Quattro

1497 Parole
Dopo la frutta, avevo ancora molta fame. Era incredibile quanto potessi mangiare in quel momento, ma non sopportavo l'idea di restare lì seduta con Declan e Samantha. Lei continuava a lanciarmi occhiate pietose e Declan stava facendo un ottimo lavoro nel fingere che io non esistessi. Era la colazione più imbarazzante della mia vita. Se non me ne fossi andata presto, i miei genitori se ne sarebbero sicuramente accorti. "Sono ancora molto stanca. Andrò a sdraiarmi" dissi ai miei genitori, fingendo stanchezza nel miglior modo possibile. Non era difficile dato che era vero. I miei genitori e Alfa Jackson mi rivolsero un'espressione di comprensione. Sarebbe stato scortese non farlo, quindi sorrisi e rivolsi loro un piccolo cenno di saluto, ma prima di poter scappare "Spero che ti rimetta presto, tesoro" disse mio padre, dandomi una pacca sul gomito. mia madre si alzò dalla sedia e mi abbracciò. "Guarisci presto, tesoro" mormorò. "Buonanotte" dissi ai presenti. Tutti mi rivolsero i soliti auguri di pronta guarigione e finalmente potei andarmene. Mi fermai al tavolo del buffet dove veniva servito di tutto tranne la frutta, presi una bottiglia d'acqua e il muffin ai mirtilli più grande e fuggii dalla sala da pranzo il più velocemente possibile prima di rischiare di incontrare qualcuno dei miei amici. Volevo soltanto stare da sola. Ero circa a metà delle scale quando una mano ferma mi afferrò per il polso, facendomi sobbalzare, un formicolio danzò sulla mia pelle e il mio cuore traditore iniziò a battere forte. Speravo che lui non riuscisse a sentirlo. Sfortunatamente, quel sussulto fece cadere il mio cibo. "Oh, il mio muffin!" mi sfuggì prima che potessi fermarmi, sembrai infantile e ridicola, ma lo volevo veramente. Era ancora caldo. Non sapeva che i muffin caldi erano paradisiaci? Senza contare che i mirtilli erano i miei preferiti. Quello che aveva fatto, era quasi un crimine. Mi guardò dritto negli occhi e, con il ghigno più freddo che avessi mai visto, calpestò il muffin e lo trascinò con il piede sul gradino di pietra. Era proprio necessario? Non lo avrei mangiato una volta caduto a terra. Non ero un cane. Ok, tecnicamente ero un cane, suppongo, ma comunque, non avrei mangiato dal pavimento. "Che cosa vuoi, Declan?" sospirai e liberai il polso dalla presa, fui quasi rattristata dalla perdita di contatto tra noi, ma sapevo che non era quello che stavo provano. Era il legame con il compagno. Non volevo avere a che fare con lui e le sue stronzate. Avrei voluto che tornasse alla sua colazione e che mi lasciasse in pace. Mi afferrò per il collo e mi sbatté contro il muro. La mia testa rimbalzò bruscamente contro i mattoni e, per un brevissimo istante, vidi le stelle. Entrambi avevamo gli occhi spalancati per lo shock, mentre ci fissavamo l'un l'altra. Non potevo credere che avesse alzato le mani su di me in quel modo. Mi lasciò cadere a terra, io barcollai per ritrovare l'equilibrio, ma non mi sfuggì il modo in cui lui inciampò all'indietro, come se non riuscisse a credere di essersi comportato in quel modo. Non era l'unico ad essere stato colto di sorpresa da quel suo scatto improvviso. “Mi dispiace” mormorò appena. Se non riusciva neanche a guardarmi negli occhi e a dirlo, allora per me non significava nulla. Odiavo il modo in cui il legame di coppia mi faceva sentire in quel momento. Il mio cervello razionale mi diceva di no, mi urlava VATTENE FAITH, ma i miei piedi erano radicati sul posto, il mio cuore si stava stringendo e le immagini delle mani di Declan intorno al mio collo si trasformavano in immagini sexy, le cose che avrei voluto che lui mi facesse, ma non potevo lasciarmi andare, non riuscivo nemmeno a capire come potessi essere attratta da lui in quel momento, che cosa mi stava succedendo? L'alternanza continua tra la razionalità e la lussuria del legame mi faceva impazzire. Non avrei dovuto avere quei pensieri. Lui stava già facendo tutte quelle cose con qualcun'altra, per giunta con mia sorella. Non volevo essere la sua seconda scelta.Mi allontanai, incapace di sopportare quella vicinanza. Avevo paura di tutto ciò che avrei potuto fare mentre il legame mi teneva sotto il suo incantesimo. Se me ne fossi andato, avrei potuto spezzarlo. Tuttavia, mentre correvo, Declan mi bloccò, costringendomi a tornare contro la parete e mi ingabbiò con le sue braccia forti. Le sue braccia sono così muscolose che avrei voluto FERMATI, urlai dentro di me prima di lasciarmi trasportare ulteriormente. Non mi aiutò il fatto che i suoi occhi percorressero il mio corpo