Capitolo 3

1339 Parole
Posso immaginare le fossette sulle sue guance in questo momento. *Sei ancora giù di morale.*-rido, arrossendo mentre rileggo i sui messaggi. Cancello tutto prima che qualcuno- e per qualcuno intendo Giulietta- possa prendere il mio cellulare e 'per sbaglio' leggere i miei messaggi. «Clara, ma stai bene? »-la voce di John mi fa sobbalzare. Annuisco, come se mi potesse vedere, quindi senza rispondere ad Alex, spalanco la porta e mi schiarisco la voce. «Ehm... Si, perché? »- gli dò un bacio sulla guancia, salutandolo. «Ti ho vista entrare e ti stavo aspettando da mezz'ora fuori. Stavi facendo sexting con Alex, vero? »-mi lancia un'occhiata maliziosa, mentre io arrossisco violentemente. Ride, quindi gli tiro una gomitata. «Smettila, comunque...No! »-mento spudoratamente- «Anzi, sto cercando di dargli una lezione, dato che ultimamente sembra essere infastidito dalla mia presenza. »-ammetto. «Perché lo pensi? » «Mi ha detto 'te ne vai?' subito dopo che abbiamo fatto sesso! Chi dice alla propria ragazza di andarsene due secondi dopo che le ha ficcato... »-mi interrompe: «Sono d'accordo! » Sento il sangue bollire nelle vene di nuovo e ritorno a odiare Alex. «Nessun paziente fino a ora. »-sbuffo a John, cercando di cambiare argomento. «Come non detto! »-ricevo un messaggio da una collega, quindi inizio a correre per raggiungere il terzo piano, senza nemmeno salutarlo. Ho da subito amato il mio lavoro, ma sapevo da tempo che mi sarebbe piaciuto indossare il camice bianco e correre per l'ospedale come una matta all'arrivo di qualcuno in cerca di soccorso. Ho dovuto sudare sette camicie per arrivare fino a qui, ma ne è valsa la pena: mi sento fiera di qualcosa nella vita e sono finalmente ... rilassata, dopo tanti anni di studio e di ansia. *** Arrivo a casa che sono già le 22:00, ma non sono per niente stanca, anzi. Non ho dovuto fare il turno di notte, come mi aspettavo, quindi non mi resta che approfittare di queste ore. Raggiungo lentamente la mia camera, pensando di trovarvi Alex addormentato, ma rimango delusa quando ritrovo il letto rifatto come l'ho lasciato stamattina. Solitamente mi avvisa prima di uscire. Non entro in camera di Giulietta per non svegliarla, ma vorrei chiederle se sa dov'è finito suo fratello, quindi ci passo davanti e spingo leggermente la porta. Mi stupisco nel non vedere la ragazza sul suo letto, quindi mi dimentico di Alex e prendo subito il telefono. Dopo tre squilli, risponde, e dal tono di voce sembra abbastanza scocciata: «Prima che tu inizi a rimproverarmi, sto con mio fratello in una cena di lavoro. »-alzo gli occhi al cielo, ma allo stesso tempo mi rilasso. «Potevate dirmelo almeno. »-sospiro frustrata. «Pensavo avessi il turno di notte, oggi. »- dice. «C'è stato un cambiamento degli orari. »-mi limito, ma non sentendo alcuna risposta, continuo: «Come sta andando? » «Mi sto annoiando da morire. »-è lei a sbuffare questa volta. E ci credo: come potrebbe divertirsi una ragazzina in una cena tra adulti, ma soprattutto vecchietti, che parlano di affari. Persino Alex si annoierebbe. «Quando rientrate? »-schiarisco la voce. Ho una voglia pazzesca di rivedere Alex, anche se non ci vediamo solo da stamattina. «È stato appena servito il dolce, quindi penso che tra un po' ci alziamo dal tavolo. » Annuisco semplicemente, come se mi potesse vedere, per poi salutarla e terminare la chiamata. Mi guardo intorno e solo ora noto che la casa sta sottosopra, quindi mi metto subito a pulire, prima che i due tornino a casa. Sento un peso sullo stomaco pensando al fatto che Alex si stia distaccando sempre di più da me: non mi ha detto nulla riguardo a questa cena. Non che di solito mi informi su tutto quello che fa, ma mi farebbe piacere essere consapevole su dove si trovi, anche perché lui sa meglio di chiunque altro quanto io odi stare sola a casa. A questo punto mi sembra ridicolo il mio atteggiamento, anche perché non sembra abbia qualche effetto su di lui: se io in questi due giorni ho pianificato di evitarlo e non stargli avvinghiata, lui