Intanto i mesi passavano, l'orfanotrofio era stato inaugurato e iniziavano ad arrivare tanti bambini al figli delle stelle. consapevoli che a breve sarebbe nato l'ultimo figlio suo e di Theresa, Giàn non vedeva l'ora, così sarebbe riuscito a rimettere in sesto il suo matrimonio.
In pratica il tempo scorreva tranquillo fin quando il gennaio del 1972 Monia non telefonò Theresa per avvertirla che la madre era gravemente ammalata.
"Ti dispiace venire in Finlandia con me? Altrimenti possiamo lasciare qui i bambini e..." chiese all'uomo
"No. Partiamo, facciamo così. Lasciamo i bambini a Santorini con Makoto e Ariana e noi poi raggiungiamo la Finlandia con Marin." Propose lui, era sicuro che se lo avesse saputo anche Juno avrebbe raggiunto Santorini per aiutare con i bambini. L'uomo sorrise a Theresa. "Così tua madre potrà conoscere anche la sua nipotina."
Theresa sorrise a Giánnis e gli accarezzò una guancia baciandolo. "Bene partiremo domani. Spero solo con questo pancione di non avere problemi."
"Tranquilla. Ti porterà il miglior pilota della compagnia Diás fino in Norvegia."
Lei scosse la testa, non capiva che accordo avessero fatto Gián e Kido ma da quando suo marito era entrato in società con l'anziano uomo stava spiccando il volo ed ora eccolo che stava avviando la sua compagnia di volo. Il cielo! Quella era la sua casa e lui nonostante facesse tutto il possibile per non abbandonarlo mai e per avvicinarsi sempre di più ad esso ancora non lo aveva capito.
Anche lei ancora non aveva capito perché era lì tra gli umani, nata umana e vissuta umana fino ad allora. Ancora si chiedeva perché non fosse tra gli dei dell'Olimpo a impartire ordine con le sue tre figlie, ma adesso sapeva chi era a quale era il suo destino. Si carezzò il ventre gonfio e diede un bacio a sua figlia Dike, poi alzò lo sguardo verso Giannis, aveva uno strano presentimento e come dea sapeva che non poteva ignorarlo, sarebbe accaduto qualcosa in Norvegia. Avrebbe dovuto rinunciare a qualcuno di importante. Che fosse sua madre?
"Partiamo sul primo volo della Diás?"
"Partiamo si..."
...
E partirono un pomeriggio di gennaio, si diressero prima verso la Grecia, poi dopo aver lasciato i bambini, tranne Marin, a Kyros erano partiti per la Finlandia. Il paese da dove veniva Theresa era piccolo e si trovava al confine tra la Finlandia, la Svezia e la Russia, un punto piccolo e indefinito che non era segnato neanche sulla cartina. Giánnis si chiese come era possibile vivere in un luogo tanto freddo già a settembre e sopratutto così poco chiassoso e popolato. Cioè era popolato ma mai come l'isola che lui conosceva, ad Atene e Lecce.
"Questo posto è un deserto." Diceva alla moglie che accudiva sua madre notte e giorno insieme a Monia e gli altri fratelli. Era stato in quell'occasione che Giánnis aveva scoperto che le due sorelle e i ragazzi erano stati adottati, erano cresciuti in quella baita tra i fitti boschi dalla loro unica e sola madre che avevano conosciuto e che aveva accolto ogni volta i bambini abbandonati. Sia Igor che Stig gli altri due fratelli adottati dalla donna avevano delle bambine coetanei di Astrid, Diva e Fryg si chiamavano. La moglie di Igor era russa, i due si erano conosciuti durante un sopralluogo dell'uomo in Tibet, essendo Igor ingegnere petrolifero. Mentre della moglie di Stig Gián non riuscì mai a scoprire nulla.
Era il 24 di febbraio quando ancora qualcuno bussò alla porta di quella casa molto affollata, un uomo e la sua sposa chiedevano asilo, al fronte si prospettava una bufera di neve e la giovane sposa era in procinto di partorire. Non potettero Monia, Theresa e gli altri due fratelli rifiutare quella richiesta e accolsero la coppia per la notte.
Fu la notte più infernale che Giánnis aveva vissuto fino a quel momento. Fuori perseverava la bufera e a Theresa le si ruppero le acque, sua madre non poteva esserle vicina troppo debole e ammalata e non potevano chiamare aiuti. Anche l'altra donna nel corso della notte ruppe le acque. Tutti si diedero da fare nell'aiutare le due puerpere, il vento sbatteva contro gli scuri in legno sigillati e le urla della donna accompagnavano la sua musica. Poi un primo gemito, forte e prorompente come sempre ogni volta i suoi figli così venivano al mondo. Gián fu chiamato da Monia per raggiungere Theresa e lui lo fece, andò ad abbracciare la moglie e a conoscere il loro nuovo figlio che si rivelò essere un'altra femmina. Sua moglie piangeva avendola stretta tra le braccia e intanto il suo sguardo era perso oltre l'altra porta, dove l'altra puerpera stava facendo nascere il suo bambino.
"Lei non ce la farà, il bambino non ce la farà." Diceva disperata, e intanto riempiva di baci il viso arrossato dal parto della sua neonata.
Occhi verdi e chiarissimo e capelli biondi lei era tranquilla.
Gián pensò che quel particolare di avere pupille e retina tono su tono fosse una particolarità ereditata dalla madre e fu per dirlo alla moglie. Ma questa entrò in allerta vedendo entrare la sorella con un fagotto.
"È nato?" Sua sorella Monia scosse la testa.
"Lei non lo sa. È debole e non credo reggerà." Le spiegò
Gián inorridì ed anche lo sguardo di Theresa era pervaso di pietà e dispiacere per quella donna.
"Portale la bambina." Disse allora.
Sia Monia che Gián restarono esterrefatti.
"Non lo saprà mai, se le manca poco falla illudere di stare bene lei e suo figlio."
Pianse Theresa, ecco il brutto auspicio che si aspettava, ecco il sacrificio che era venuta a donare, lasciare una figlia a cui tanto teneva nelle mani di altri.
"Voglio parlare col padre." Disse consegnando la bambina a Monia.
"Theresa!" La richiamò Gián "Non sei in te. Non fai sul serio." Disse disperato
"Dobbiamo." Gli disse ella risoluta
"No che non dobbiamo. Abbiamo una famiglia e non abbandoniamo i nostri figli."
Lei scosse la testa. "Non li stiamo abbandonando. Ma lei andrà con loro, ha un destino segnato."
Non voleva, Giánnis non voleva dare via sua figlia. Era assurda quella storia e Theresa era irriconoscibile.
Quando lo sfortunato padre entrò nella nostra stanza stava per intervenire prima che la moglie potesse dare via la loro bambina. Ma lei fece prima
"Siete di Asgard?"