9

1349 Parole
Parker Voleva andare là fuori e scuotere quella stupida Belladonna, pretendere che lei lo insultasse e urlasse contro di lui, creare uno scompiglio infernale. Distruggere mobili o gettare cose in giro nell'ingresso, per far vedere a tutti, lanciarli persino contro di lei; per aver perso la sua posizione qui nel suo branco, come sua Compagna e Luna. Perché sembrava, da dove si trovava, che Belladonna stesse per lasciare questo branco così silenziosamente come era arrivata. Non aveva nemmeno pensato di combattere o discutere con lui al riguardo. No, aveva appena espresso il suo rifiuto, lo aveva fatto accettare e adesso se ne stava andando senza nemmeno un arrivederci. Una parte di lui sapeva che stava seguendo fedelmente l'alleanza del loro accoppiamento. Diceva che doveva andarsene silenziosamente e volontariamente, ma non voleva che facesse così. Guardò Shannon chiudere la porta sulla sua schiena che si allontanava, si era allontanata dal suo ufficio come ogni altra volta in cui ne era uscita. Shannon sospirò mentre si voltava e guardava Parker. “Cosa hai capito da lei; cosa prova?” Chiese a Shannon. Era chiaro per lui che il suo Gamma, nonché Gamma di lei, la stava capendo proprio in quel momento. Per questo c'era quel leggero scuotimento di testa, e sembrava un po' sconcertato in quel momento. “Non molto, dolore dalla separazione, come ci si poteva aspettare.” Shannon si scrollò di dosso quella cosa. Anche Parker aveva visto il suo dolore mentre esprimeva quel rifiuto, e sapeva che l'aveva ferita tanto quanto aveva ferito lui. Aveva bruciato maledettamente come se la sua pelle fosse davvero in fiamme, mentre quella filigrana che lei aveva adornato su di lui con il suo marchio, si era staccato dal suo collo. “Poi c'era stato sollievo, quando si è alzata da terra. Non sono sicuro se fosse perché il dolore stesse finalmente iniziando a lasciarla o se era felice di essere stata rifiutata.” Shannon sospirò, “Anche a me ha confuso quello, forse un po' di entrambi, c'era ancora dolore e questo mi distrae, mi dispiace.” Poteva essere sia l'uno che l'altro, supponeva, ma sperava che fosse solo sollievo che il dolore della loro unione mentre veniva spezzato la stesse abbandonando. Non gli piaceva affatto l'idea che lei fosse sollevata che fosse finita. Anche se era molto chiaro per lui che era entrata nel suo ufficio senza alcun problema riguardo quel rifiuto, sapeva che stava per arrivare e, poiché non l'aveva detto subito, lo aveva fatto lei, lo aveva rifiutato in un solo maledetto minuto, quindi chi cavolo sapeva per cosa fosse quel sollievo. “Poi c'era della tristezza per dover lasciare il branco, ma…” “Ma?” proruppe Parker. Se era triste per la fine tra loro, anche solo un pochino, sarebbe uscito lì fuori per riportarla in quella stanza. Avrebbe trovato un modo per convincerla a restare, a provare a risolvere e tornare insieme, e lo sapeva. Avrebbe mandato a casa Carina oggi, proprio in questo maledetto momento, se Belladonna fosse rimasta lì con lui e avesse voluto essere la sua Luna. Shannon lo guardò e scrollò la testa. “Non è correlato a te, Parker, mi dispiace…lei ama stare qui nel branco, è triste per dover partire, è solo questo, pensa che sia un bel posto dove vivere. Lo ha sempre pensato, meglio della sua casa.” “Quindi mi odia in altre parole,” mormorò. “Per come siamo stati accoppiati l'uno all'altra.” “Non è odio, Parker.” Shannon scosse la testa, “È indifferenza verso di te, tutto qui, e sì, deriva da come siete stati legati l'uno all'altro. A quel patto di accoppiamento su cui lei non ha avuto voce in capitolo.” Annuì Shannon. Non era neanche la prima volta che lo sentiva. “Va bene,” mormorò. Dunque, non c'era motivo di andarle dietro, non sarebbe tornata da lui volontariamente, non importava cosa le dicesse, non importava se fosse uscito e l'avesse afferrata dicendole che voleva che restasse, lei non lo avrebbe fatto, era quello che Shannon gli stava dicendo in un certo modo. Parker si diresse nella sala da pranzo per sedersi al tavolo dove Axel si era seduto a guardare Carina, ‘Ha cercato due volte di alzarsi e andare nel tuo ufficio. Non ha accolto con favore il mio tentativo di fermarla.’ ‘Hai dovuto fermarla con la forza?’ sussurrò Parker. ‘Una mano sul suo braccio la prima volta, e le ho detto di sedersi. La seconda volta le ho detto che saresti venuto qui quando le cose sarebbero state sistemate con Bella.’ ‘E?’ 'Si è scrollata di dosso la mia mano e mi ha detto di non toccarla. Lei era la Luna.’ Parker aggrottò le sopracciglia e posò gli occhi su Carina. Lei non era la Luna, non l'aveva Rivendicata né Marchiata e nè si era accoppiato con lei, non avrebbe dovuto usare quelle parole, non aveva ancora annunciato la partenza di Belladonna, o che si erano rifiutati a vicenda. Stava guardando la sua Compagna donata dalla Dea, non più di tre piedi da lui e proprio in quel momento, non aveva affatto voglia di marchiarla e di accoppiarsi con lei, anche se Belladonna gli aveva detto di farlo. Era ancora in dolore per essere stato separato da Belladonna. Lo sconforto era arretrato nella sua mente, infelice e anch'essa dolorante. Non gli era mai stato permesso di accoppiarsi con Freya, ma aveva Belladonna. Era qualcosa di cui avevano entrambi goduto per gli ultimi otto anni; ora non era più così. La nuova sua Compagna, dono della Dea perfino, non assomigliava affatto a Belladonna, non si vestiva come lei o parlava con la stessa dolcezza, le sue parole erano tronche e arrabbiate, mostrava tutta la sua impazienza per quello che lui le aveva spiegato bene e che doveva succedere con la sua attuale Luna. I suoi occhi lo avevano guardato con rabbia e fastidio più nei due giorni in cui l'aveva conosciuta di quanto Belladonna avesse mai fatto nei precedenti otto anni. Queste due donne non avevano nulla in comune. Gli occhi di Carina si spostarono verso il suo collo, “Finalmente ti sei liberato di lei.” Gli sibilò. Guardò l'orologio; erano passati solo nove minuti da quando era entrato nel suo ufficio, e quello era troppo tempo per questa ragazza, per porre fine a un legame di otto anni. Non pensava che fossero stati troppi, in realtà pensava che fossero pochi, che fossero stati troppo pochi per porre fine a qualcosa che non voleva affatto terminare. Ma era stata una decisione di Belladonna, era passato solo un minuto prima che emettesse quel rifiuto. Tre minuti perché si rialzasse da terra e cinque minuti finchè lui avesse bisogno di una distrazione dal proprio dolore, e uscisse da lì. Avrebbe potuto prendersi una giornata intera per decidere, o semplicemente non decidere di accettarlo affatto. Non avrebbe potuto lasciare questo branco finché non fosse stato accettato il rifiuto, e il loro legame fosse ufficialmente finito. Aveva pronunciato le parole effettive di accettazione solo perché lei gli aveva detto che le faceva del male, e non poteva vedere che stava male, non voleva vederla in così tanto dolore. Altrimenti, probabilmente non avrebbe pronunciato subito l'accettazione, l'avrebbe fatto nel resto del giorno, forse anche nel giorno successivo. Per vedere se avrebbe discusso al riguardo con lui, voleva proprio litigare con lei su una sola cosa. Urlarsi contro come facevano le vere coppie. O non era da lei farlo, o semplicemente non si preoccupava di discutere con lui affatto, nemmeno su questo; aveva scelto qualcun altro per prendere il suo posto come sua Luna. “Quando mi presenterai al branco?” Carina interruppe i suoi pensieri. “Dovresti farlo subito, così il branco sa chi sono.” Gli disse. “Dopo che Belladonna avrà lasciato il branco. Te l'ho spiegato, l'alleanza con Belladonna, e le regole tra noi due che ci rifiutiamo reciprocamente.” “Non mi importano quelle regole, e ora l'hai rifiutata. Io sono la tua priorità. O dovrei esserlo.” Lo fulminava con lo sguardo, aspettando.
Lettura gratuita per i nuovi utenti
Scansiona per scaricare l'app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Scrittore
  • chap_listIndice
  • likeAGGIUNGI