Capitolo 2-3

1013 Parole
Korum sospirò, sembrando esasperato. "Sì, Saret, di’ a Mia che cos’è esattamente quest’impianto. Non sembra fidarsi della mia spiegazione." "Puoi biasimarmi?" chiese lei a Korum, cercando di tener fuori l’amarezza dal suo tono. Saret sollevò le sopracciglia e sorrise di nuovo. "Ancora qualche problema irrisolto, capisco." Korum lo guardò storto, e il sorriso di Saret scomparve immediatamente. "Non importa" disse in fretta. "Non so che cosa ti abbia raccontato Korum, Mia, ma l’impianto linguistico è un dispositivo molto semplice e molto trasparente, che molti Krinar ricevono al momento della maturità—quando il nostro cervello è completamente sviluppato. È un computer microscopico realizzato con un materiale biologico speciale che funge essenzialmente da traduttore altamente avanzato. La sua funzione è quella di convertire i dati da una forma all’altra—da un modello di pensiero alla lingua e viceversa. Funziona solo su un’area del cervello e non ha alcun effetto collaterale." "Non possono esserci malfunzionamenti?" domandò Mia. "Può procurarmi qualcos’altro?" "Ad esempio?" Saret sembrò perplesso. "E no, questa tecnologia esiste da oltre diecimila anni, quindi è stata perfezionata al meglio. Non ci sono malfunzionamenti, mai." "Può farmi pensare cose che non voglio? O trasmettere i miei pensieri?" Ora che l’aveva detto ad alta voce, Mia si sentiva molto ridicola. Saret scosse la testa con un sorriso. "No, niente di simile. È un dispositivo molto semplice. Ciò di cui stai parlando è scienza molto più avanzata. Il controllo della mente e la lettura del pensiero sono ancora nella fase teorica dello sviluppo." "Ma in teoria è possibile?" chiese Mia con stupore, con la studentessa di psicologia in lei che improvvisamente moriva dalla voglia di apprendere anche un solo pezzettino di quello che i Krinar sapevano sul cervello. Ora che non era più così nervosa, si era accorta che il K seduto davanti a lei probabilmente era un vero e proprio pozzo di scienza nel proprio campo. Saret annuì. "In teoria, sì. In pratica, non ancora." Mia aprì la bocca per fare un’altra domanda, e Korum la interruppe, sembrando divertito dal suo malcelato interesse: "Questo ti fa sentire più a tuo agio per quanto riguarda l’impianto?" L’umana rifletté un attimo. Quanto avrebbe dovuto fidarsi di loro? Korum aveva già dimostrato di essere un esperto manipolatore, e non aveva idea di come fosse Saret. Ma, come aveva detto Korum, non avevano veramente bisogno del suo permesso per farlo. Fu il fatto che le stessero lasciando quella scelta a convincerla. "Credo di sì" disse lentamente. "D’accordo, allora; Saret, puoi occupartene tu?" "Uhm, aspetta" disse Mia, con il cuore che cominciò a batterle più velocemente: "Vuoi dire che possiamo farlo subito? C’è bisogno di un anestetico o qualcosa del genere?" Saret sorrise. "No, niente di simile. È molto semplice—non lo sentirai nemmeno." "Va bene..." Korum si alzò, continuando a tenere la mano di Mia. Anche Saret si alzò, avvicinandosi a loro. "Posso?" chiese a Korum, indicando Mia. Korum annuì, e Saret allungò la mano destra, sistemando i capelli di Mia dietro il suo orecchio sinistro. La ragazza rabbrividì leggermente per quel tocco sconosciuto. Affondò le unghie nella mano di Korum, e combatté l’impulso di sussultare. Anche se le avevano assicurato che non avrebbe fatto male, non poté evitare quella reazione istintiva. "Ecco fatto." Saret fece un passo indietro. "Cosa?" Mia sbatté le palpebre dallo shock. "Ho finito. Hai l’impianto. Gli concederemo circa un minuto per sincronizzarsi con i tuoi percorsi neurali, e poi lo proveremo." "Ma come? Dov’è stato inserito?" "Nella pelle" spiegò Korum, sorridendole. "Non hai sentito niente, vero?" "No, non ho sentito niente." La stavano prendendo in giro? Saret rise, divertito dalla sua reazione. "Bene, non avresti dovuto. Il dispositivo stesso ha proprietà analgesiche, quindi non avresti dovuto sentire il taglietto nel sottile strato di pelle dietro l’orecchio." Mia alzò la mano sinistra per sentire la ferita, ma non c’era niente. "Dimmi, Mia, ti senti diversa? Hai pensieri che non dovresti avere?" chiese Korum con un beffardo bagliore negli occhi. La ragazza scosse la testa con un leggero cipiglio. Non le piaceva che la deridesse per la sua ignoranza. E poi le si fermò il respiro in gola. Korum le aveva appena parlato in Krinar—e lei aveva compreso ogni sua parola. "Aspetta un attimo" disse, con le parole che le uscirono dalla bocca strane e sconosciute. Eppure, sapeva perfettamente che cosa significavano, e i muscoli del viso sembravano non avere problemi a formare i suoni. "Hai appena parlato in Krinar!" Korum sorrise. "Anche tu. Che te ne pare?" Mia sbatté le palpebre. Sembrava strano, ma non richiedeva alcuno sforzo. "Sembra tutto a posto" disse ancora in Krinar. "Solo che non capisco come funziona. Se volessi dire qualcosa in inglese?" "Se vuoi dire qualcosa in inglese, basterà pensare in inglese, e passerai a quella lingua" spiegò Saret. "Al momento, la risposta naturale del tuo cervello è quella di parlare in Krinar, perché è questa la lingua in cui ci stiamo rivolgendo a te. Devi pensare attivamente che vuoi parlare in inglese per farlo quando hai a che fare con un discorso in Krinar. Tuttavia, in futuro, quando ti sarai abituata all’impianto, il passaggio da una lingua all’altra sarà automatico e non richiederà pensieri supplementari da parte tua. È come essere multilingue. Sono certo che tu conosca persone che parlano fluentemente diverse lingue—e ora hai la stessa capacità, semplicemente portata a un livello diverso." Mia ascoltò la spiegazione, comprendendone il senso. "Wow" disse piano: "E così, posso davvero parlare qualsiasi lingua ora? È così?" Voleva saltare e correre per la stanza, urlare dalla gioia, e si controllò con difficoltà, non volendo sembrare una ragazza sciocca davanti all’amico di Korum. Tutto quello era assolutamente straordinario. Era sempre stata brava nelle lingue a scuola, studiando lo spagnolo e il francese durante la scuola superiore, ma non le aveva mai imparate perfettamente. E ora poteva parlare qualunque lingua volesse? Abbandonando la riluttanza, Mia si soffermò sulle incredibili possibilità. "Proprio così" confermò Korum, guardandola con un sorriso, e Saret annuì. Cercando di darsi un contegno, Mia controllò l’enorme sorriso che minacciava di apparirle sul viso. "Grazie" disse a Saret. "Lo apprezzo molto." "Prego, Mia. Spero di rivederti presto." E con quello, toccò nuovamente la spalla di Korum e se ne andò, con la parete alla loro destra che si dissolse per permettergli di passare.
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