CAPITOLO 1

2057 Parole
CAPITOLO 1 - “Eh bien, mon prince, Gênes et Lucques ne sont plus que des apanages, des “pomestja” de la famille Buonaparte. Non, je vous préviens que si vous ne me dites pas que nous avons la guerre, si vous vous permettez encore de pallier toutes les infamies, toutes les atrocités de cet Antichrist (ma parole, j’y crois), je ne vous connais plus, vous n’êtes plus mon “verneyj rab”, comme vous dites”. Basta, buon giorno, buon giorno! “Je vois que je vous fais peur...” [- “Ebbene, principe, Genova e Lucca non sono altro, ormai, che appannaggi, feudi, della famiglia Buonaparte. Vi avverto che se non mi dite che è la guerra, se vi permettete ancora di attenuare tutte le infamie, tutte le atrocità di quell’Anticristo (parola d’onore, ci credo), non vi riconoscerò più, non vi considererò più mio amico, mio fedele schiavo, come voi dite (...). Mi accorgo che vi faccio paura...”]. Sedetevi e raccontate! Così parlava nel luglio 1805 Anna Pàvlovna Scerer, damigella d’onore e persona vicinissima all’imperatrice madre Maria Fiodorovna andando incontro al principe Vassilij, personaggio importante e pluridecorato, che giungeva per primo al suo ricevimento. Anna Pàvlovna tossiva da alcuni giorni: aveva la “ grippe ”, come diceva lei ( “grippe” era allora una parola nuova, usata molto raramente). Su tutti i bigliettini, che quella mattina aveva inviato per mezzo di un lacchè in livrea rossa era scritto indistintamente: “Si vous n’avez rien de mieux à faire, M. le comte” (oppure “mon prince”), et si la perspective de passer la soirée chez une pauvre malade ne vous effraye pas trop, je serai charmée de vous voir chez moi entre 7 et 10 heures. Annette Scerer” . [“Se non avete niente di meglio da fare, signor conte (oppure: mio caro principe), e se la prospettiva di trascorrere la serata con una povera ammalata non vi spaventa troppo, sarò lieta di vedervi in casa mia questa sera tra le sette e le dieci.] - “Dieu, quelle virulente sortie!” [Mio Dio, che violenta invettiva!] - rispose, per nulla imbarazzato da quell’accoglienza, il principe in divisa di Corte, ricamata, con calze di seta e scarpette con la fibbia, ornato di tutte le sue decorazioni e con un’espressione sorridente sul viso volgare. Egli si esprimeva in quel francese ricercato, nel quale i nostri nonni non solo parlavano, ma pensavano, e con quelle intonazioni sommesse e protettive che sono proprie di un uomo importante, invecchiato in società e a Corte. Egli si avvicinò ad Anna Pàvlovna, le baciò la mano, abbassò dinanzi a lei il cranio profumato e lucido e si sedette tranquillamente sul divano. - “Avant tout dites-moi, comment vous allez, chère amie?” [Innanzitutto, ditemi come state, mia cara amica!] Tranquillizzatemi - disse, senza mutare il tono della voce che, nonostante le convenienze e l’espressione simpatica, lasciava trasparire l’indifferenza e addirittura l’ironia. - Com’è possibile star bene... quando lo spirito soffre? Come si può in questi tempi essere tranquilli, se si ha un po’ di sensibilità? - rispose Anna Pàvlovna. - Spero che vorrete trascorrere qui la vostra serata, vero? - E’ la festa dell’ambasciatore d’Inghilterra? Oggi è mercoledì. Devo essere presente - rispose il principe. - Mia figlia verrà a prendermi e mi accompagnerà... - Credevo che la festa di oggi fosse stata rinviata. “Je vous avoue que toutes ces fêtes et tous ces feux d’artifice commencent à devenir insipides...” [Confesso che tutte queste feste e tutti questi fuochi d’artificio cominciano a diventare noiosi...] - Se si fosse saputo che voi lo desideravate, la festa sarebbe stata rinviata - disse il principe che per abitudine, come un orologio cui si sia data la carica, ripeteva cose alle quali neppur lui pretendeva che si credesse. - “Ne me tourmentez pas. Eh bien, qu’a-t-on décidé par rapport à la dépêche de Novosilzòv? Vous savez tout” [Non tormentatemi! Dunque, che cosa è stato deciso a proposito del dispaccio a Novosilzòv? Voi sapete tutto] . - Che posso dirvi? - rispose il principe in tono freddo e seccato. - “Qu’a-t-on décidé? On a décidé que Buonaparte a brûlé ses vaisseaux, et je crois que nous sommes en train de brûler les nôtres” [Cosa si è deciso? Si è deciso che Buonaparte ha saltato il fosso e io credo che noi siamo in procinto di fare altrettanto]. Il principe Vassilij parlava sempre pigramente, come un attore che reciti in una vecchia commedia. Anna Pàvlovna Scerer, al contrario, nonostante i suoi quarant’anni, era vivace, piena di brio, entusiasta. L’essere entusiasta era divenuta la sua condizione consueta e talvolta si dimostrava tale, pur non volendolo, per non deludere