​LANAS E SCARRAT-2

2030 Parole
Scarrat ascoltò attentamente le parole del figlio e quando ebbe finito rimase in silenzio per lunghi istanti, infine lo guardò con occhi stanchi. - Dopo queste rivelazioni come posso oppormi. Immagino la reazione del Gran Consiglio a questa notizia. Sarà argomento per numerose riunioni. Non pensavo fossi ostinato fino a questo punto, pensavo di conoscerti, invece mi hai sorpreso. - fece un sospiro sorridendo stancamente. - Quella che hai preso è una importante decisione. Credo ti renda conto che avrà gravi conseguenze su tutti noi. Se come dici tutti gli ufficiali e i soldati sono d’accordo… bene. Conoscevo il grande affetto che li legava a tua sorella. Però c’è solamente una cosa. - Sì, il parere del Gran Consiglio… - rispose Lanas cupo. Scarrat scosse la testa. - Il Gran Consiglio a questo punto non mi importa più, certo dovrò convocarlo, tutti i suoi membri vorranno spiegazioni, è la legge. Ma non volevo dirti questo. Il motivo che mi spingeva ad ostacolarti era soprattutto un altro. Il pericolo a cui vai incontro è grande, come tu ben sai i kiriniani sono abili soldati senza scrupoli. Temibili persino fuori dai loro confini. Sappiamo che c’è un uomo al loro comando. Una sorta di stregone dotato di grandi poteri, così grandi da avere forte influenza sui suoi eserciti. Anche se quotidianamente le nostre spie cercano informazioni su di lui, non sappiamo molto. Non conosciamo nemmeno il loro territorio. E le mappe a nostra disposizione sono povere di descrizioni. Si dice ci siano luoghi impervi, tetri, pieni di cose indicibili e oscure. E’stato questo che ci ha sempre frenato nell’andare oltre i nostri confini e lo sai. Quello che voglio dirti è di fare molta attenzione. La mia brutta reazione è scaturita soprattutto da questo, e anch’io ti chiedo perdono per quello che ti ho fatto, hanno già rapito mia figlia e l’idea che possa accaderti qualcosa… Il principe guardò il padre con un lieve sorriso. - Ora devo andare, mi attendono. Ma ti prometto che riporterò a casa Eillean sana e salva, e con lei il segreto dell’Esterion. - poi a passi lenti e pesanti si avviò verso la porta, si voltò, gli fece un ultimo sorriso ed uscì silenziosamente. Doveva prendere degli abiti da viaggio perciò si avviò verso la propria stanza. Camminando si accarezzò la guancia pulsante, sicuramente il livido sarebbe stato visibile per alcuni giorni, suo padre era dotato di una forza che non immaginava! Poi ricominciò a pensare alla conversazione appena terminata. Ragione! Rifletté su quella parola. In quei tempi era l’ultima cosa a cui dar ascolto. Sembrava che tutto e tutti ne avessero perso l’uso e avessero dimenticato la sua esistenza, compreso lui stesso. In mezzo alla battaglia, il suo animo era pervaso da mille sensazioni che guidavano il suo istinto, istinto che dinnanzi al nemico sfociava in sentimenti di odio, ferocia, vendetta. Come se fossero essi stessi a guidare il suo corpo, come se alla fine solo essi avessero avuto importanza. E quando si guardava intorno, vedeva le stesse cose nei volti dei suoi soldati. In quegli attimi, i visi contratti dallo sforzo, esprimevano solo volontà di colpire, di ferire, di uccidere più nemici possibili. Non c’era tempo per l’esitazione, per il timore. Non c’era spazio alla ragione, pensò con rammarico. Cercò di non pensare troppo alle conseguenze di quello che tutti loro avevano deciso. Ci aveva pensato anche troppo. Tutti avevano preso la decisione con fermezza e sapevano a cosa andavano incontro. In una sola cosa il padre aveva ragione, non avrebbe dovuto lasciar partire la sorella, ed il pensiero subito andò a lei. La immaginava spesso legata e piena di lividi su tutto il corpo, sdraiata su un duro letto fatto di assi, in una stanza sudicia e fredda. La sua mente rifiutava quelle immagini. Sperava che non fosse come fantasticava, anche se in cuor suo sentiva che era così e questo lo riempiva di rabbia. Lui amava molto la sorella, ed essendo il maggiore, aveva sempre avuto nei suoi confronti un forte senso di protezione. Eillean aveva ventisette primavere, tre in meno di Lanas. Fin da bambini, il loro legame era sempre stato molto forte, soprattutto dopo la morte della loro madre. Da piccoli dove c’era Lanas c’era anche Eillean, che si nascondeva spesso dietro