IN RIVA AL MARE, DI NOTTE
(Gaeta, luglio 1984)
L’appuntamento con gli altri è al bar La Francese, alle 22. Poi si decide dove andare. Di solito papà mi dà il permesso di rincasare entro mezzanotte.
Paolo passa a prendermi alle 21. In moto. Un po’ mi dispiace perché non posso indossare il vestito turchese che mi sta tanto bene. Ho scelto i jeans, con la canotta arancione e il giubbetto con le frange. Capelli sciolti, niente coda, trucco solo sugli occhi (messo per le scale, come sempre, sennò papà fa storie) e un po’ di lucidalabbra. Superga bianche, che con le caviglie abbronzate sono fichissime.
Stasera ci prova, ne sono certa!
Sento il clacson. Tre colpi e poi: «Mariaaaaa!»
Scendo. Il cuore a tremila. I capelli lunghi fino alla vita, che ho cura di muovere, mi danno sicurezza. Comunque ho con me l’elastico per il tragitto fino a Gaeta vecchia. Corro al cancello.
«Sei una gran topa!»
Non mi stacca gli occhi dal seno. Lo abbraccio forte.
«Salta su, fata, ché siamo pronti per la cavalcata!»
Sono felice. Ho solo voglia di stare attaccata a lui sulla moto. Mi asseconda. Durante il percorso chiacchieriamo della giornata trascorsa in spiaggia, della partita a tennis al campo dell’hotel Serapo. Ha stracciato Andrea 6-0, 6-1. Ne è orgoglioso. Paolo è un po’ invidioso di Andrea. Andrea il più bravo. Andrea il bello “sempre pieno di fica”. A me Andrea piace da matti. Ma Andrea sta con Imma, ha occhi e cuore solo per lei.
Non fa freddo, ma la temperatura mi pare più bassa del solito. «Stammi vicina, ti scaldo io» fa Paolo. Capirai, più stretta di così! Manca poco che arrivi al manubrio!!
Corso Italia. Via Firenze. Lungomare Caboto… Mi sento in paradiso. Paolo sta in quinta liceo, è il più grande della comitiva… Dopo un anno s’è accorto di me e oggi è venuto a prendermi per andare insieme a La Francese!
Qualche giorno fa Imma ha detto: «Tu gli piaci un sacco a quello! Non fa che guardarti e ti nomina in continuazione! Stai attenta, perché prima o poi ci proverà, è uno che se ne è scopate tante!» Io, ovviamente, sempre più al settimo cielo. Se ci proverà, giuro che finirò tutti i compiti delle vacanze in tre giorni! O andrò a piedi da Gaeta a Formia tutti i giorni fino a quando torneremo a Roma. Ma tanto non ci proverà… Sono troppo piccola, troppo vergine! Figurati se si mette a perdere tempo con una pischella...
Ma oggi avverto una sensazione diversa. E ho una gran voglia di infilargli la lingua in bocca. Proprio una gran voglia!
Via Bausan… Mèta. Soliti abbracci e baci. Roby ha litigato con l’altro Paolo: l’ennesima scazzata per la gelosia di lui. È asfissiante. Sinceramente mi sta sul cavolo.
Eccoci insieme, chi in un angolo, chi appoggiato sulle macchine, comunque tutti qui, al bar più frequentato del litorale. Io sto seduta su un motorino. Si avvicina Paolo e mi stringe la mano.
«Vieni» fa con dolcezza.
«Dove?»
«Tra le mie braccia!» ha l’occhio furbetto.
Non me lo faccio ripetere e mi lascio abbracciare. Poi mi prende per mano e dice: «Ragazzi, se non ci vediamo qui tra un po’, dove vi raggiungiamo?»
«Ma dove andate?» domanda Andrea.
«Un attimo a casa di Enzo. Devo portargli una cosa e Maria mi accompagna.»
«Okay – sorride il bello – caso mai lasciamo detto a Ciro, lì al bar… A dopo. Non fate gli stronzi!»
La brezza marina gioca coi nostri capelli mentre la moto sfreccia ripercorrendo il lungomare in direzione del centro. Cespugli di oleandri nascondono a tratti il marciapiedi e la placida striscia cobalto appena increspata in superficie dalle lampare che prendono il largo. L’aria sa di sale, di canzoni, di estate, con il retrogusto di storia che gli viene dai bastioni medievali sopravvissuti alle cariche della modernità. Porta Carlo V con la cappelletta decrepita di Santa Maria della Solitaria e Porta Carlo III segnano il confine del borgo… Siamo di nuovo su Via Firenze e di corsa verso l’altro mare: Serapo.
Arrivati quasi sulla spiaggia, Paolo spegne il motore e si ravvia i capelli.
«Dai, facciamo due passi…»
Avevo capito che non voleva andare da Enzo!...
