5
Nora
Quando mi sveglio, sono completamente lucida. Ricordo tutto e ho voglia di urlare.
Salto giù dal letto, notando che indosso ancora la vestaglia della notte scorsa. Il movimento improvviso mi fa sentire un dolore interiore profondo e la parte inferiore del corpo si contrae al ricordo del motivo per cui sono così dolorante. Riesco a sentire ancora la sua pienezza dentro di me e rabbrividisco al ricordo.
Sono disgustata e delusa da me stessa. Che cosa c’è che non va in me? Come ho potuto restare immobile lì e permettere che Julian facesse sesso con me? Come ho potuto provare piacere nel suo abbraccio?
Sì, è bello, ma non ci sono scuse. È malvagio. Lo so. L’ho percepito fin dall’inizio. La sua bellezza esteriore nasconde un’oscurità interiore.
Ho la sensazione che abbia appena cominciato a rivelarmi la sua vera natura.
Ieri ero troppo spaventata, troppo traumatizzata per prestare attenzione all’ambiente circostante. Oggi mi sento molto meglio, così studio attentamente questa stanza.
C’è una finestra. È chiusa da spesse tapparelle color avorio, ma posso ugualmente vedere un po’ di sole filtrare dentro.
Mi precipito verso di essa, aprendo le tapparelle, e sbatto le palpebre per la luce improvvisa. I miei occhi impiegano qualche secondo ad abituarsi e poi guardo fuori.
Sono molto sorpresa.
La finestra non è sigillata ermeticamente o niente di simile. Anzi, a quanto pare posso aprirla e uscire facilmente. Questa camera si trova al secondo piano, quindi forse posso scendere giù senza rompermi nulla.
No, non è la finestra il problema.
È la vista fuori.
Vedo le palme e una spiaggia di sabbia bianca. Oltre ad essa, c’è un grande bacino d’acqua blu e luccicante al sole.
È bello e tropicale.
E quanto di più diverso ci possa essere dalla mia piccola città del Midwest.