Capitolo 5

2662 Parole
Mi avvicino a uno dei camerieri sparsi nel giardino, che mio figlio continua a infastidire da quando sono entrata, mentre cerco di controllare il respiro e vado in cerca di Ryan con gli occhi, ma non appena inizio a cercare in giro, fermandomi, i miei occhi finiscono su di lui. Tutto si ferma intorno a me e non riesco a controllare i battiti del cuore quando inizio a fissarlo senza accorgermene: mantiene una postura rigida, come se volesse mettere in mostra le larghe spalle, molto più ampie dell'ultima volta che le ho ammirate. Mantiene un'espressione talmente severa che mi sembra di avere davanti un altro uomo, dagli occhi più scuri e dalle labbra più carnose, e sue dita stringono il bicchiere mentre parla con Justin: spalanco le palpebre quando Naily si affianca al suo corpo. Allunga una mano per attirarla al suo corpo e stringerla al petto, facendomi perdere un battito: cerco di controllare il tremolio delle mani, ma il bicchiere mi cade di mano quando porta le labbra in avanti e intreccia le labbra a quelle della donna di fronte a lui. Porto una mano sul petto e distolgo gli occhi da quella scena orrenda. Pensavo che mi avessero tradita con Catherine e non capivo perché lei lo avesse imprigionato, ma a quanto pare non sono stata l'unica ad essere presa in giro da lui. Non è cambiato, mi sbagliavo. È lo stesso stronzo di prima, con la differenza che ora è ritornato dal suo vecchio giocattolino: Naily vive nella villa insieme alla figlia e da oggi a loro si unisce pure Alex. Ha formato la famiglia che non ha voluto con me, con Giulietta e Naily, e a maggior ragione non saprà nulla dei gemelli. Ritraggo indietro le lacrime, mentre mi affretto a piegarmi e raggiungere il bicchiere per terra. Ho giurato a me stessa di non piangere più per un uomo, di non soffrire più per colpa sua, soprattutto ora che Louis mi aspetta con ansia a casa nostra, in Italia. Non mi ha lasciato mancare nulla: ha lavorato come insegnante di lingua di giorno e barman di notte, facendomi vivere in un appartamento moderno e costoso e regalandomi affetto ventiquattro ore su ventiquattro. «Mi hai portata in un elegante ristorante francese, sicuramente vuoi qualcosa in cambio.»-alzo un sopracciglio, incrociando le mani, mentre appoggio la schiena allo schienale della sedia, stanca dopo una giornata intera in sala operatoria. «Sì»-rido alla sua sincerità, mentre porta una mano dentro una delle tasche del giubbotto di pelle. «Voglio un sì.»-riprende a parlare, mostrando una piccola scatola elegante e facendomi assumere un'espressione perplessa quando apre la scatola, senza perdere il contatto visivo con i miei occhi. Ho accettato la sua proposta solo quando ho sentito Noah chiamarlo 'papà' per la prima volta: in quel momento ho visto gli occhi di Louis illuminarsi e ho capito che non voglio che crescano senza un padre, non voglio che crescano senza Louis. Con la coda dell'occhio continuo a fissarli, nell'esatto momento in cui Naily si allontana insieme a Justin e Josh, quindi i miei occhi finiscono di nuovo su quelli di Alex, anche se non mi guarda. Non mi ha riconosciuta poco fa e non so per quale motivo non ho avuto il coraggio di rimanere in quella stanza e resistere alla sua presenza. I suoi occhi guardano un punto fisso poco più lontano da me: «Mamma, guarda!»-mi accorgo di Noah che cerca di catturare la mia attenzione solo quando gli occhi di Alex seguono la direzione di quelli di mio figlio e incrocia il mio sguardo: distolgo di nuovo gli occhi dalla sua figura, dopo aver notato che la sua espressione è passata da infastidita a turbata. Forse non sa che sono madre, forse non sa nemmeno di Louis... Cerco di non dare importanza alla sua smorfia e mi riprendo dallo stato di trance per quel brevissimo contatto visivo: non ricordo di aver mai visto quelle pozzanghere così scure, piene di rabbia... Forse si è accorto della mia presenza solo ora, ma ha già capito molto. Dopo anni ci siamo scambiati un'occhiata, ma questa è stata diversa, sembrava dimostrare il fatto che il passato lo abbiamo cancellato entrambi, ma lui si è ripreso molto prima di me. Sorrido a Noah per ricambiare il suo entusiasmo, ma il risultato è una smorfia, mentre allungo la mano verso la sua direzione, intrecciando le dita alle sue per costringerlo a lasciare in pace il pover'uomo e allontanarci il più possibile dagli occhi attenti di Alex. «Clara!»