Me ne vado

1367 Parole
Capitolo 3 Sadie Non appena chiusi la portiera della Jeep, Lilly spalancò la porta d'ingresso e saltò giù dai tre gradini. Mi fece cadere all'indietro, abbracciandomi forte. Iniziai a ridere in modo incontrollato, mentre Tobias si limitava a gemere. "Lilly Mariah, scendi subito da Sadie! Lascia stare la povera ragazza! Ne ha passate abbastanza questa settimana!" Sentii la signora Dobson urlare dalla finestra della cucina. "Oh, giusto, Sadie, mi dispiace tanto per quello che è successo". Lilly si sedette e mi strofinò il viso con la punta delle dita. "Cos'è successo?" Chiese Tobias, preoccupato. "Mia... mia zia è morta la settimana scorsa; il funerale è stato ieri". Tobias si addolcì, con un po' di tristezza negli occhi. "Perché non me l'hai detto? Avrei potuto essere qui". "Non volevo preoccuparvi, ragazzi. A Maria non piacevano le grandi folle, comunque". "Beh, mi dispiace tanto..." Tobias mi aiutò ad alzarmi e mi abbracciò. Non l'abbraccio civettuolo, con le mani che mi strofinavano la schiena e cercavano di farmi arrossire, ma un abbraccio caloroso. "Bene!" Lilly sussultò per la sorpresa. "Entriamo". Battendo delicatamente le mani, se ne andò senza osare voltarsi indietro. Lilly sfoggiava un caschetto viola pastello con le unghie abbinate. Era sempre stata quella artistica, mentre io mi accontentavo di cose che attiravano meno l'attenzione. Entrammo tutti e ci sedemmo. Io e Lilly prendemmo il divano, mentre Tobias prese la sedia a dondolo nell'angolo. La notizia di avere una baita a mio nome mi entusiasmava molto. C'erano state molte cose che mi ero persa crescendo. Ora che avevo un posto dove stare e non pagare l'affitto, poteva essere una buona cosa. Dovevo solo lavorare abbastanza per il cibo, i vestiti e alcuni mobili per la casa. Poteva essere una buona cosa per me. Pensavo di dover cogliere quest'occasione. Non avevo mai pensato di andarmene a causa di Maria, ma ora non avevo più niente che mi trattenesse. Lilly e Tobias sarebbero stati sconvolti, ma avevano le loro vite al college ed erano tornati solo per un breve periodo. Quando tutti ebbero mangiato qualcosa e la stanza fu silenziosa, colsi l'occasione per far sapere loro quali erano i miei piani. "Ragazzi, mi trasferisco". Tutti nella stanza mi guardarono come se mi fossero spuntate le corna dalla testa. Tobias si alzò dalla sedia e la rovesciò mentre veniva verso di me. Lo sguardo nei suoi occhi diceva tutto e non era felice. "Io...", iniziai, "mi trasferirò. C'è una baita a poche province di distanza nel testamento di zia Maria. È tutta mia e penso di volermi trasferire lì e iniziare qualcosa di nuovo". Sorrisi debolmente. "Sarebbe un bene per me ricominciare da capo, una nuova avventura". I Dobson sembravano entusiasti all'idea che facessi qualcosa di diverso; sapevano che ero stata qui troppo a lungo. La città era troppo piccola e non mi ero mai presa il tempo di farmi molti amici. Lilly sembrava indifferente e Tobias sembrava assolutamente incazzato. "Non puoi andartene, Sadie!" Urlò Tobias. Il signor Dobson gli mise una mano sulla spalla e lo fece sedere. "Penso che tu debba moderare i toni". Grugnì il signor Dobson. Il signor Dobson era un tipico gentiluomo del sud e non tollerava che gli uomini alzassero la voce con le donne. Tobias ignorò il signor Dobson, si alzò e camminò verso di me. Tobias non mi aveva mai parlato apertamente del suo amore davanti alla gente. La gente lo sapeva dal modo in cui mi guardava, ma era comunque piuttosto riservato al riguardo, dato che l'avevo respinto in privato ogni volta. "Sadie, tornerò a casa; finirò l'università online. Voglio stare con te, per favore". Mi prese la mano e la mise sul suo viso. Lilly era nell'angolo con un'aria assolutamente devastata e sua madre non lo ignorò. "Tobias...", iniziai, ma lui mi interruppe. "Per favore, Sadie, tengo a te e ti amo. Ti ho sempre amata, non puoi andartene. Torno a casa. Ho sbrigato tutte le pratiche per il trasferimento, così posso farlo online ed essere vicino a te". Sembrava così affranto. Sapeva quale sarebbe stata la mia risposta, eppure aveva ancora quel piccolo