Il sacrifizio quotidiano, più terribile nella realtà che tutti i sacrifizi del mondo antico, lo commoveva profondamente per il suo superbo disprezzo della evidenza dei sensi e per la semplicità primitiva dei suoi elementi, oltre all’eterno pathos della tragedia umana che esso voleva simboleggiare. Egli amava inginocchiarsi sul freddo pavimento di marmo e mirare il prete che in rigida veste a fiorami, scostava lentamente, con bianche mani, il velo del tabernacolo, o innalzava l’ingioiellato ostensorio simile ad una lampada, con quella pallida ostia che a volte si sarebbe felici di credere che sia davvero il «panis coelestis», il pane degli angeli; oppure, rivestito degli attributi della Passione di Cristo, spezzare l’ostia nel calice, e battersi il petto per i suoi peccati. Gli incensieri f