-Josh mi indica una sedia vuota al suo fianco, richiamando la mia attenzione, quindi decido di prendere posto senza pensarci due volte, ma non prima di aver fatto segno a Ryan di avvicinarsi. Senza ribattere si avvicina a testa alta, ma con il solito muso, per poi sorpassarmi e raggiungere Josh, che lo guarda confuso, spostando gli occhi dai miei a quelli scocciati di mio figlio. Mi limito a salutarlo con un abbraccio breve e lasciando un bacio sulla sua guancia, nell'esatto momento in cui la musica inizia a diffondersi nell'aria, costringendo tutti a prendere posto, quindi suggerisco ai gemelli di sedersi affianco a me per tenerli sotto controllo. Ryan è il primo ad ascoltarmi, dopo aver incrociato le braccia, mentre Noah, ovviamente, si distrae dopo due secondi e fa per allontanarsi, ma glielo impedisco, alzando gli occhi al cielo sotto lo sguardo curioso di Josh e facendolo sedere sulle mie gambe. «Ma mamma!»-è rivolto di spalle, ma posso immaginare il suo broncio sotto i ricci ribelli. «Mamma?»-Josh cattura di nuovo la mia attenzione, facendomi sbuffare mentalmente per la scena che si ripete. «Già.»-annuisco lentamente, limitandomi a guardare Justin davanti a noi in piedi, nervoso come non l'ho mai visto prima d'ora. «Due volte.»-aggiungo, indicando l'altra peste al mio fianco. Non guardo la sua reazione e ringrazio mentalmente la madre di Chris quando annuncia ai musicisti l'arrivo della sposa, per avermi aiutata a evitare un momento imbarazzante come questo. *** «Siediti, la cena è pronta.»-mia madre mi invita ad affiancare papà e i gemelli, ma ribatto prendendo il tovagliolo: «Apparecchio la tavola.»-dico con un filo di voce, sapendo già che il matrimonio di Chris non sarà l'unico argomento che dovrò affrontare stasera. «La tua amica ci ha sorpresi tutti, non sapevamo che prima o poi si sarebbe sposata.»-cerca di alleggerire la situazione, quindi mi limito ad alzare le spalle: «Il matrimonio è stato bello e ben organizzato.»-mi complimento con Chris, anche se in realtà non mi sono guardata molto intorno, dato che ero troppo concentrata a evitare Alex. Porto i piatti sul tavolo per poi affrettarmi a togliere dalla padella le patatine fritte, tanto amate dai miei figli. «Quando hai intenzione di dirglielo?»-chiede, prendendo in mano i bicchieri e lanciando un'occhiataccia veloce a mio padre. «Dire cosa a chi?»-corrugo le sopracciglia, guardandola dritta negli occhi. «Ad Alex.»-sospira, guardando di nuovo alle mie spalle, quasi per assicurarsi che nessuno ci stia ascoltando. Sentire il suo nome continua a farmi lo stesso effetto, ma convinco me stessa che è solo questione di tempo: è normale che mi sento così scossa, non avendolo visto da anni. Avrei dovuto fermarlo e dirgli ciò che sto cercando nel Bronx stamattina, al matrimonio di Chris, anche se non ho trovato nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi. «Gli chiederò il divorzio domani.»-sbuffo per il modo in cui continua a ficcare il naso negli affari miei: «Andrò alla villa.»-continuo pur di non farla insistere. «Non parlo del divorzio, figlia mia.»-assume un'espressione dispiaciuta, facendomi di nuovo assumere un'espressione corrucciata, ma decido di lasciarla continuare, dopo che si avvicina ancor di più: «Sono tua madre e ti capisco con uno sguardo.»-dice lentamente, quasi con tono di rimprovero- «I miei nipoti non assomigliano per nulla a Louis.»-spalanco gli occhi alle sue parole, mentre mia madre mi fa segno di calmarmi: «Non dirò nulla a nessuno, ma se qualcuno dovesse sapere la loro età, si capirebbe che i gemelli sono figli di Alex.» Il cuore mi sale in gola sentendole dire ad alta voce ciò che più temo. «Lui non deve saperlo.»