I fratelli di Mowgli-4

1205 Parole
- E la promessa? - disse Bagheera scoprendo i denti bianchi sotto le labbra. - Ben vi sta il nome di Popolo Libero. - Nessun cucciolo d'uomo può correre con il popolo della jungla, - ululò Shere Khan. - Datelo a me. - E' nostro fratello in tutto, fuorché nel sangue, - continuò Akela - e voi vorreste ammazzarlo. Io sono vissuto troppo davvero. Alcuni di voi divorano i buoi e di altri ho sentito dire che, dietro suggerimento di Shere Khan, vanno a notte fonda a rubare i bambini dalle case dei contadini. So dunque che siete dei vigliacchi e parlo a dei vigliacchi. Che io debba morire è certo e la mia vita non vale niente, altrimenti ve la offrirei in cambio di quella del cucciolo d'uomo. Ma per l'onore del branco (una piccolezza che essendo senza capo avete dimenticato) vi prometto che se lasciate ritornare il cucciolo d'uomo alla sua casa, quando verrà la mia ora di morire, non scoprirò un dente contro di voi. Mi farò ammazzare senza combattere. E questo risparmierà la vita di almeno tre lupi del branco. Di più non posso fare, ma se acconsentite, io vi salverò dalla vergogna che ricadrebbe su di voi per aver ucciso un fratello innocente, un fratello per la cui ammissione nel branco è stato parlato e pagato secondo la Legge della Jungla. - E' un uomo... un uomo... un uomo! - ringhiò il branco, e la maggior parte dei lupi si strinsero intorno a Shere Khan, che cominciò a battersi i fianchi con la coda. - Ora tocca a te risolvere la questione, - disse Bagheera a Mowgli. - Non possiamo far altro che batterci. Mowgli si alzò in piedi con il vaso del fuoco fra le mani, e alzandolo stirò le braccia e sbadigliò in faccia al Consiglio. Era eccitato e furioso di rabbia e di dolore perché i lupi, con astuzia lupesca, non gli avevano mai fatto vedere quanto lo odiassero. - Ascoltatemi! - esclamò. - Non c'è bisogno di fare tutta questa cagnara, da veri cani quali siete. Mi avete ripetuto tante volte stanotte che io sono un uomo (eppure io avrei voluto essere lupo per restare con voi fino alla fine della mia vita), che sento la verità delle vostre parole. Così non vi chiamo più fratelli ma "sag" (cani), come deve chiamarvi un uomo. Quello che farete o non farete non sta a voi a deciderlo. E' affar mio e per vederci più chiaro in questo affare, io, l'uomo, ho portato qui un po' del Fiore Rosso che voi, cani, temete. Gettò a terra il vaso del fuoco, e alcuni dei carboni ardenti accesero un ciuffo di borragine secca che avvampò, e tutto il Consiglio si ritrasse terrorizzato davanti alle fiamme che si alzarono. Mowgli infilò il ramo secco nel fuoco, ve lo tenne finché i ramoscelli si accesero scoppiettando, poi lo mulinò in alto sopra i lupi spaventati e tremanti. - Tu sei il padrone, - disse Bagheera sommessamente. - Salva Akela dalla morte. Salvalo! E' sempre stato tuo amico. Akela, il vecchio lupo austero, che non aveva mai chiesto misericordia in vita sua, rivolse uno sguardo supplichevole verso Mowgli. Il ragazzo stava dritto, tutto nudo, con i lunghi capelli neri che gli spiovevano sulle spalle, alla luce del ramo che bruciando sfiaccolava facendo danzare e tremare le ombre. - Bene! - disse Mowgli girando intorno lentamente lo sguardo. Vedo che siete dei cani. Vi abbandono per tornare alla mia gente, se quella è la mia gente. La jungla è chiusa per me; io devo dimenticare il vostro linguaggio e la vostra compagnia, ma voglio essere più generoso di voi, perché sono stato in tutto, tranne che nel sangue, vostro fratello; vi prometto che quando sarò un uomo fra gli uomini non vi tradirò come voi avete