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Nexus, il legame del lupo

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Blurb

Elena è una lupa di sangue Alpha, nata per combattere.

Alex è un lupo di sangue Alpha, nato per uccidere.

La prima appartiene al clan dei Goose.

Il secondo appartiene al clan dei Rock.

Ma dopo secoli di convivenza ostile, i Rock decidono che è il momento di cambiare le carte in tavola e i due lupi sono costretti a fare ritorno a casa senza i loro compagni, mentre erano in giro per il mondo a cercarli.

Cosa accadrebbe se i due, distrutti dall'idea di dover tornare senza aver trovato il proprio legame, lo incontrassero per caso sulla via del ritorno?

Ma soprattutto, cosa farebbero se il loro legame dovesse essere il loro nemico giurato?

Per un lupo è impossibile ignorare il Nexus, il legame. Ma anche tradire il proprio clan lo è, soprattutto per un Alpha.

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Prologo
Chiudo gli occhi e annuso l'aria. Per un lupo niente è paragonabile alla caccia. In un mondo in continuo cambiamento, è difficile restare "al passo" e molti di noi non ci riescono, rimanendo chiusi in bolle senza tempo. Ma quando cacciamo, è come se niente fosse cambiato dall'albore dei tempi. I nostri sensi si amplificano al massimo, gli odori delle nostre prede ci riempiono i polmoni guidando le nostre vere forme, le nostre "forme lupo". Le cose ovviamente sono molto cambiate dal patto di Vienna. Anche la caccia. È un accordo fatto "per preservare", a detta degli umani, "per non sterminarli" a detta dei lupi. Nel 1504, i lupi d'Europa, a nome di tutti quelli presenti sul globo, hanno accettato di firmare un accordo con gli umani, centoquindici leggi "sacre" agli umani e ai lupi, che ne permettessero finalmente una pacifica convivenza. E che tutelassero entrambe le specie. Ai tempi, furono gli umani a chiedere questo trattato di pace, questo accordo. Per quanto la mente umana si credeva sempre superiore, mai avrebbe raggiunto quella di un lupo e furono costretti ad ammetterlo, per preservarsi. I lupi, dal loro canto, al contrario di quello che era il pensiero degli uomini in quel periodo, non traevano nessun vantaggio nell'uccidere un umano, la loro carne non era buona da mangiare e la morale del lupo, sacra ad ognuno di questi splendidi esseri, non riteneva giusto uccidere un essere tanto simile in aspetto e in pensiero. Per i primi secoli, dopo il trattato, le due specie riuscirono a convivere pacificamente, ma quando la scienza e i progressi tecnologici cominciarono ad arrivare, gli umani cominciarono a costruire armi di massa per uccidere, o sterminare, i lupi, fallendo miseramente ad ogni tentativo. La nostra pelle è dura da scalfire, le armi di distruzione di massa dell'epoca su di noi non funzionavano. E i lupi, sdegnati, tornarono a vivere in villaggi, in luoghi pieni di verde e lontano da dove gli umani potessero vivere, dove le temperature impedissero una vita semplice. Ovviamente molti rimasero nelle città, a vivere fra gli umani. Molti salivano al potere. Non c'era stato o paese dove il governo non fosse influenzato da un lupo. Alcune delle persone più importanti al livello mondiale erano lupi, da attori a politici e questo ovviamente ha comportato una completa "protezione". Tutti ad oggi sanno della nostra esistenza, su internet molte pagine spiegano scientificamente cosa siamo e come siamo fatti, ma ancora quello del lupo è un argomento tabù. Gli umani hanno paura di noi, sebbene sappiano che non potremmo fargli nulla. Solo il fatto che lo stesso trattato di Vienna, valido da cinquecento anni, ci consenta in due specifici casi di uccidere un umano, spaventa molto. Di fatto, ci pensiamo noi stessi a procurarci del male, con i conflitti fra clan che da secoli sono inevitabili. Il nostro modo di vivere è completamente diverso, lo era prima e continua ad esserlo. Il lupo si è evoluto con l'umano, ma hanno preso strade completamente diverse. E così gli umani ci lasciano in pace, fanno finta che non ci siamo, mentre noi viviamo nelle terre del nord o dell'estremo sud, e nelle più alte catene montuose di tutti i continenti. Mi piego sulle ginocchia e tocco la terra. Alzo il volto verso il cielo e mi concentro su quello che sento. Ho molta fame e dopo oggi non so quando potrò di nuovo cacciare in una foresta come questa. Sto per entrare nel periodo di ricerca e domani all'alba dovrò partire. Sento cinghiali e lepri, ma il mio lupo cerca qualcosa di più grande, cerca il brivido che gli sazi l'anima per sopravvivere al tempo che passerà lontano dalle foreste. Ad est, vicino ad un torrente. Cervo. Guardo in quella direzione e decido che si, posso accontentarmi e con questo pensiero, alzo le ginocchia piegate a terra e a quattro zampe balzo in avanti trasformandomi in lupo e comincio a correre verso la mia preda. La sera, preparo le poche cose che potrò portare con me. Ogni cucciolo, raggiunto il periodo di ricerca, intorno ai 300 anni, deve partire per un lungo viaggio in solitudine, per poi tornare al villaggio con il suo compagno, o compagna. Quello del compagno è un concetto molto semplice. Ognuno di noi è destinato a stare con un lupo, come la luna ha deciso millenni fa. E per questo il lupo comincia un viaggio in giro per il mondo nella sua ricerca. In genere, entro i 400 anni riesce a trovarlo. Ovviamente ormai non tutti fanno così. Monti clan minori hanno deciso di fermare questa tradizione, perché ritengono che i cuccioli di 300 anni siamo ancora troppo piccoli. Questo è dovuto ad una eccessiva convivenza con gli esseri umani, per i quali sarebbe inconcepibile che i loro cuccioli di appena 17 o 18 anni comincino a girare il mondo completamente da soli in cerca di un compagno. E ne ritardano la partenza di qualche secolo. Ma nel clan dei Goose, il mio clan, è ancora una tradizione sacra. Non per altro siamo uno dei clan più potenti. Viviamo nelle terre del nord Europa, al confine con il clan dei Rock. Vastissime terre, piene di animali succulenti. Chiudo il mio zaino e senza guardare niente di quella casa in cui sono cresciuta, esco dalla mia stanza, prendo le scale e continuo a fissare dritto d'avanti a me. I miei genitori, mio fratello e la sua compagna mi guardano andar via, non fiatano e io non mi giro a guardarli, ma so che sono in riga, d'avanti alla porta della cucina con sguardi seri, che mascherano la tristezza di vedermi andar via. Solo mio padre mi si avvicina e mi sfiora una guancia con la mano. Io chiudo gli occhi e mi godo quel contatto, poi mi porge l'altra mano e mi consegna una carta, in modo che io possa sempre avere i soldi necessari per vivere anche nel mondo umano moderno. Poi mi giro di nuovo verso la porta, la apro e vado via.

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