3.-4

2035 Parole

Stronza. Arriva il caffè. Vassoio d’argento e servizio in porcellana di Limoges di squisita fattura. Gli occhi di Cipriani e pure i miei con tutta la montatura fuori moda e le lenti fumé cadono nella procace scollatura della servotta che avrebbe davvero tutte le carte in regola per fare da balia se in questa casa ci fosse un lattante. Caffè squisito. «Perché dovrei aver conosciuto quel poveretto?» si riprende. Posa sul vassoio la delicata tazzina. «Perché quel poveretto, come dice lei, potrebbe essere l’autore di queste…» e le apro il mazzo delle foto oscene sul tavolino del salotto come un trionfale full d’assi. Prende le stampe. Sussulta. In una frazione di secondo realizza che c’è lei – proprio lei! – e impallidisce. Le foto le cadono dalle mani ben curate e si sparpagliano come u

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