Capitolo 8 - Seriel Nora

646 Parole
Arrivai a Francoforte in contemporanea con mia sorella Barbiel che fresca di laurea era pronta ad insediarsi alla consulting gestita da nostra madre A differenza mia, Zora era elettrizzata al’dea di cominciare. Entrammo in società con mille aspettative, poiché avevo già un contratto e lavoravo in prestazione anche alla banca, non mi feci assumere dalla mamma, al contrario Zora ebbe un contratto di assunzione. Mi sorpresi però quando scoprii che in sede c’era anche Marcus, il secondo figlio dello zio Johanne. “Quando ti sei laureato?” Gli chiesi sorpresa. “A nuovo anno, poi prenderò il master in finanza.” Mi rispose. Ero sorpresa. “Perché sei qui? Dovresti terminare gli studi.” Dissi spiccia. “Non ve lo ha detto la zia Agnes?” Ci chiese guardandoci. Cosa doveva dirci? Pensai. “Fai già l’ apprendistato anche senza il master?” Gli chiese Zora. Lui ci sorrise. “Sto preparandomi a prendere il posto della zia. Guido io per lei la consulting, per ora mi supervisiona. Ma per poco, il tempo del master.” Lui avrebbe preso il posto della mamma? Ma se ci provava lui, avremo potuto anche io o Zora. Non era detto che sarebbe stato Marcus a prendere il suo posto. Iniziammo a lavorare alla consulting e non mi piacque. Mio padre mi aveva mandata qui perché fossi più valorizzata. Ma mamma non ci dava nessun tipo di incarico e ci aveva assegnato a dei consulenti che ci trattavano più da segretarie che da consulenti. Diamine! Sapevo che eravamo all’inizio, ma Marcus che non era ancora laureato e non aveva il master al contrario era già un consulente. Lo zio Rufus, maggiore dei fratelli di mamma, era sempre alla sede e invece che essere presa in considerazione, venivo relegata a fare telefonate e fotocopie. Era assurdo, neanche con Cesaire ero arrivata a fare fotocopie. Dovevo andarmene da lì! Volevo fare il mio lavoro. Potevo andare a Londra. Sapevo che c’era una consulting anche lì, ma potevo avere anche altre possibilità. Così chiamai la mia amica Eleonora. “Ti disturbo?” Le chiesi. “Assolutamente no! Dimmi tutto.” Mi esortò. “Ma il Thomas Keller con cui vivi è per caso lo stesso che studiava con noi al Santa Maria?” Le chiesi. “Al Santa Maria con noi? Thomas? Mi chiese sorpresa. “Mi ha presentata a lui la nostra amica Pamela. Ma…” “È lui!” Dissi io. “Thomas era quattro anni avanti a noi, io lo conoscevo perché facevamo il corso di finanza insieme.” Eleonora non parlò. Forse pensava che avessi un secondo fine. “Avrei bisogno di un consiglio lavorativo. Sto pensando di andarmene dalla consulting di mia madre.” Le dissi. “Perché?” Mi chiese stupita. “È la consulting di tua madre, non ti trovi bene a lavorare con lei?” “Sarà anche di mia madre, ma ci sono mio zio e mio cugino ancora non laureato a gestirla. Mi hanno relegata a centralinista, riesco a fare solo consulenza alla Munz bank, ma non è un lavoro fisso.” Le spiegai. “Ma… come può permettere questo tua madre?” Mi chiese indignata Eleonora. “Vediamoci nel Kleinsten il mese prossimo. Io devo andare in Normandia, ma poi con Thomas sarò lì.” “Verrò. È tanto che non ci vediamo e vorrei anche conoscere la bambina di cui mi parli tanto.” Le dissi. “Licenziati. Hai anche un lavoro nel Kleinsten.” Mi disse Eleonora. Volevo a che mi licenziassi? Era stato mio padre a volermi lì, per lui quello era il posto giusto perché io potessi emergere. Eppure… eppure non era vero. Lavoravo per mamma, ma ero relegata e prendevo un misero stipendio e i soldi che mi aveva lasciato papà non volevo spenderli per sopravvivere. “Ci vediamo il mese prossimo bel Kleinsten.” Le dissi.
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