-mi affretto a chiarire, scandendo ogni parola per chiarirle le mie intenzioni. «Puoi parlarci e risolvere tutto...» «Mamma!»-la interrompo con una voce talmente alta che lei spalanca gli occhi e mio padre gira la testa di scatto nella mia direzione. Abbasso la testa, pentendomi subito per il modo in cui mi sono rivolta a mia madre, ma sembra capire e cambia discorso immediatamente, strofinando con una mano il mio avambraccio: «I bambini avranno fame.»-annuisco lentamente alle sue parole, per poi raggiungere il tavolo, voltandole le spalle. «È pronto.»-richiamo la loro attenzione, anche se mi stavano già fissando in modo strano. «Patatine fritte!»-la vice di Noah distrae mio padre, facendolo sorridere, mentre fa un cenno con il mento a Ryan per unirsi a noi intorno al tavolo. Non appena si avvicinano aiuto entrambi a salire sulla sedia, anche se Ryan mi lancia un'occhiataccia e mi mostra di essere capace di salire da solo. Scuoto la testa, mentre guardo i miei genitori di sottecchi, portando il piatto si verdure di fronte. «Non vuoi l'hamburger?»-mia madre indica il piatto in mezzo al tavolo, ma scuoto la testa di nuovo, sgozzandomi con le verdure, dopo essermi abituata da Louis. È vegano, il che significa che non può nemmeno vedere la carne con gli occhi, ma non posso che ringraziarlo mentalmente, infondo è grazie a lui se ora ho un corpo perfetto. Ripulisco il piatto e mi alzo dal tavolo ancora affama, ma trattengo il desiderio di divorare gli ultimi pezzi di carne rimasti. Faccio per portare il mio piatto al lavandino, ma mi fermo quando vedo Noah imitarmi, scendendo dalla sedia con difficoltà: «Dove vai?»-gli punto l'indice contro. «Voglio fare una passeggiata.»-dice, quindi alzo gli occhi al cielo, rendendomi conto solo ora di quanto sia pessima l'abitudine che gli ha insegnato Louis. «Ma qui non siamo a Roma.»-mi lamento ad alta voce, sentendo i tacchi darmi sempre più fastidio: «Se vuoi lo accompagno io.»-mio padre fa per alzarsi, ma lo fermo sul posto con una mano. Dopo una giornata di lavoro a quest'età, non penso di essere più stanca di mio padre, quindi decido di seguire mio figlio nell'esatto momento in cui anche Ryan si allontana dal suo posto e si unisce al fratello. Perfetto! Avevo pianificato di andare a dormire presto per svegliarmi pronta ad affrontare lui l'indomani, ma da quando ho due figli le mie aspettative non si avverano mai. Noah spalanca la porta ed esce rapidamente, quindi sono costretta ad affrettarmi a prendere il mio cappotto e i giubbotti dei gemelli, per poi seguirli rapidamente, dimenticandomi persino di chiudere la porta alle spalle e rischiando di scivolare più volte. I tacchi iniziano davvero a infastidirmi, tanto che, non appena faccio un passo sull'erba fresca, decido di privarmene, per poi portare i piedi a contatto con l'erba fresca, nonostante non sia la decisione migliore, dato che il freddo che mi circonda e fa rabbrividire. Indosso immediatamente l'indumento, lasciando i tacchi indietro, per affiancarmi ai gemelli, porgendo a entrambi un giubbotto pesante. «Provate a rifiutare e vi faccio ritornare dentro.»-dico, vedendo Noah sul punto di ribellarsi. «Tutti questi alberi li ha piantati il nonno?»-la voce di Ryan echeggia in aria, facendomi annuire immediatamente, mentre Noah inizia a correre tra i cespugli e le rosacee del giardino ampissimo. «Anche quello?»-indica l'albero di pioppo gigantesco, che si distingue facilmente tra gli altri alberi: «Anche quello.»