barlume di speranza. "Tobias...", gli tolsi la mano dalla sua. "Parliamo in privato; non dovremmo parlarne qui...". "No, dillo ora. Sanno tutti che tengo a te", implorò Tobias. Chiusi gli occhi e gli strinsi la mano. "È la cosa migliore". Sentivo il naso che mi pizzicava e gli occhi che mi bruciavano. "Sei meraviglioso, ma non posso ricambiare quei sentimenti". In quel momento, con tutta la tensione nella stanza, decisi che dovevo andarmene. Non era quello che volevo. Non sapevo che Tobias avrebbe fatto una scenata così grande e ora Lilly era completamente distrutta. Nel suo cuore, sapeva che il cuore di Tobias apparteneva a me e, in quell'istante, glielo spezzai ancora e ancora. Tutti erano in silenzio, a fissare me e Tobias. Lentamente mi alzai dal mio posto nell'angolo e mi diressi verso la porta. Mi voltai, feci un piccolo sorriso e presi le chiavi della mia Jeep. In qualche modo sapevo che non stavo solo salutando Tobias, ma anche Lilly. Per il resto della settimana, impacchettai scatole e portai le cose alla discarica per smaltirle. Avevamo poco, quindi non ci volle molto. Incaricap una società di gestione locale di occuparsi della proprietà e di affittarla; in questo modo, avrei ricevuto un assegno mensile. L'ultima notte mi sedetti sul letto, fissando il ventilatore a soffitto. Non avevo lavorato tutta la settimana perché i Dobson avevano detto che era meglio riposare dopo tutte le lunghe giornate di pulizie e trasloco. Mi sarebbero mancati, ma sapevo anche che non mi volevano lì mentre Lilly lavorava. La signora Dobson mi diede l'ultimo stipendio, mi sorrise e mi disse che mi voleva bene. Suo marito mi diede una rapida stretta di mano sulla spalla e mi disse che sarebbero stati a una telefonata di distanza se avessi avuto bisogno di qualcosa. In quel momento decisi che non avrei chiamato, solo per Lilly. Questa era la sua famiglia, non la mia. Aveva più bisogno del loro conforto che del mio. Tobias era passato prima di sera, la prima volta che lo vedevo dall'incidente. Sembrava stanco, con le occhiaie e i capelli scompigliati. L'espressione tormentata sul suo viso mi diceva quanto mi amava e quanto non voleva che me ne andassi. Non era il tipo di amore che cercavo. Cercavo una devozione eterna e una completa resa del cuore. Tobias poteva vivere senza di me, riempiendo il suo letto di altre donne. Volevo amarlo. Nonostante alcuni dei suoi difetti, avrebbe reso le cose molto più facili. Volevo dirgli che ci tenevo a lui, baciarlo e farlo sentire meglio. Ma ero innamorata dell'idea di essere innamorata. Il dolore che stava provando mi feriva profondamente. Potevo farlo? Potevo mentire a me stessa, amarlo e renderlo l'uomo più felice della Terra? Tutti i commenti civettuoli, il fatto che mi dicesse sempre che ero bella e che valeva la pena aspettarmi per mille vite, mi facevano venire voglia di farlo. Tuttavia, sapevo che stava con altre ragazze. Anche lui lo sapeva; non riusciva a tenere a freno i suoi impulsi. Se ci avesse tenuto davvero, intendo davvero, non avrebbe aspettato me? Inoltre, non sentivo le scintille che desideravo. Il dolore che appare quando ti manca qualcosa. Quando era al college, non desideravo la sua attenzione né mi mancava il suo tocco. Mancava qualcosa. Non riempiva il mio cuore come diceva mia zia che fa la tua anima gemella. Ero egoista e stavo pensando troppo? "Sadie", sussurrò. Mi guardò, implorante. "So che non posso farti cambiare idea; sei sempre stata così determinata". Sussultò mentre mi guardava negli occhi. "Voglio che tu stia al sicuro e mandami un messaggio quando arrivi". Gli sorrisi, con le lacrime che minacciavano di lavare via quel poco che mi era rimasto di eyeliner. "Sai", iniziai. "Sei davvero forte, Tobias, e piaci molto alle donne", dissi ammiccando. "Ti meriti qualcuno che ti ami con lo stesso fuoco e la stessa intensità con cui ami tu". Mi avvicinai a lui, appoggiai la testa sul suo petto e lo strinsi in un caldo abbraccio. Lui mi afferrò subito e non mi lasciò andare. Restammo lì a lungo, ad ascoltare i grilli cantare la loro triste canzone.
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