"T-tu...Sei figlio di Thomas." Fissai attonito lo zio di Ezra. Come faceva quell'uomo a conoscere nome del mio padre biologico?
"Lui non è figlio di mio padre zio Jean Jaques. Suo padre si chiama Pedro Suarez." Gli disse Ezra.
Lasciai lentamente la presa sul mio amico. I nostri padri avevano lo stesso nome? La nostra somiglianza non era causale? Ero scioccato e l'unica cosa che riuscivo a fare era fissare lo zio di Ezra.
"Intendi Thomas Keller?" Chiesi volendo togliermi il dubbio.
"Chi è Thomas Keller?" Mi chiese Ezra.
"Non ho mai saputo il suo cognome." Rispose intanto il francese. "Ma parlo del padre di Azrael."
Azrael! Giusto anche il professor Gonzales la prima volta mi presentò Ezra come Azrael
"L'uomo che mi ha concepito si chiama Thomas. Thomas Keller ed è americano." Dissi all’anziano. Fortunatamente l’altro uomo, Lucien non c’era più.
"Non è divertente. Smettetela! Tutti e due." Sbottò Ezra..
"Calmati Azrael." Gli disse lo zio.
"Non mi calmo." Urlò Ezra puntandomi contro il dito. "Sei il figlio di Pedro Suarez, vivi per tuo padre. Sei sempre in pena per lui, hai affrontato la tua paura degli ospedali per lui. Ti è cara la sua vita e vuoi realizzare tutti i suoi sogni. Una carriera calcistica da campione e una famiglia perfetta, nonostante non provi nulla per Guadalupe. Tu sei il figlio di Pedro Suarez!"
"È ciò che mi sento di essere." Gli dissi convinto, ero realmente quella persona. Ma…"Mio padre biologico si chiama Thomas Keller." Disse rivolgendomi ancora una volta all’uomo di fronte a noi. "È un uomo d'affari americano, lavora nell'ambito della finanza. Ha un impero finanziario negli Stati Uniti e nelle Americhe latine. Donò i suoi embrioni a mia madre poiché mio padre fu colpito da un tumore alla prostata e non poteva avere figli." Spiegai loro omettendo che io non ero stato concepito come i miei fratelli. "Sono a conoscenza della sua esistenza perché da bambino ebbi bisogno di una trasfusione."
"Zero negativo!" Sussurrò Ezra confermandomi che probabilmente era vero! Avevamo lo stesso padre biologico.
"Zero negativo, giusto. All'epoca ero piccolo e ancora non capivo. Poi ci sono stati eventi in successione durante la mia crescita che mi hanno fatto comprendere che esisteva un altro padre che non era Pedro." Spiegai ricordando a Ezra che avevo altri fratelli. "Raguel e i gemelli Remiel e Sachiel, la scuola che non è proprio una delle più economiche di Rio, l'università...."
"Cosa intenti? La scuola che abbiamo frequentato non appartiene a lui, giusto?" Mi chiese Ezra, riusciva ad essere calcolatore nonostante era evidente scioccato.
"Non penso! Poi se ne ha acquistato delle quote societarie non saprei dirti. Ripeto è un uomo d'affari." Affermò Adriel. "Però io e i miei fratelli, inclusa Corinna che è stata adottata, usufruiamo della scuola privata e anche i costi dell'università ci sono sempre stati coperti tutti."
"Stai dicendo che l'università ti è stata pagata da lui?" Chiese, pensando forse che lui non aveva avuto quell’agevolazione.
Intanto spiegai a Ezra che tutte le spese scolastiche sostenute fino a quel momento mi erano state pagate sempre. Confermando anche che non avevo toccato un soldo degli stipendi del Santos. la scuola
Questo per fargli capire che se avesse voluto, mio padre si sarebbe subito presentato da noi.
"Non può essere mio padre." Disse sconvolto Ezra.
Ma perché lo diceva? Ormai era palese. Perché rinnegarlo?
Corse per il soggiorno e né svuotò tutti i mobili, sembrava impazzito si muoveva frenetico fino a quando non trovò qualcosa e venne a portarmela. Compresi che quella rivelazione aveva sconvolto molto il mio amico.
"È lui?" Mi chiese tirando su col naso, porgendomi una fotografia.
Istintivamente indietreggiai. C’era mio padre su quella fotografia? Lui? Il suo volto? Il suo nome avrebbe avuto un viso se lo avrei visto. E no…. "N-no.... Non posso." Sussurrai.
"Devi solo..."
"Non l'ho mai visto né incontrato!" Dissi deciso. "Anche se vedessi la foto non lo potrei riconoscere e non voglio conoscere il suo viso." Confessai schietto.
"Non-non lo conosci?" Mi chiese ancora Ezra. "Sei sicuro? Può essere che qualche volta lo hai incontrato e non lo sai." Disse porgendomi ancora la fotografia.
Scossi la testa. "Ti ho detto che non l'ho conosciuto." Mi arrabbiai.
