Introduzione

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Introduzione Nel 1963 il sociologo canadese Erving Goffman scrisse Stigma: Notes on the Management of Spoiled Identity che fu tradotto in Italia nel 1983 con il titolo Stigma. L'identità negata. Lo studioso identificò quattro fasi che portano all'attribuzione di uno stigma, ovvero un segno distintivo, nei confronti di un'altra persona: si parte dalla scelta dell'elemento di differenza per passare allo stereotipo negativo da cui tracciare la differenza per arrivare alla perdita dello status da parte di colui, o colei, che viene stigmatizzata. In altre parole chi entra in questa spirale viene escluso perché non si conforma ai doveri e ai valori che la società di appartenenza ha elaborato e che non si possono mutare senza conseguenze per sé e per la propria famiglia. È questo il destino di Marta Ajala, la protagonista del primo romanzo di Luigi Pirandello L'esclusa. Marta entra nella spirale descritta da Goffman quando il marito, Rocco Pentàgora, trova alcune lettere di Gregorio Alvignani che corteggiava sua moglie ma che lei aveva sempre respinto proprio in virtù del suo ruolo di moglie. A nulla serviranno le spiegazioni della donna: il pregiudizio sarà più forte di tutto e influenzerà anche la sua carriera di maestra. L'esclusa è ambientato in Sicilia, ma le dinamiche descritte sono applicabili a tanti piccoli paesi di provincia dove i rapporti sono regolati anche dalle apparenze e da gesti esteriori di cortesia. Il romanzo fu composto del 1893 e uscì a puntate sul quotidiano rimano La Tribuna dal 29 giugno al 16 agosto 1901. L'edizione in volume uscì nel 1908. In questo romanzo, Pirandello descrive la mentalità chiusa di un paese di provincia che condanna Marta senza esitazioni e senza ascoltare la sua versione dei fatti. La cattiveria che nasce da questo modo di pensare non si trattiene neanche durante una processione che, anzi, diventa l'occasione per marcare la differenza tra chi non ha addosso lo stigma e chi ce l'ha. Marta, un personaggio complesso, non rimpiange la perdita del suo posto di moglie sottomessa ed annoiata, ma ciò la getta in uno stato di profondo dolore dal quale proverà ad uscire attraverso lo studio. La sua condizione interiore la spinge a lottare per riscattarsi e riottenere credibilità agli occhi del suo paese che, senza un rituale stabilito, il perdono del marito e la conseguente sottomissione, continua a non accettarla. Andrà a Palermo dove insegnerà e riuscirà a prendersi cura della madre e della sorella. Ma la realtà pirandelliana ha una forza che nemmeno gli spiriti più arditi possono affrontare senza perdere qualcosa o tutto. Letta l'ultima pagina, però, resta una domanda che il lettore potrà utilizzare come spunto di riflessione: ma se al posto di Marta Ajala ci fosse stato un uomo, come si sarebbe sviluppata la storia?
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