l’attesa di coloro che la conoscevano. Il sorriso contenuto, che sfiorava continuamente il viso di Anna Pàvlovna, sebbene non si addicesse ai suoi lineamenti avvizziti, esprimeva, come nei bambini viziati, la coscienza del proprio grazioso difetto del quale ella non voleva, non poteva e non riteneva necessario correggersi. Nel corso di una conversazione di argomento politico, Anna Pàvlovna si accalorava. - Ah, non parlatemi dell’Austria! Può darsi che io non capisca nulla, ma l’Austria non ha mai voluto e non vuole la guerra! Essa ci tradisce . E’ solo la Russia che deve salvare l’Europa. Il nostro benefattore ne conosce l’alto destino e le sarà fedele. Ecco la sola cosa in cui io abbia fede. Al nostro buono, ammirevole imperatore spetta il più alto compito che esista al mondo ed egli è così virtuoso e buono che Iddio non lo abbandonerà e lo aiuterà ad assolvere il suo compito, a schiacciare l’idra della ribellione che è oggi più che mai terribile nella persona di quell’assassino, di quel malfattore! Noi soli dobbiamo riscattare il sangue del giusto. Ditemi: su chi possiamo sperare? L’Inghilterra, con la sua mentalità commerciale, non sarà in grado di capire la grandezza d’animo dell’imperatore Alessandro . Essa ha rifiutato di evacuare Malta . Vuole vedere e trovare il motivo segreto del nostro modo di agire. Che hanno detto di Novosilzòv? Niente. Non hanno capito, non possono capire il sacrificio del nostro imperatore che nulla vuole per sé, ma tutto per il bene del mondo. E che cosa hanno promesso? Niente. Ciò che hanno promesso non avverrà. La Prussia ha già dichiarato che Buonaparte è invincibile e che tutta l’Europa non può far nulla contro di lui... E io non credo neppure a una parola di Hardenberg... “Cette fameuse neutralité prussienne, ce n’est qu’un piège!” [La famosa neutralità prussiana non è altro che una trappola]. Io credo soltanto in Dio e nell’alto destino del nostro amato imperatore. Egli salverà l’Europa! E a un tratto Anna Pàvlovna si interruppe, con un sorriso canzonatorio per il proprio ardore. - Io penso - disse il principe sorridendo - che, se avessero mandato voi invece del nostro caro Wintzingerode , avreste ottenuto facilmente il consenso del re di Prussia. Siete così eloquente! Mi offrite una tazza di tè? - Subito. “A propos” , - aggiunse Anna Pàvlovna, calmandosi di nuovo - questa sera verranno qui due uomini molto interessanti: “le vicomte de Mortemart, il est allié aux Montmorency par les Rohans” , una delle migliori famiglie francesi: un emigrato di quelli buoni, di quelli degni di questo nome... e poi “l’abbé Morio” . Conoscete quest’uomo dall’intelligenza tanto profonda? E’ stato ricevuto dall’imperatore. Lo sapevate? - Ah! Ne sarò felicissimo - rispose il principe. - Ditemi, - soggiunse negligentemente, come se si ricordasse all’improvviso di qualche cosa poco importante, mentre quello che stava per chiedere costituiva lo scopo essenziale della sua visita - è vero che “l’impératrice-mère” desidera la nomina del barone Funke come primo segretario a Vienna? A quanto pare, quel barone è un uomo da poco... - Il principe Vassilij voleva far ottenere al figlio proprio quel posto che, con l’intercessione dell’imperatrice madre Maria Fiodorovna, si voleva dare al barone. Anna Pàvlovna chiuse quasi gli occhi per significare che né lei, né alcun altro poteva giudicare ciò che piaceva all’imperatrice. - Il barone Funke è stato raccomandato all’imperatrice madre da sua sorella - si limitò a dire in tono triste e asciutto. Quando Anna Pàvlovna nominò l’imperatrice madre, il suo volto assunse di colpo quell’espressione di profonda, sincera devozione e stima, mista a dolore, che assumeva ogniqualvolta nella conversazione le accadeva di accennare alla sua altissima protettrice. Aggiunse che Sua Maestà aveva voluto dimostrare al barone Funke molta stima, e il suo sguardo tornò a velarsi di tristezza. Il principe tacque con aria indifferente. Anna Pàvlovna, con l’abilità che le era propria come donna di società e dama di Corte, e con grande rapidità di tatto, volle punire il principe per aver osato parlare con quel tono di una persona raccomandata dall’imperatrice e nello stesso tempo per consolarlo... - “Mais à propos de votre famille”, [Ma a proposito della vostra famiglia] - disse - sapete che vostra figlia, da quando ha fatto il suo ingresso in società, “fait les délices de tout le monde? On la trouve belle comme le jour” [E’ l’ammirazione di tutti? Tutti la giudicano bella come il giorno]. Il principe s’inchinò in segno di rispetto e di gratitudine. - Io penso spesso, - proseguì Anna Pàvlovna dopo un breve