"Perché non vuoi aiutarmi!" Urlò disperato. Non capivo la sua bramosia. Ma io non potevo.
"Non voglio vederlo, né imparare il suo viso. Implicherebbe creare un legame e non voglio, non posso farlo." Urlai non immaginando che lo avrei detto.
"Perché non vuoi conoscerlo. Adriel...." Chiese Ezra in un sussurro.
"Non voglio.... Perché ho paura che vedendo il suo viso potrei creare un legame. Affezionarmi a lui. Ezra, mio padre è Pedro. Non posso affezionarmi a un altro uomo che non sia Pedro Suarez." Ammisi.
"Mia mamma diceva che papà era un tossico. Questo può servirti a non affezionarti a lui?"
"Tu sei un tossico." Gli dissi non credendo a ciò che avevo appena sentito. Thomas Keller si drogava? Tuttavia…. "Tuttavia ti voglio bene. Quando chiami arrivo, sei il mio manager nonostante tu ti faccia. Io faccio sempre finta di non sapere per non separarmi da te." Confessai, evitai di dirgli che ero stato sollevato quando aveva lasciato Sao Paolo, proprio per via di quel legame. Adesso però tutto aveva senso.
Era lo stesso legame che anche se non lo cercavo, sentivo verso i miei fratelli minori. Il legame di sangue.
"Adriel..." Sussurrò Ezra impaurito.
"Secondo te se perdono te, non perdonerei anche mio padre?" Gli chiesi digrignando i denti. "Mi dispiace. Ma non voglio vedere il suo viso."
"Calmatevi adesso." Intervenne lo zio Jean frapponendosi tra di noi. Ci guardò sospirando. "Scusatemi, sono rimasto talmente sorpreso dalla vostra somiglianza pensando che lo sapeste e lo avreste capito da soli." Ci disse. "Facciamo che adesso ci sediamo tutti e prendiamoci un... una camomilla." Concluse sospirando.
Accettammo la sua proposta e ci sedemmo, l'uno di fronte all'altro. Eravamo troppo tesi e reticenti l'uno con l'altro per poter avere anche un contatto. Lui però aveva la fortuna di avere sua sorella accanto. Io ero solo in casa di estranei a scoprire oscuri segreti del mio padre biologico. Nervoso con le mani intrecciate tra le gambe guardavo verso tutti, le dita tamburellavano tra di loro.
"Non è un tossico." Affermai Adriel. Cazzo donava il sangue. Lo avevo sentito benissimo quando conobbi Daniel. Cazzo Daniel! Dovevi dirgli di Ezra.
"Ovvio che lo è. Secondo te come si sono conosciuti con mia madre e lo zio Jean?" Mi disse sicuro Ezra.
"Ma non si droga, non può farlo." Dissi ignorandolo.
“Potrebbe essersi disintossicato come lo zio. Anche se è strano, perché mamma me lo ha detto fino alla fine dei suoi giorni." Mi disse lui.
Ancora scossi la testa. "Sono sicuro che sia pulito. Almeno dagli ultimi..." gesticolai con le mani. "Almeno otto anni, giusto."
"Ragazzi.... Ragazzi..." Intervenne ancora lo zio Jean. "Figliolo per l'amor del cielo, cosa ti ha raccontato tua madre?" Chiese.
Vorrei sapere anche io la sua storia, era sempre stato enigmatico e finalmente potevo sapere di sua madre, del professor Gonzales e di mio padre.
"Diceva che papà era tossico. Fino all'ultimo mi ha sempre detto che era un uomo pericoloso, per questo era bene che io stessi con lei." Raccontò.
Intanto Lucien fece avanti e indietro, portando prima acqua e vino da bere, poi un vassoio di pane, formaggi e pere.
Michelle al mio fianco prese la brocca dell'acqua e riempì i bicchieri per tutti noi.
"Tua madre ti ha mentito." Spiccò la voce di zio Jean. "Tuo padre non era tossico, non si drogava, beveva e parecchio. Ma per come l'ho conosciuto non potevo neanche dire che fosse alcolizzato. Perché lui ogni mattina si svegliava e sobrio andava a lavorare." Ci disse.
"Vi siete frequentati?" Chiesi.
Lui annuì. "Ce lo portò Luisa, una ragazza italiana con cui lavoravo presso Yves Saint Lorenz. Lui l'aveva assunta come insegnante di italiano, e lei se lo trascinava dietro come un trofeo. Questo perché Thomas era bellissimo, proprio come voi due." Ci disse guardandoci entrambi.
"Zio..." intervenne finalmente la sorella di Ezra, sembrava molto calma. "Perché non ci racconti come sono andate realmente le cose?"
Al che l’uomo annuì. "Posso farlo, si." Ci disse alzandosi sospirando. Si alzò, riempì un decanter col vino e lo annusò.
"Posso! Ma sarà lunga. Andiamo a tavola e vi racconterò tutto." Ebbene. Ero decisamente curioso, anche se temevo il riscontro di quel racconto nella mia vita.