3 - Raziel Isaak

1056 Parole
Con mia grande sorpresa dopo il matrimonio, Chamael venne in vacanza con noi. quella fu la prima di tante vacanze, anche se mamma era sempre restia a farmi fare qualsiasi cosa. Mi frenava e non potevo fare a meno di obbedirle, non volevo che ella piangesse. Anche se quell’anno imparai una cosa importante, ogni volta che ero scontento la zia Saffi lo capiva e cercava di assecondarmi consentendomi di fare tutte le cose che volevo, se le riteneva giuste. Fu così che mi sentii un po’ più libero. A Natale durante il pranzo la zia Saffi mi fece cucinare con loro, nonostante mamma non volesse. la zia con molta grazia le disse che non facevo nulla di pericoloso, che preparavo il pane o che sciacquavo le verdure, e che anzi era importante che diventassi autonomo. Percepivo che mamma era scontenta, però ero contento di poter fare quella cosa che a me piaceva tanto. Dopo Natale ripartimmo, per la prima volta andammo in Lussemburgo, dove viveva lo zio Tepá e dove scoprìi c’era anche Chamael. Fu la mia felicità più grande potevamo stare insieme, eravamo io mamma e papà e la zia Saffi con tutta la sua famiglia, anche se io ero contento della presenza di Chamael. Quell’inverno ci divertimmo tanto sulla neve, imparammo a sciare e a pattinare sul ghiaccio, andavamo sullo slittino. Ne avevamo prese di cadute, ma era stato divertente nonostante mamma mi dicesse di continuo di stare attento. Anche Pasqua fu come a Natale. Fummo di nuovo tutto insieme a divertirci nel palazzo del Lussemburgo, nonostante si sentisse la tristezza che c’era intorno a noi. Tepá non stava bene e non sapevamo il motivo. Ritornammo a scuola molto tristi, Chamael piangeva perché sentiva che il suo papà non stava bene. Fu allora che compresi, fosse stato adottato dalla zia Saffi e lo zio Tepá. Pietro quell’estate lo zio morì lasciando un vuoto immenso dentro di noi, la zia Saffi aveva messo al mondo i figli dello zio, ma era rimasta sola ed era molto triste. Non voleva però che anche noi fossimo tristi, così chiese a mamma e papà di portarci tutti sul lago di Ginevra a passare le nostre vacanze. Fu una bella vacanza anche se triste perché non c’era più lo zio. Chamael piangeva spesso e io cercavo di consolarlo, Pietro mamma faceva di tutto per tenermi lontana da lui, mi portava in giro e io non potevo fare altro che obbedire. Fortunatamente lo zio Drake si prese cura di lui e gli diede tutta la forza di cui aveva bisogno. Trascorsero le stagioni e gli anni! In quel periodo imparai tanto. La zia Saffi che era più impavida di mamma, quando insegnò ad andare in bici a Chamael, scoprendo che io non ci sapevo andare decise di insegnarmelo. Contento imparai nonostante la mamma mi riprendesse sempre, imparai anche ad andare a cavallo e a nuotare. Tutto ciò che mamma mi impediva di fare, la zia Saffi me lo concedeva. Ero contento, da quando c’era lei nella nostra vita io avevo lasciato andare tutte le mie inibizioni. L’unica cosa che facevo era obbedire alla mamma, nonostante a quattordici anni compresi che lei non era realmente la mia mamma. Più crescevo, più era evidente che nella mia famiglia qualcosa non andava. Ammetto che vivere in un collegio mi aveva evitato di testimoniare al fallimento del matrimonio di mamma e papà. Anche se nell’estate dei miei quattordici anni, tutto mi fu più chiaro. Ero un ragazzo sveglio e le cose difficilmente non le vedevo. Non essere sempre a contatto con Tom e Gabe aveva solo prolungato la mia ignoranza in merito. Ma quando a fine anno scolastico salutammo Gabe con un piccolo party solo nostro, mi fu chiaro. In quell’occasione decidemmo di fare una merenda, preparata da me con l’aiuto di Chamael e la nostra amica Giselle, in piscina. Eravamo gli stessi di sempre che si frequentavano anche fuori il collegio. Io, Chamael, i tre fratelli Davis, Heinrich, Gellert, Didier e Gabriel il festeggiato. Dopo aver mangiato ci tuffammo in piscina e ciò che mi saltò all’occhio mentre ci schizzavano, tutti con i capelli all’indietro fu che tre di noi avevano la stessa identica faccia. La fronte alta, il taglio delle sopracciglia arcuate, degli occhi a mandola, ovale del viso leggermente squadrato, bocca col labbro inferiore carnosa, cosa più sorprendente. I miei occhi erano simili a quelli di Gabriel. L’unica differenza era che io avevo gli occhi cerulei e cambiavano di colore a seconda della luce, erano un grigio marrone che al buio diventavano grigi scuri quasi plumbei. Erano gli stessi occhi di Gabriel e, ovviamente, erano gli stessi che avevo visto sul volto di suo padre. L’uomo che si era rifiutato di farsi chiamare zio perché non poteva. A 14 anni compresi perché non poteva e non voleva che io lo chiamassi zio, perché quell’uomo non era mio zio bensì mio padre. Ero il figlio del padre di Gabriel, e Gabriel era il gemello di Tommy che nonostante fosse biondo con gli occhi azzurri aveva la stessa identica faccia del primo. Io ero identico a loro forse se non fosse stato per la forma del mio naso patata e per le lievi lentiggini che cospargevano il mio viso sarei potuto assomigliare più io a Gabriel di Tommy. Mille furono le domande che mi esplosero nella testa. Che mamma avesse tradito papà, oppure che io fossi nato prima che loro si conoscessero? Nella mia testa riapparve un ricordo sopito! Ero piccolo, avevo forse tre o quattro anni, mamma, papà e il mio vero padre nella stessa stanza. Mamma piangeva e quell’uomo voleva stare con me. Lo rifiutai. Mio padre biologico era stato presente nella mia vita già allora! Papà era in ginocchio e siprostrava a lui. Giusto! Quell’uomo mi aveva abbandonato e lasciato me e mamma a papà Sean. Tutto tornava ed io ero sconvolto! Non vedevo l’ora di andare via anche se i miei sentimenti erano contrastanti. Perché al mio ritorno Gabriel non ci sarebbe stato! il fratello che tanto avevo voluto era di fronte a me stava per andare via partiva verso Boston dove avrebbe iniziato una nuova scuola e dove sarebbe vissuto col padre e con sua sorella minore. Ma anche Tommy se ne sarebbe andato, era stato ammesso all’Eton college. Entrambi a settembre i avrebbero iniziato la scuola superiore.
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