Epilogo – Il valzer dell’eternità

390 Parole
La platea era ormai vuota, ma il ricordo di quella serata vibrava ancora nell’aria, sospeso tra le poltrone e le quinte color oro. Simone, vestito nel suo costume di scena, si era appena congedato dal pubblico entusiasta, i cui applausi avevano riempito il Teatro San Carlo come un’onda calda e travolgente. Nessuno avrebbe potuto mai spiegare con semplici parole la forza profonda e quasi sovrannaturale che aveva animato la sua esibizione: ogni movimento, ogni salto, ogni espressione trasmetteva più che tecnica, trasmetteva l’anima. Il pubblico rimaneva a lungo in silenzio dopo l’ultima nota, come rapito da un incantesimo. Poi, finalmente, l’esplosione di applausi si levò, così intensa e duratura da sembrare una standing ovation infinita, un’onda che travolgeva ogni dubbio e ogni riserva. Gli sguardi degli spettatori brillavano di meraviglia e rispetto, come se avessero assistito a qualcosa di davvero unico, a un incontro tra passato e presente, tra vita e leggenda. Nel dietro le quinte, mentre Simone si asciugava il sudore e riprendeva fiato, un calore sottile gli percorse la schiena: una presenza familiare, impalpabile ma vivida come il battito del cuore. Tommaso era lì, nell’ombra, un sorriso gentile e colmo di orgoglio sul volto. Quegli occhi antichi riflettevano ora pura luce, la luce di chi ha finalmente trovato pace nella continuità. “Hai danzato con me, e hai danzato anche per me,” sussurrò l’apparizione, la voce quasi un respiro tra la realtà e il sogno. “Ora il San Carlo è vivo come non mai, con te e attraverso te.” Simone gli rivolse un sorriso pieno, consapevole che il loro legame andava oltre i confini del tempo e dello spazio. Ogni volta che avrebbe ballato, ogni volta che si sarebbe perso nella passione e nell’abbandono, avrebbe sentito quel calore e quel richiamo, come un’armonia invisibile che attraversava le epoche. E quella notte, mentre il teatro si svuotava e il silenzio tornava a posarsi sulle poltrone, Simone tornò nel suo luogo sacro: il palco. Le luci si abbassarono dolcemente, lasciando spazio a un ultimo gesto: il valzer eterno, il respiro infinito di un amore e di un’arte che non finiranno mai. Il sipario, lentamente, si chiuse. Ma il San Carlo – con i suoi fantasmi, i suoi sogni e le sue passioni – continuava a danzare nel cuore di chi sa guardare oltre, nell’infinito valzer dell’eternità. FINE
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