Nella foto, Anna Rinaldi sorrideva. Gli occhi piegati in un arco dolce, limpidi come acqua d’autunno. Sotto il colletto della divisa scolastica si intravedevano le linee delicate delle clavicole, e le sue gambe bianche e sottili risaltavano sotto la gonna color caffè. Un raggio di luce, cadendo su di lei, le avvolgeva il viso in un’aura di freschezza e dolcezza. Gloria fissava lo schermo del telefono, completamente assorta da quella foto. Com’era lei, ai tempi del liceo? Giorni e notti trascorsi tra esercizi e prove di danza, isolata dal mondo. Non amava parlare, non cercava contatti; se qualcuno tentava un approccio, rispondeva con freddezza, senza mai concedere un vero sorriso. Nessuno sapeva cosa pensasse, cosa provasse, cosa la muovesse davvero. Nessuno aveva mai visto le sue emoz