in modo molto suggestivo. Era quasi come se mi stesse spogliando con gli occhi. I suoi splendidi occhi blu mare si fissarono nei miei, e il fiato mi si bloccò in gola. Stavo lottando con tutta me stessa per non avvicinarmi e baciarlo. Come poteva essere così facile per lui? Volevo che lui desiderasse solo me. Ero così arrabbiata con me stessa per volerlo ancora, per essere disperata e triste. Odiavo che Samantha avesse ciò che era mio. Non poteva aspettare il suo compagno? Pensai che avrei dovuto combattere quel legame il più a lungo possibile. Non mi aveva lasciato altra scelta. Speravo di poter avere almeno solo un bacio. Volevo solo provare ciò che tutti gli altri provavano quando erano con i loro compagni, almeno solo una volta. Speravo che non sembrassi troppo patetica. Io, però, non avrei ceduto al desiderio. Se mi fossi concessa anche un solo bacio, non sapevo quando avrei iniziato a cedere. Come se potesse leggere nella mia mente, Declan si avvicinò così tanto che le punte dei nostri nasini si toccarono. Stava cercando di sembrare il più minaccioso possibile. Voleva che avessi paura, ma Faith, la cacciatrice, non si lasciava intimorire. "Non ti voglio Faith, né ora né mai!" ringhiò, sputandomi addosso. La mia lupa gemette silenziosamente nel profondo della mia mente. Potevo sentirla ritrarsi, mentre l'effetto delle parole di declan si faceva sentire. Ah, poverina, aveva scelto il momento peggiore per svegliarsi. Avrei voluto fare di più per lei ma non potevo fare in modo che Declan ci amasse e ci rispettasse. "Che cosa ti fa pensare che io ti voglia?" gli chiesi. La mia lupa gemette ma scelsi di ignorarla. Più tardi avremmo potuto leccarci le ferite. "Ah sì, perché ieri sei scappata come una puttana ferita?" Aveva un'espressione così compiaciuta che pensai di dargli un pugno. Mi chiesi che cosa avessi fatto per farlo arrabbiare così tanto con me. Non si era mai comportato in quel modo. Non capivo e il legame di coppia avrebbe dovuto far sì che mi desiderasse, eppure era come se avesse avuto l'effetto opposto su di lui. "Ferita?" Ridacchiai, anche se non lo trovavo affatto divertente. “Non sono ferita. Sono rimasta sorpresa, vedendo mia sorella nuda, tutto qui. Sono scappata via perché mi vergognavo di avervi colto in una situazione così complice, tutto qui” mentii, ma questa risposta sembrò farlo arrabbiare maggiormente. Che idiota. "Non pensare che Samantha non mi abbia raccontato di come ti sei chiusa in camera.” Sogghignò. Che stronzo. Se non mi voleva, non potevo farci niente. Avrebbe dovuto rifiutarmi e prendere Samantha come compagna prescelta. Perché torturarmi? Se non mi desiderava, perché voleva che mi struggessi per lui? Tuttavia, ero provocatoria. Non potevo farne a meno. Lo fissai dritto negli occhi e ridacchiai ancora una volta. Lo vidi lottare per mantenere il controllo del suo lupo. Agli Alfa non piaceva essere sfidati, nemmeno dalle loro compagne. "Ripeto, ero imbarazzata." Mi ferì sapere che quando Samantha aveva lasciato la mia stanza, era tornata subito da lui, ma che cosa mi aspettavo? 'Non ci vuole' si lamentò la mia lupa. Mi dispiaceva per lei. Non avevamo avuto nemmeno la possibilità di parlare l'una con l'altra e, per colpa mia, il suo compagno l'aveva già respinta, e io non potevo nemmeno dirle il perché. La brezza si alzò leggermente e l'odore di amarene mi fece venire voglia di trasformarmi all'istante. Declan lasciò cadere velocemente le braccia e scappò, lasciandomi lì da sola. "Oh Faith, pensavo fossi stata nella tua stanza. Posso parlarti?" mi chiese Samantha, raggiungendomi sulle scale. Quindi a lui non importava se beccavo mio sorella saltellare su di lui come una puttana da quattro soldi, ma non voleva vederla parlare con me? Figuriamoci. "Sinceramente, sarei felice se non dovessi parlarti mai più" le dissi di getto. Girai velocemente sui miei talloni e salii le scale il più velocemente possibile, quanto le mie gambe permettevano. La odiavo. "FAITH!" mi chiamò. Potevo sentirla correre alle mie spalle, ma ero più veloce di lei, e mi rinchiusi nella mia stanza. Non volevo continuare a nascondermi in camera come una damigella, ma se li avessi visti insieme, mi sarei trasformata e avrei ucciso Samantha. Sapevo che l'avrei fatto, riuscivo a stento a contenere la mia lupa, che stava facendo di tutto per farsi strada con gli artigli, e tutta la sua rabbia aveva un solo obiettivo.
Lettura gratuita per i nuovi utenti
Scansiona per scaricare l'app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Scrittore
  • chap_listIndice
  • likeAGGIUNGI