprio niente. Forse davo per scontato che Asher avrebbe saltato quel venerdì, o sarebbe andato a casa della tizia invece di portarla da lui, o che avrebbe usato un’altra stanza, come già una volta in passato. Invece, quella sera sul tardi sentii delle risate nel corridoio esterno. Risate femminili. Poi la voce di una donna in casa di Asher. Dovevano essere passate da poco le undici e io ero già sepolta sotto il mio piumino leggero e già quasi addormentata. Quella settimana non avevo ancora avuto attacchi di panico e le crisi d’ansia erano state meno frequenti. Non stavo bene, ma stavo meno peggio del solito. I mugolii di quella tizia mi lasciarono un lieve senso di straniamento. Non capivo se Asher si eccitasse pensando a me che asco

