41° Giotto non scarabocchiava cazzi

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41° giotto non scarabocchiava cazzi Il pullman della squadra si ferma in piazza Eremitani e fa smontare uno a uno i componenti della truppa, i venti e passa giocatori che ho convocato per la trasferta di Padova, tutti quanti nella divisa formale imposta dalla società, comprensiva di abito scuro, camicia bianca, cravattino sottile, scarpe classiche di pelle nera in vitello spazzolato, puzza sotto il naso e pezza sotto l’ascella. Tutti quanti in perfetto ordine, tranne uno. «Mister, s’è scordato qualcosa?» fa Salvigni indicandomi i piedi, dove al posto delle calzature ufficiali della Fottuta Signora ci sono invece le scarpe da ginnastica blu lasciate nel mio ufficio da Tommasetti. Quell’uno, ovviamente, sono io. «Rubate allo Stadium» gli dico. «Mai fidarsi di voi gobbi.» L’edificio da

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