Mi sento strana. Sto per perdere il controllo? Camminiamo abbracciati sulla sabbia. Improvvisamente mi volta e prende a baciarmi le labbra. Delicatamente. Non resisto. Apro la bocca e le nostre lingue si intrecciano. Con dolcezza. Poi con frenesia. Le sue mani scendono dal mio collo al seno che s’inturgidisce fino a farmi male mentre un fuoco dal basso sale verso la fronte e pare incendiarmi.
Si toglie la giacca-jeans. La stende a terra, al riparo di un gozzetto in secca coperto con un telone blu arso dal sale. Mi invita a stendermi. Continua a baciarmi. Si sentono i grilli tra gli arbusti che spuntano dalla sabbia.
Mi sfila canotta e reggiseno con un gesto unico. Mi ritrovo con il seno nudo, voglioso della sua bocca. E lui fa esattamente ciò che voglio. Sento il suo corpo premere contro il mio. Sono spaventata, ma il desiderio è più forte, incontrollabile. Sono pronta a tutto, qualsiasi cosa voglia fare…
Deciso, a tratti veemente, assapora il mio collo, indugia sui seni lievitati martoriandoli con alternanza di tocchi tenui e succhi spietati. Scende ancora! Sul ventre che si abbassa e si solleva rapido al ritmo della mia eccitazione… Sul pube… Si concentra sulla mia femminilità acerba che risponde con spasmi non più di vergogna ma di piacere assoluto…
E continua! Continua!! Non so più da quanto stiamo qui?! Continua… Ci vede qualcuno? Continua! Per me potrebbe continuare all’infinito! Nel mio intimo le scosse si susseguono violente e totali. Sono stordita… Affondo la mano nei suoi capelli e lo spingo incontro al mio sesso… Senza pudore, ormai! Continua…
* * *
Non abbiamo fatto l’amore, l’altro ieri, io e Paolo. Forse ha avuto paura della mia età, della mia assoluta verginità. Però m’ha regalato il primo orgasmo della mia vita. A dire il vero non so se quelle vibrazioni calde, travolgenti, che dalla testa mi hanno fatta gemere fino alla punta dei piedi, siano state un orgasmo. Non so cosa sia davvero l’orgasmo. Come tutte le mie amiche, credo. Ne ho sentito parlare la prima volta qualche anno fa alla radio, da Mirella Speroni, che conduceva Il cuore ha sempre ragione su Radio Monte Carlo. La ascoltava mamma… Dicono che sia una sensazione unica che ti scuote corpo e anima… Non so a chi chiedere. Imma sarebbe la sola adatta a rispondere, perché sesso ne fa tanto e già da tempo, ma poi riderebbe di me con tutti. Mamma comincerebbe a far mille domande… Papà forse mi sgriderebbe e io non ho la forza per affrontare quella sua voce potente e perentoria.
Non abbiamo fatto l’amore, l’altro ieri. Per fortuna! Perché oggi ho capito chi è davvero quel bastardo di Paolo! Il guaio, però, è che credo di amarlo lo stesso.
Dopo la spiaggia, l’altra notte, tornati alla moto, mi ha detto che l’indomani sarebbe andato con suo padre a Roma per sbrigare delle commissioni. Io, al solo pensiero di non poterlo vedere, ho avuto un tuffo al cuore e un senso di vertigine. Paura di cadere nel vuoto. Avevo freddo. Ho ancora freddo. Un freddo strano, che nasce da dentro.
Giunti nei pressi di casa, sono scesa dalla moto. Gli ho chiesto di fermarsi all’angolo con via Serapide così, pensavo, potevamo stare insieme ancora qualche minuto e i miei non ci avrebbero visti dal balcone della cucina. Ho fatto per dargli un bacio, ma lui s’è allontanato e mi ha baciata solo sulla fronte. Non ci pensava proprio a fermarsi un po’.
L’ho visto allontanarsi e scomparire sul Corso Italia, fra i muraglioni della vecchia vetreria e lo stadio. Come un anello prezioso che ti scivola dal dito e sparisce nell’acqua nera di un pozzo… C’era quel senso di freddo… Avevamo trascorso una serata fantastica, ma mi sentivo come se il sogno stesse già alla fine. Come se non dovessi essere felice per quanto era accaduto.
La notte ho sognato le mani di Paolo su di me, la sua bocca calda e morbida, i suoi occhi pieni di desiderio.
Ho raccontato a Imma quel che è successo e lei mi ha presa in giro. Senza contare che in meno di mezz’ora lo hanno saputo tutti i ragazzi del Lido Aurora. Per tutti adesso sono “la ragazza di Paolo”. Però lui non è qui. Con me c’è solo la sensazione di freddo…
Dov’è? Perché è scappato? Perché non ha sentito il desiderio di rivedermi subito il giorno dopo? Possibile che tutti quelli di cui mi innamoro ce n’hanno sempre una?
