La grande contentezza che ebbe don Celzani di quel mezzo consenso fu profondamente amareggiata nei giorni seguenti dal ridestarsi dei tristi sospetti che gli aveva messo in cuore la signora Fassi; i quali ingrandirono man mano e si fecero così terribili nella sua immaginazione, che, il giorno fissato, egli salì le scale interminabili del Palazzo di Città con l'animo di un malato che va dal medico a udire la sua sentenza di morte. Oltre che, sebbene conoscesse il cavalier Pruzzi come un bonissimo uomo, e fosse conosciuto da lui, gli ripugnava di dovergli confessare la sua passione e i suoi propositi; poiché non avrebbe potuto, senza confessarli, rivolgergli le domande delicate ch'eran necessarie. Entrò timidamente nel modesto ufficio del direttore, che era una piccola stanza, rischiarata d