le spalle del fratello, mostrando sin da bambina un carattere schivo e timido. Anche se gli avvenimenti degli ultimi anni l’avevano resa forte e decisa. La guerra incombeva su di loro da molto tempo. Nonostante questo, cercavano ogni tanto di vedersi e magari chiacchierare davanti al camino e a un buon bicchiere di vino, per raccontarsi la propria giornata. Le notizie che si scambiavano erano sempre tristi, soprattutto quelle di Lanas che, giorno dopo giorno, doveva fare i conti con soldati feriti o uccisi. Le perdite erano piuttosto leggere in confronto a quelle che riuscivano ad infliggere al nemico, ma era comunque terribile farne quotidianamente la conta. Eillean fortunatamente, non aveva nulla a che fare con scontri e combattimenti. Trascorreva la maggior parte delle giornate alle miniere, e non poteva dare molte informazioni al fratello riguardante il suo lavoro, che era tenuto gelosamente segreto tra i membri dell’Ordine. Fino a pochi anni prima si raccontavano tutto: i problemi che nascevano dalle loro mansioni, le questioni politiche, i loro sogni, le aspirazioni, gli amori. Quest’ultimo argomento era quello che più impegnava le loro conversazioni. Lanas soprattutto le rimproverava di non dedicarsi alle relazioni di cuore, lei era molto bella e numerosi ragazzi le facevano la corte. Ma quando uno di loro cercava di farsi avanti, lei regolarmente e cortesemente lo evitava, sottraendosi alla sua vista, fino a quando il ragazzo avvilito demordeva, lasciandola in pace. Eillean diceva di non avere tempo per le velleità amorose. Quello che faceva quotidianamente era troppo importante, e una relazione avrebbe sottratto del tempo prezioso a quello che più amava fare. E lei amava fare molte cose. Era la Forgiatrice Reale e questo ruolo (che doveva rimanere offuscato) le occupava gran parte della giornata. E poi era soprattutto la principessa del regno di Achaar, titolo che implicava altre mansioni: dalla diplomazia, all’amministrazione dei villaggi, all’organizzazione della vita a palazzo. - Caro fratello, dove lo trovo il tempo per un ragazzo! - diceva sempre alla fine con un sorriso malizioso. Per questo ogni volta la conversazione si concludeva con una piega ironica e scherzosa. Lanas prendeva in giro Eillean per la troppa dedizione ai suoi obblighi. E lei prendeva in giro il fratello per la troppa dedizione a Larael: la bellissima Guaritrice doresian. Ultimamente però, le loro conversazioni erano sempre più rare e le sedute davanti al camino solo un lontano ricordo. Le vicende che avevano colpito il loro regno li aveva portati ad occuparsi dei propri compiti, tralasciando involontariamente i momenti intimi. Ad entrambi, infatti, mancano molto quelle lontane serate tranquille. Erano in guerra da molti anni ormai. Una guerra che fortunatamente non aveva ancora toccato l’interno della città, in cui la vita scorreva quasi nella normalità. Così almeno cercavano di vivere gli abitanti. Essi lavoravano e vivevano non solo per dare una mano ai soldati che quotidianamente cercavano di difenderla, ma anche per quella gente che tutti i giorni arrivava da altri regni e che si accampava all’esterno delle mura, nella parte sud, quella meno esposta ai continui attacchi dei kiriniani. Achaar era uno dei sei regni che formavano il continente di Siger. Gli altri regni erano: il ducato di Aisia a nord, abitato dagli eleganti Aisiani, più a sud il regno di Alaya, in cui dimoravano i leali Alayani. Accanto ad Alaya abitano gli oscuri Kiriniani di Kirine, mentre a est oltre le Montagne Settentrionali, risiedevano i possenti Assari del principato di Kamaul. A sud si espandeva il Regno di Olekawan, abitato dai piccoli Ouna di Olekawan, mentre all’interno di Achaar si trovava il Bosco di Elged in cui dimoravano gli esili e saggi Doresian. Kirine era sempre stato chiamato regno, anche se non era mai stato governato da re. Erano gli Eccelsi che detenevano il potere a Kirine, i quali dimoravano all’interno della Fortezza Nera, una roccaforte così chiamata per la sua inespugnabilità e per i sinistri intrighi che da sempre gli Eccelsi ordivano al suo interno. Intrighi che avevano sempre avuto un solo scopo: la conquista totale del continente di Siger per espandere il loro culto e le loro terre. Era soprattutto un regno che volevano