Capitolo 6-2

732 Parole
È di nuovo gentile con me. Dovrei essere terrorizzata da lui—e lo sono—ma il mio corpo sembra godere della duplice sensazione di paura e di eccitazione. Non so cosa significhi questo. Rimango lì con gli occhi chiusi mentre mi toglie i vestiti, strato dopo strato. Per prima cosa mi sbottona la parte anteriore del vestito, come se stesse scartando un regalo. Le sue mani sono forti e sicure; non c’è alcun accenno di imbarazzo o esitazione nei suoi movimenti. Chiaramente ha fatto un sacco di pratica con l’abbigliamento femminile. Una volta sbottonato il vestito, si ferma un secondo. Sento il suo sguardo su di me e mi chiedo cosa veda. So di avere un bel corpo; è magro e tonico, pur non essendo formoso come vorrei. Fa scorrere le dita lungo il mio stomaco, facendomi tremare. "Davvero bella" dice a bassa voce. "Una pelle stupenda. Dovresti vestire sempre di bianco. Ti dona." Non rispondo, stringo solo gli occhi. Non voglio che mi guardi, non voglio che goda alla vista del mio corpo con gli indumenti intimi che ha scelto per me. Vorrei che mi scopasse e la facesse finita, invece di recitare questa contorta parodia di corteggiamento. Ma non ha intenzione di rendermi la vita facile. La sua bocca segue lo stesso percorso delle sue dita. È calda e umida sulla mia pancia e poi scende più giù, fino al punto in cui le mie gambe sono istintivamente legate. Non sembra piacergli e le sue mani sono ruvide mentre mi separano le cosce, mentre le sue dita scavano nella mia carne tenera. Mi lamento all’accenno di violenza e cerco di rilassare le gambe per evitare di farlo arrabbiare ulteriormente. Allenta la presa, addolcendo il tocco. "La mia ragazza dolce e stupenda" sussurra, mentre sento il suo respiro caldo sulle mie pieghe sensibili. "Sai che ti piacerà." E poi le sue labbra sono su di me e la sua lingua turbina intorno al mio clitoride, mentre la sua bocca succhia e mordicchia. Strofina i capelli sulla parte interna delle mie cosce, facendomi il solletico, e mi tiene le gambe spalancate con le mani. Mi contorco e grido, mentre il piacere è così intenso che dimentico tutto, tranne il calore incredibile e la tensione dentro di me. Mi porta quasi al limite, ma non mi permette di andare oltre. Ogni volta che sento il mio orgasmo che si avvicina, si ferma o cambia il ritmo, facendomi impazzire dalla frustrazione. Mi ritrovo a implorare, a supplicare, con il corpo inarcato irragionevolmente verso di lui. Quando finalmente mi permette di raggiungere il culmine, è un sollievo tale che tutto il mio corpo ha degli spasmi, facendomi rabbrividire e contorcere dall’intensità dell’orgasmo. Per qualche ragione, mi metto a piangere quando è finito. Le lacrime cadono dagli angoli esterni degli occhi e mi rigano le guance, bagnandomi i capelli e poi il cuscino. Sembra piacergli perché striscia sul mio corpo e mi bacia le scie bagnate sul viso, per poi leccarle. Mi accarezza il corpo con le sue mani grandi, strofinandomi la pelle, toccandomi tutta. Sarebbe rassicurante se non fosse per la durezza del suo cazzo che stimola il mio ingresso. Non sono completamente guarita dentro, così mi fa male di nuovo quando inizia a spingere. Anche se sono bagnata grazie all’orgasmo, non può scivolare facilmente dentro di me, non senza strapparmi. Anzi, deve procedere lentamente, entrando gradualmente fin quando non riesco ad adattarmi all’intrusione. Mi mordo il labbro inferiore, cercando di affrontare il bruciore, la sensazione di pienezza. Sarò mai in grado di accettarlo facilmente? Riuscirò mai a provare piacere senza dolore tra le sue braccia? "Apri gli occhi" ordina con un aspro sussurro. Gli obbedisco, anche se riesco a malapena a vedere tra il velo di lacrime. Mi fissa mentre comincia a muoversi lentamente dentro di me e c’è qualcosa di trionfante nel suo sguardo. Il calore del suo corpo mi inebria, mentre il suo peso mi spinge sul letto. È dentro di me, sopra di me, intorno a me. Non riesco nemmeno a rifugiarmi nella privacy della mia mente. E in quel momento, mi sento posseduta da lui, come se stesse prendendo più del mio corpo. Come se stesse rivendicando qualcosa di profondo dentro di me, facendo emergere un lato di me di cui non ero a conoscenza. Perché tra le sue braccia provo qualcosa che non ho mai provato prima. Una sensazione del tutto primitiva e completamente irrazionale di appartenenza.
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