lo ha fatto meglio di me. Spalanco il frigo più frustrata di prima, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti: all'improvviso mi trovo affamata, quindi tiro fuori la coppa per metà piena di gelato, per poi andare di nuovo a deprimermi davanti alla Tv. Infatti mi dimentico del disordine che mi circonda, passando da un canale ad un altro, ma non so per quale motivo la mia attenzione viene catturata da Dora l'esploratrice, quindi mi ritrovo a seguire l'intero episodio, rispondendo persino alle domande di Dora, fino a quando non sento la porta aprirsi: cerco il telecomando tra le coperte per cambiare subito canale: non è la prima volta che Alex mi becca a guardare i cartoni animati, e non sarà la prima volta in cui mi prenderà in giro, ma invano cambio canale. «Naruto ho imparato ad accettarlo, ma Dora... »- getto la testa all'indietro, sbuffando. Stronzo! Mi fa sentire una bambina anche dopo cinque anni di relazione! Lo sento avvicinarsi alle spalle, per poi prendermi una guancia tra l'indice e il medio. Lo guardo dal basso e spero mentalmente che si avvicini per baciarmi, ma rimango delusa quando si limita a farmi l'occhiolino, per poi allontanarsi dal mio cospetto. «Tu non hai mai guardato i cartoni in vita tua? »-gli faccio la linguaccia. «Gli ho abbandonato a sei anni. »-alza gli occhi al cielo- « Ed è ora che lo faccia anche tu. »- si dirige in cucina, molto probabilmente per mangiare qualche schifezza, anche se è appena tornato da una di quelle cene costose. «Com'è andata? »-mi rivolgo a Giulietta, questa volta, rendendomi conto che con Alex non vale la pena sprecare il fiato. «Il cibo era buono. » «C'erano tanti vecchietti? »-annuisce di risposta. «Anche Catherine? » La mia domanda le fa alzare la testa di scatto, poi sbianca in viso,ripetendo: «Il cibo era buono. »-e fuggire in camera sua. «Alex. »-lo chiamo, mentre lui si butta al mio fianco. «Mh? »-si affretta a cambiare canale, facendo l'indifferente. Gli prendo la birra di mano e spengo la TV: mi rivolge un'occhiata stranita, per poi avvicinarsi con l'intenzione di prendermi il telecomando di mano. «Si può sapere che ha Giulietta? Che avete combinato? »-incrocio le braccia, per poi alzarmi dal divano. «Che cazzo ne so? »-fa di nuovo per avvicinarsi, ma faccio due passi indietro, minacciandolo con un dito. «Non fare la bambina, stai esagerando. Dammi quel cazzo di telecomando! »-alza la voce, segno del fatto che si sta arrabbiando. Ha persino detto due volte 'cazzo'. Si alza in piedi, avvicinandosi e facendomi sentire piccolina davanti al suo corpo, ma cerco di non mostrarmi spaventata. Alza un angolo della bocca, vedendomi insicura e con le spalle contro il muro: «Mi state na-nascondendo qualcosa. »-spiego, ma non sembra voglia il telecomando ora, i suoi obiettivi sono cambiati, quindi mi allarmo. Avevo deciso di fare l'indifferente per costringerlo a sottomettersi, ma se si avvicina così tanto, so come andrà a finire. «Anche tu nascondi qualcosa. »-alza anche un sopracciglio con fare prepotente, mentre lo ritrovo a due centimetri dal mio viso, tanto che il suo ciuffo mi fa il solletico sulla fronte. Mi perdo di nuovo nei suoi occhi scuri, dimenticandomi di come siamo arrivati a trovarci in quella posizione. Passa la lingua tra le labbra e quel gesto mi incita a fare lo stesso. «Che vuoi dire? »-corrugo le sopracciglia. «Mi stai evitando. »-va dritto al punto, per poi continuare- «Perché? » «Stai cambiando discorso! »-lo riprendo, ma allo stesso tempo mi sento in colpa e vorrei spiegargli il perché del mio atteggiamento nei suoi confronti. Non ribatte: porta una mano all'orlo della mia maglietta, mentre con l'altra prende una ciocca dei miei capelli. Le sue dita si intrufolano sotto la mia maglietta, facendomi irrigidire. «Non puoi evitarmi, piccola, mettilo bene in testa. »-non faccio in tempo a dire nulla, che le sue labbra si intrecciano con le mie. Le muove lentamente, facendomi impazzire: mi lascio andare, non potendo staccarmi.
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