“Maestà, fuggite!” gridò Isha mentre sferzava con la spada contro le bande vorticanti.
Fu costretto a indietreggiare quando la massa nera si solidificò e formò mezza dozzina di punte mortali. Isha ne troncò tre. La sua lama scintillò mentre passava attraverso la massa, che si dissolse e si riformò. Strinse l’elsa della spada con entrambe le mani, provando a usare diversi incantesimi e colpendo ripetutamente nel tentativo di scoprire cosa potesse arrestare almeno temporaneamente il mostro.
Alle sue spalle, udì la regina pronunciare un incantesimo potente. Venature di diamanti si sollevarono dal pavimento. Le lunghe spire tubolari si avvolsero su loro stesse, formando una gabbia attorno alla creatura. Isha si voltò quando vide, con la coda dell’occhio, un movimento vicino alla finestra. Dalle ombre apparve Magna. Vestita con un abito rosso sangue, con i capelli neri che aleggiavano attorno a lei come sollevati da venti di burrasca, la donna uscì da una nebbia scura vorticante.
Isha continuò a indietreggiare. Alle sue spalle, udì i passi della regina che correva ad avvisare le altre guardie. Isha cominciava già a vedere fessure sottili apparire nella prigione di diamanti che la regina aveva creato attorno alla creatura. Allungandosi, afferrò la maniglia della porta con una mano e tenne la spada puntata verso Magna con l’altra.
Il suo sguardo passò sul volto della Strega del Mare. La pelle di lei era pallida come la luce della luna e i suoi occhi scuri avevano un’espressione tormentata che sembrava troppo grande per il suo viso smagrito. Le sue labbra erano del colore di una notte senza luna e leggermente socchiuse. Lo fissò con occhi dallo sguardo fisso del colore dell’inchiostro.
“È giunto il momento che la magia contenuta all’interno dell’Isola appartenga a noi,” disse la strega, con una voce che riecheggiò in maniera bizzarra nella stanza.
Isha accentuò la presa sulla spada. “Ti seppellirò nelle regioni più buie dell’oceano prima che l’Isola della Magia appartenga a te, Strega del Mare,” ringhiò con voce gelida.
Dopo aver chiuso la porta e averla bloccata con un potente incantesimo, avvolse entrambe le mani attorno alla spada. Gridando, riversò ogni grammo della sua magia dentro di essa. Dopo averla sollevata, caricò Magna.
La donna rimase immobile, come se stesse aspettando che la lama di Isha la trafiggesse. Le pareti di diamanti esplosero con un rumore assordante. Isha avvertì il dolore provocato dalle schegge di diamante che si conficcarono nel suo corpo, ma lo ignorò. Fendendo l’aria con la spada, rimase col fiato sospeso quando l’estremità della lama affilata venne bloccata da uno spesso tentacolo nero a pochi centimetri dal collo delicato di Magna.
Isha lanciò un urlo di dolore mentre un’altra banda mortale si avvolgeva attorno alla sua vita. La banda lo sollevò da terra, le altre gli si avvolsero attorno a gambe e braccia. La sua spada, che ancora brillava della sua magia, cadde dalle sue dita intirizzite. Isha lottò, ma le bande che lo stringevano erano come il pugno di un gigante che spremeva il suo corpo, fino a quando lui non fu sicuro che le sue ossa si sarebbero rotte.
Annaspando, guardò Magna farsi avanti e chinarsi a raccogliere la sua spada. Isha cercò di ritrarre la sua magia da essa, ma l’oscurità lo stava prosciugando. Chiuse lentamente le dita della mano destra in preda alla frustrazione.
“Mag… na,” annaspò.
“Non hai idea del potere con cui abbiamo a che fare, Isha,” lo informò Magna.
Isha rimase di stucco quando Magna sollevò la sua spada. Allargò le dita per prepararsi al colpo, ma rimase invece sconvolto perché lei gli mise la spada in mano. L’oscurità sfumò i confini del suo campo visivo e un sorriso sereno apparve sul volto della donna.
“Dormi, guerriero,” mormorò Magna.
Le labbra di Isha si schiusero in un gemito. Sentì l’incantesimo attraversare il suo corpo come un lampo. I suoi lineamenti si indurirono, fino a quando lui non fu più una creatura vivente, ma una statua di pietra che riproduceva l’immagine del grande guerriero che era stato un tempo.