conquistare, quello di Achaar. Nei secoli passati avevano cercato in tutti i modi di attaccarlo per indebolire il suo esercito, ma senza troppo successo. Achaar, forte dei suoi eserciti, aveva sempre respinto Kirine, fino al punto di sfaldare i suoi eserciti che non attaccarono più. Voci dicevano che tra gli Eccelsi stessi ci fossero state delle faide. L’odio era talmente profondo che si eliminarono a vicenda. Tra i due regni ci fu un periodo di relativa pace. Fino a quando i kiriniani ritornarono all’accatto, più forti e feroci che mai. I kiriniani, villaggio dopo villaggio, città dopo città, bruciarono, uccisero, depredarono, distrussero tutto quello che gli si parava dinnanzi. La sete di ambizione e di potere era tanta e a loro avviso non c’era altro modo che conquistare il Continente di Siger se non distruggendo i regni sottomessi. La loro folle e rapida conquista iniziò una ventina di anni prima, con il regno di Alaya, poi nessuno riuscì più a fermarli. Tutti avevano cercato di resistere alla conquista brutale del regno di Kirine, ma invano. I kiriniani erano guerrieri talmente potenti e crudeli, che nessun esercito era riuscito a tener loro testa. Così esso aveva conquistato le numerose terre con una facilità che non lasciava dubbi sul Signore della Fortezza Nera. I suoi poteri dovevano essere davvero immensi. L’unico a resistere era il Regno di Achaar. La capitale era Achaar, detta anche la città rosa, colore che derivava da un tipo di pietra che veniva estratta dalle montagne Settentrionali e che si usava per le case, i palazzi, le strade e anche per le resistenti mura. Mura alte e poderose, che resistevano imperterrite agli attacchi continui del nemico. Il suo potente esercito, riusciva a tener testa ai possenti kiriniani senza fatica, anche lungo i confini settentrionali, dove le incursioni nemiche erano meno frequenti e l’esercito achaariano ridotto. Maggiormente i kiriniani attaccavano dal mare con grandi vascelli che trasportavano quotidianamente centinaia di uomini. Oltre che feroci guerrieri, i nemici erano anche buoni navigatori, e quando riuscivano ad eludere o a distruggere le navi vedetta, sbarcavano al molo del porto di Achaar con le armi in pugno, pronti ad attaccare le mura. Ma le spade e le frecce degli achaariani erano le uniche in grado di ucciderli. Per questo le popolazioni stremate degli altri regni cercavano rifugio tra le mura di Achaar. Solo lì potevano avere cibo, protezione, speranza. Lanas stava ripensando alle parole del padre riguardanti il rapimento della sorella, e pensò che avesse ragione. Non avrebbe dovuto lasciarla partire, doveva impedirglielo. Elios-aere, la Dea dell’astro del giorno venerata da molti regni di Siger, era tramontata più di venti volte da quando la principessa era partita per il regno di Olekawan Superiore: un regno al di là del fiume Orar. Ci andava spesso, lei diceva per mettere fine alle ostilità che da tempo regnava tra le due città principali. Nonostante Olekawan fosse un grande territorio, era diviso in due grandi città, una sulla sponda nord del lago Eneral e l’altra sulla sponda sud. La città a nord era chiamata Olekawan Superiore e quella a sud Olekawan Inferiore. In questa regione abitavano gli Ouna, piccoli uomini dalla pelle scura che vivevano del lavoro dei campi e delle risorse dei boschi. Gli ouna di Olekawan Superiore erano chiamati Superiori, quelli di Olekawan Inferiore erano chiamati Inferiori. La terra del sud era molto fertile, la vicinanza con il fiume Sariel rendeva il terreno produttivo e perfetto per la coltivazione di ortaggi e frutta. La terra del nord invece, essendo ai piedi delle montagne Settentrionali, era ricca di legname e resina. Tra le due città perciò c’era sempre stato un reciproco e proficuo scambio di merci. Fino a quando, tempo addietro, un incidente fece nascere tra le due città discordia ed invidia. Il commercio era concentrato soprattutto nel lago Eneral che divideva le due terre. Molte imbarcazioni si incrociavano nelle acque del lago, trasportando legname, ortaggi, resina e olio nero. Questo serviva soprattutto per rendere impermeabile il fondo delle imbarcazioni e per l’illuminazione: era uno dei prodotti più importanti che la terra del nord commerciava.
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