Il pomeriggio sono rimasta seduta sotto l’ombrellone al Lido Aurora con il walkman.
“If you’re lost, you can look and you will find me
Time after time
If you fall, I will catch you, I’ll be waiting
Time after time
You said, "Go slow", I fall behind
The second hand unwinds
If you’re lost, you can look and you will find me
Time after time...”1
Ascoltavo Cyndi Lauper e Michael Jackson. Aspettavo che Paolo tornasse, che mi spiegasse, che mi facesse capire perché sentissi quel freddo e il mio sogno, non ancora divenuto totalmente realtà, già stesse svanendo.
“Billie Jean is not my lover
She’s just a girl who claims that I am the one
But the kid is not my son
Billie Jean is not my lover…”2
A un certo punto arriva Imma e mi toglie le cuffie da dietro: «Ma quando la farai finita di sta’ a fa’ la romantica? Quello è tornato, sta con gli altri al Lido Sirio, vattelo a prendere, sennò ci faccio un pensierino io». Puttana!
Perché non m’ha cercata? Il freddo non passa. Ho paura di vederlo.
Il mare è sempre uguale, tenero e bambino. Le onde si rincorrono senza fretta. Allegre e fresche mi accarezzano i piedi. La gente… pure la gente è sempre uguale. Sembrano tutti così tranquilli, a posto con tutto, come le rondini che disegnano con trilli e picchiate il cielo in cui comincia a diluirsi qualche goccia di arancione.
Raggiungo il gruppo al Sirio. Paolo mi viene incontro: «Ciao, come stai? Sono arrivato cinque minuti fa…»
Non ce la faccio a replicare. Tremo.
Mi prende sottobraccio e ci allontaniamo verso la riva del mare. Il freddo non mi lascia, anzi, si fa più più pungente.
Con la destra mi sfiora il volto, i capelli… Finalmente parla: «Devo dirti una cosa, ma devi promettermi che non ti arrabbi…»
Eccola! Arriva la mazzata… Sono sicura…
«…tu sei stupenda, sei dolcissima, sei la ragazza che ogni uomo sogna, quella che ti fa credere nelle cose belle della vita, ma… io sono innamorato di un’altra!»
Lo sapevo!… Lo sapevo, cazzo!... Ecco cos’è quel gelo che mi strozza! Che impedisce persino alle lacrime di scorrere! Che mi schiaccia e mi fa affondare nella sabbia bagnata dalle onde! “Tu sei stupenda… sei la ragazza che ogni uomo sogna…” classica sviolinata prima dell’affondo:
«Amo Imma… è l’unica cosa che conta per me, mi è entrata nel cervello, non faccio che pensare a lei. So che è sbagliato: è la ragazza di Andrea, che è mio amico, ma se non faccio qualcosa rischio di impazzire. Ieri ho accettato di accompagnare papà a Roma per scappare, per non vederla con lui!»
Ah! Lui soffre?! Lui rischia di impazzire?! Maledetto!! E io? Che gliene frega?! Io, come al solito, sono un essere trasparente, un mezzo per arrivare a qualcun altro. Paolo non si fa problemi a distruggere la mia già debole esistenza. Non gli importa se piango… Vuole solo quella zoccola di Imma!
Il problema è che non ce la faccio a non vederlo. E neppure posso prendermela direttamente con Imma perché lei, ufficialmente, sta con Andrea! Anche se lo sanno tutti che si ripassa i maschi che le piacciono senza scrupoli, pure se sono fidanzati!
* * *
Paolo non fa che scusarsi. Ma non cambia niente. Lo odio, però non riesco a evitare di vederlo, almeno per parlare.
Mia sorella Miriam mi dà sui nervi: pensa solo alle cretinate. Anche se, in fondo, la invidio. Per lei uscire e mangiare una pizza con mamma e papà è il massimo della festa. Ieri sera abbiamo cenato alla Lampara. Non avevo fame. Ho mangiato una Margherita per evitare le domande di mamma. Papà è preoccupato perché mi vede triste. Ho capito che lascia a mamma il compito di scoprire perché. Ma tanto io non parlo. E poi lui, papà, certe volte è più infantile di Miriam. Ieri mattina è stato al mercatino e ha trovato un paio di bermuda a mille lire. S’era portato Miriam – meno male, così ho avuto un po’ di pace sulla spiaggia – e le ha comprato un walkman. Erano così contenti, parevano coetanei! Non so se invidiare mia sorella che ancora non ha sofferto quello che soffro io, o i miei genitori che forse si sono scordati tutto. Certe volte mi chiedo perché gli adulti rimpiangano tanto la gioventù! La loro vita pare così tranquilla… Lavorano, hanno i soldi, fanno ciò che vogliono, vanno dove preferiscono, credono di avere sempre ragione… Addirittura sembra che studino con piacere! Il che, secondo me, è da matti!