tradito me. Diede una pedata al fuoco facendone volare delle faville. - Non ci sarà guerra fra nessuno di noi e il branco, ma ho un debito da pagare qui prima di andarmene. Si avvicinò a lunghi passi verso il posto dove Shere Khan era accovacciata e batteva le palpebre istupidita fissando le fiamme, e l'afferrò per il ciuffo di peli del mento. Bagheera lo aveva seguito pronta ad intervenire in caso di pericolo. - Su, cane! - gridò Mowgli. - Su, quando parla un uomo, o ti darò fuoco al pelliccione! Shere Khan abbassò le orecchie sulla testa e chiuse gli occhi, poiché il ramo fiammeggiante era vicinissimo. - Questo macellaio di buoi ha detto che voleva ammazzarmi al Consiglio, che voleva uccidermi perché non c'è riuscito quando ero piccolo. Allora così e così noi bastoniamo i cani quando siamo uomini. - Provati a muovere un baffo, Lungri, e ti ficco il Fiore Rosso giù nella gola. Picchiò Shere Khan sulla testa con il ramo e la tigre mugolò e gemette in preda alla paura. - Bah! gatto bruciato della Jungla, vattene per ora. Ma ricordati che quando ritornerò la prossima volta alla Rupe del Consiglio, da uomo, verrò con la pelle di Shere Khan sulla testa. In quanto al resto, Akela vada pure a vivere liberamente dove gli pare. Voi non lo ucciderete perché io non voglio, e non voglio neppure che vi tratteniate ancora qui con le lingue penzoloni, come se foste della gente d'importanza invece di cani che io caccio così. Via! Il fuoco bruciava furiosamente in cima al ramo, e Mowgli colpì a destra e a sinistra nel cerchio, e i lupi fuggirono ululando, mentre le faville sbruciacchiavano la loro pelliccia. Infine non rimasero che Akela, Bagheera e una decina di lupi che avevano preso le parti di Mowgli. Allora Mowgli si sentí stringere il cuore, un dolore dentro che non aveva mai sentito prima in vita sua; riprese fiato e scoppiò in singhiozzi, mentre le lagrime cominciarono a scorrergli giù per le guance. - Che cos'è? Che cos'è? - disse. - Non ho voglia di lasciare la jungla e non so che cosa abbia. Sto per morire, Bagheera? - No, fratellino. Queste sono solo lagrime come quelle degli uomini, - rispose Bagheera. - Adesso vedo che sei un uomo e non più un cucciolo d'uomo. La jungla è chiusa per te da ora in poi. Lasciale cadere, Mowgli, non sono che lagrime. Allora Mowgli si sedette e pianse come se gli si spezzasse il cuore; e non aveva mai pianto prima in vita sua. - Ora, - disse, - andrò fra gli uomini, ma prima devo dire addio alla mia mamma. Andò alla caverna dove essa viveva con Papà Lupo, e pianse con il viso nascosto dentro il suo pelame, mentre i quattro cuccioli uggiolavano da far pietà. - Non vi scorderete di me? - disse Mowgli. - Mai finché potremo seguire una pista - risposero i cuccioli. - Quando sarai un uomo, vieni ai piedi della collina e noi ti parleremo; verremo la notte nelle terre coltivate fra le messi a giocare con te. - Vieni presto! - disse Papà Lupo. - Oh, mio piccolo ranocchio giudizioso, torna presto perché noi siamo vecchi, tua madre ed io. - Vieni presto, - ripeté Mamma Lupa, - o mio cuccioletto spelato, poiché, senti, figlio dell'uomo, io ti ho voluto bene più di quanto abbia mai voluto bene ai miei piccoli lupi. - Verrò di sicuro, - rispose Mowgli, - e quando tornerò sarà per stendere la pelle di Shere Khan sulla Rupe del Consiglio. Non mi dimenticate! Ditelo a quelli della jungla che non mi dimentichino mai. L'alba spuntava appena quando Mowgli scese giù per la collina, solo, per andare incontro a quegli esseri misteriosi che si chiamano uomini.
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