silenzio, avvicinandosi al principe e sorridendogli affettuosamente come per dimostrargli che la conversazione politica e mondana era finita e che ora cominciava quella intima - io penso spesso che a volte la felicità della vita è ingiustamente suddivisa tra gli uomini. Perché la sorte vi ha dato due figli così simpatici? Non parlo di Anatolij, l’ultimo nato, che non mi piace affatto! - soggiunse in tono deciso, sollevando le sopracciglia. - Due figli così affascinanti? E voi, a dire il vero, li apprezzate meno di tutti, perché valete meno di loro... E sorrise del suo entusiasta sorriso. - “Que voulez-vous? Lavater aurait dit que je n’ai pas la bosse de la paternité” [Che volete? Lavater avrebbe detto che io non ho il bernoccolo della paternità] - rispose il principe. - Smettetela di scherzare. Vorrei parlarvi seriamente. Sapete che sono molto scontenta del vostro figliolo minore? Detto tra di noi, - e il suo viso assunse una espressione triste - si è parlato di lui in presenza di Sua Maestà, e voi siete stato compianto... Il principe non rispose, ma Anna Pàvlovna, in silenzio, lo guardava con aria significativa, in attesa di una risposta. Il principe Vassilij aggrottò il viso. - Che posso farci? - disse finalmente. - Voi sapete che per l’educazione dei miei figliuoli tutto ciò che può fare un padre l’ho fatto, e il risultato è che tutti e due sono imbecilli. Ippolìt almeno è un imbecille tranquillo, mentre Anatolij è un imbecille irrequieto e turbolento. Ecco la sola differenza tra i due! - concluse il principe con un sorriso più innaturale e più animato del solito, mettendo in evidenza, nelle rughe che gli si disegnavano attorno alla bocca, qualcosa di inaspettatamente volgare e spiacevole. - E perché uomini come voi hanno dei figli? Se non foste padre, non potrei rimproverarvi nulla - disse Anna Pàvlovna, sollevando pensosamente gli occhi. - “Je suis vôtre “verneyj rab” et à vous seule je puis l’avouer: mes fils ce sont les entraves de mon existence” [Io sono il vostro schiavo fedele e voi soltanto posso dirlo: i miei figli sono le pastoie della mia esistenza]. Sono la mia croce. Ve lo dico francamente. “Que voulez-vous?” [Che ci volete fare?]. E tacque, esprimendo con un gesto la sua sottomissione al destino crudele. Anna Pàvlovna rimase soprappensiero. - Non avete mai pensato a dar moglie al vostro figliuol prodigo Anatolij? Si dice - aggiunse - che le vecchie zitelle hanno la mania di combinare matrimoni. Io ancora non sento questa debolezza, ma una “petite personne” che è molto infelice con suo padre... E’ una nostra parente, una principessa Bolkònskaja... Il principe Vassilij non rispose, ma, con la rapidità di pensiero e della memoria propria delle persone di mondo, dimostrò con un gesto del capo di prendere in considerazione quella notizia. - Sapete che Anatolij mi costa quarantamila rubli all’anno? - esclamò, incapace, evidentemente, di frenare il corso dei suoi pensieri. E tacque. - Che avverrà tra cinque anni, - riprese - se le cose continueranno così? “Voilà l’avantage d’être père” [Ecco i vantaggi di essere padre]. E’ ricca la vostra principessina? - Il padre è ricchissimo e molto avaro. Vive in campagna. Sapete... è il famoso principe Bolkonskij, revocato al tempo del defunto imperatore e soprannominato “il re di Prussia”. E’ un uomo intelligentissimo, ma originale e bizzarro. “La pauvre petite est malheureuse comme les pierres” [La povera fanciulla è infelicissima]. Ha un fratello che ha sposato da poco Lise Meinen, ed è aiutante di campo di Kutuzòv . Questa sera verrà qui. - “Ecoutez, chère Annette” - disse il principe, afferrando a un tratto la mano della sua interlocutrice e piegandola, chissà perché, verso il basso. - “Arrangez-moi cette affaire, et je suis vôtre “verneisij rab” à tout jamais” [Mia cara Annetta, conducetemi in porto questa faccenda, ed io sarò per sempre il vostro fedelissimo schiavo] ( “rap” , come scrive il mio amministratore quando mi manda i suoi rapporti). La ragazza è di buona famiglia e ricca. E’ tutto quello che mi occorre. E con quei gesti disinvolti, familiari e gentili che gli erano propri, il principe prese di nuovo la mano della damigella d’onore e, dopo averla baciata con trasporto, si abbandonò su una poltrona e volse lo sguardo da un’altra parte. - Aspettate! - disse Anna Pàvlovna, riflettendo. - Oggi stesso parlerò a Lise, la moglie del giovane Bolkonskij, e può darsi che la cosa vada in porto. “Ce sera dans vôtre famille que je ferai mon apprentissage de vieille fille” [ Sarà nella vostra famiglia che farò il mio tirocinio di vecchia zitella].
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