-lo accontento, sorpresa nel vederlo per la prima volta così curioso, piuttosto che scocciato e con il muso. Odio ammetterlo, ma talvolta, e non solo per l'aspetto fisico, mi sembra di avere di fronte Alex quando parlo con mio figlio. È serio e orgoglioso come il padre biologico, ma spero che la stronzaggine non sia trasmissibile geneticamente... Lo guardo attentamente mentre raddrizza la schiena, e solo ora comincio a sentire delle voci in lontananza. Mi viene la pelle d'oca quando riconosco immediatamente la sua voce roca e mi fermo sul posto, terrorizzata di ciò che potrei trovare aldilà del pioppo. «Porca puttana, non ficcare il naso negli affari miei! È la mia vita, cazzo!» Sento una voce sbraitare in lontananza e sobbalzo quando incontro dietro la serra il signor Tom, il datore di lavoro dei miei genitori, e suo figlio… Alex. Mi si stringe lo stomaco quando lo vedo davanti a Tom con un’espressione minacciosa. Non so cosa fare, se nascondermi o far finta di nulla, ma non so per quale motivo rimango a fissarlo come una stalker. È alto. Dio, se è alto! I capelli disordinati, di un castano scuro, attirano la mia attenzione. I lineamenti del viso sono perfettamente marcati, le labbra quasi carnose, peccato che da lontano io non riesca a vedere bene i suoi occhi. E tanti, proprio tanti tatuaggi, ricoprono tutta la sua pelle. Mi riprendo e scuoto la testa per ritornare alla realtà quando Ryan lascia la mia ma e incrocia le braccia al petto, avanzando con un passo deciso. Alex si trova dietro quell'albero e spero con tutta me stessa che non si stia parlando con Noah. Decido di muovermi nell'esatto momento in cui Ryan, a pachi passi più in avanti, dice tra i denti: «Non toccare mio fratello!»-scandisce bene ogni parola, il che mi porta a corrugare la fronte, pensando immediatamente che Alex stia facendo del male a Noah. Assumo un espressione furiosa, gonfiando le guance d'aria e trovando il coraggio di muovermi, ma non appena raggiungo l'albero e guardo la scena che mi ritrovo davanti, capisco di aver esagerato, pensando che possa essere capace di maltrattare suo figlio, anche se non sa di essere il padre. Rimango impalata davanti a loro, mentre Alex sposta gli occhi da Ryan a Noah, poi di nuovo al primo, per poi passare le dita tra i capelli confuso: «Che cazzo...?»-continua a fissarli, mentre il cuore mi sale in gola, pensando che possa essersi accorto della sua somiglianza con i suoi figli, ma una parte di me, in questo esatto momento, vedendoli uno di fronte all'altro, mi fa sentire terribilmente in colpa, mentre sento gli occhi offuscarsi. «Siamo gemelli, genio.»-mi trattengo dal piegare gli angoli della bocca verso l'alto, quando Ryan farfuglia tra se e se, facendosi lo stesso sentire e alzare un sopracciglio ad Alex. «Lascia in pace mio fratello.»-lo minaccia di nuovo, ma Alex non lo lascia finire che gli punto la l'indice contro, facendomi alzare gli occhi al cielo. «È lui che mi rompe il cazzo!»-alza leggermente il piede con difficoltà, mentre i miei occhi finiscono di nuovo su Noah, seduto per terra sulla scarpa di Alex, continuando ad alzare i pantaloni del padre per vedere la sua caviglia sotto il tessuto. «Le tartarughe hanno così tanti peli intorno alle caviglie?» «Alzati e sparisci.»-Alex perde la pazienza per l'ennesima volta, aumentando il fastidio che provo per il suo atteggiamento, mentre alza la gamba leggermente in aria, con Noah che perde l'equilibrio e si aggrappa alla sua gamba teneramente. «Sei caduto così in basso da prendertela con un bambino di quattro anni?»-incrocio le braccia al petto, facendogli alzare la testa di scatto per incontrare il mio sguardo. Dopo una frazione di secondo i suoi occhi cambiamento colore visibilmente, mentre una vena famigliare diventa evidente lungo il suo collo. Non distolglie gli occhi, minacciando ogni singola particella del mio corpo e mi pento immediatamente per essere intervenuta, piuttosto che scappare di nascosto o nascondermi dietro l'albero. Si avvicina tanto lentamente che riesco a guardare le sue mani formare due pugni ai lati dei suoi fianchi, mentre sospira come un toro infuriato. Sono io la vittima che in questo momento deve mantenere la testa alta, ma tutto ciò che riesco a fare è ingoiare la saliva, seppur con difficoltà. Mi sovrasta in tutta la sua altezza, ma non ho il coraggio di guardarlo in faccia, quindi porto gli occhi sul suo petto a due millimetri dalla punta del mio naso, inspirando il suo profumo senza volerlo. «Stammi lontana.»-soffia tra i miei capelli, per poi sorpassarmi, permettendomi di riprendere a respirare.
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