Capitolo 2 una cella calorosa

3459 Words
"Quando te ne vai?" Aveva risposto Deb al suo posto, dicendo che il vampiro doveva prima magiare. Dopo cena aveva detto che doveva riposare. Insomma tra una scusa e l'altra sono passati tre e il vampiro è ancora qui. E mentre la strega ha costruito un buon rapporto con lui. Calipso è semplicemente scomparsa, andando via prima dell'alba e tornando a tarda notte. Con la scusa della caccia, altre volte senza dare spiegazioni. Deb non ha dato peso alle sue sparizioni, conoscendo l'amica. Mentre Tristano ne è rimasto amareggiato, pensando che avrebbe voluto conoscere bene anche la lupa. All'alba del quarto giorno, Calipso decide di non uscire dalla copula. Dovendosi occupare degli animali e dell'orto, mansioni in cui Deb ha molto problemi. Afferra una mela dal cesto sul tavolo, ricordando l'ultima volta che Deb ha rasato una pecora. Poverina, ha ancora pena per quell'animale. Uscendo di casa, stiracchia la schiena e le braccia, godendondosi i primi raggi di sole. E quasi di buon umore, finché non nota il vampiro poco lontano, troppo immerso nei suoi pensieri per rendersi conto della sua presenza. Sbuffando il buon giorno che ora non lo è più, si incammina verso la stalla pronta a pulirla e a mungere gli animali. Ma, un volta recuperato gli attrezzi, nota che qualcuno l'ha già pulita al suo posto. "È stato lui. Si è occupato degli animali mentre eri via." Ridacchia Deb, apparendo alle sue spalle. Facendole alzare gli occhi al cielo, sia perché odia queste apparizione. Sia perché sa le intenzioni dell'amica, fare entrare il vampiro nelle sue grazie. "È inutile Deb. Se ne deve andare." Calipso su questo pare irremovibile. E si mette a mungere le mucche, indifferente all'amica che sbatte i piedi a terra come una bambina. "So che non vuoi nessuno intorno, che ti basto io. Ma non puoi essere così fredda davanti allo sguardo di lui. Sai che è uno di noi." La lupa capisce chiaramente dove vuole arrivare l'amica. E si, ha visto lo sguardo del ragazzo. La visto perso e senza speranza mentre un orso lo stava per ucciderlo. E quei sentimenti sa che non erano dovuti alla paura di morire. Infondo è questo che la spinta a difenderlo. A non mandarlo via a calci in culo o con la forza. "Non cambia nulla Deb. Abbiamo creato questo luogo per difenderci dagli altri e non per accogliere gli emarginati." Lo sa bene Deb, in realtà è stata sua la scelta. La volontà di creare un luogo per loro due dove vivere al sicuro, lontane dal mondo che gli danno la caccia. Ma sa anche che quel ragazzo ha diritto alla stessa pace che desiderano loro. Che ha bisogno di questo luogo. "Non lo manderò via Cali. Non posso e lo sai anche tu. Altrimenti l'avresti già sbattuto fuori." E la conosce bene, anche troppo per i suoi gusti. Infatti la strega si allontana dalla stalla, sperando di averle smosso qualcosa per cambiare idee. E Calipso continua a lavorare, mostrandosi fredda e distaccata. Come se questa discussione non la toccasse minimamente. Una bella maschera, deve farsi i complimenti da sola. La verità è che non lo vuole tra i piedi perché meno persone avvicina a se, meno persone vedrà soffrire. A causa sua. Intanto Tristano continua a guardare oltre la cupola. Sorridendo per come il mondo lì fuori casa avanti, mentre li rimane qui fermo e nascosto. All'improvviso una mela si frappone fra lui e il suo obbiettivo. Ondeggiando davanti a lui per magia. "Un frutto per i tuoi pensieri." Tristano sorride afferrando la mela, girandosi verso la strega. "Non rischio di fare indigestione di te?" Chiede facendo riferimento al discorso di qualche giorno fa. Mentre Deb si siede di fianco a lui. "Ho usato un incantesimo. Non c'è pericolo." La quiete che si respira in questo luogo fa quasi paura. Perché cozza terribilmente con la pioggia aldilà della cupola. Poiché l'incantesimo di Deb controlla anche il tempo all'interno della cupola. "Sai che puoi rimanere. Ti darò una camera tua e potrai rimanere finché vorrai." Gli dice lei tranquilla, tirando fuori dalla sacca a tracolla un'altra mela. "E la lupa lo sa?" Deb si ferma prima di addentare la mela, mordendosi il labbro e muovendo i piedi nervosa. "Certo. È stata proprio lei a dirlo." Parla velocemente, mordendosi subito la mela, in modo da avere la bocca piena. Mentre Tristano scoppia a ridere, osservando quanto la strega faccia schifo a mentire. Cosa inusuale per una strega, illusionista per natura. E questo lo porta a esporre un pensiero ad alta voce. "Tu e la lupa siete davvero strane. Un omega che sembra un alfa e una strega che non è capace a mentire." Deb ringrazia solo che non siano udibili all'orecchio dell'amica. Che odia essere chiamata in quel modo. "Non dire mai quella parola davanti a lei. Potrebbe incazzarsi e infastidirsi molto." Il vampiro si finge serio, portandosi persino un pugno sotto il mento con fare pensieroso. "Ma non lo è sempre? Dici che può essere anche peggio?" E non sa se è davvero una domanda retorica. Fino ad ora la vista solo arrabbiata, non osa immaginarla di cattivo umore. "Fidati, lei non è cattiva come sembra. E solo..." Non sa ne meno lei come descrivere l'amica. Forse non c'è un aggettivo per descrivere un passato terribile e un presente pieno di paure. "Difficile, affascinante e a volte persino simpatica. Soprattutto quando ti lascia appeso a testa in giù." Decide di sdrammatizza lui. Perché, nonostante si mostri sciocco e spensierato, sa che dietro la pellaccia di quella donna c'è molto di più. "E tu invece? Non sembri un vampiro, soprattutto non un vampiro del tuo rango." Sussura lei facendogli spalancare gli occhi. Non pensava che la sua natura nobile fosse così evidente. Anzi proprio questa mancanza la portato verso l'esilio, tra le altre cose. "Tranquillo, non lo dirò a nessuno. Anche perché non ho nessuno a cui dirlo." Ride amaramente, nascondendo un po' di nostalgia. Ama la sua casa e la sua amica, ma un po' gli manca la folla che anima le città o le piazze in festa. "Da quanto siete rinchiuse qui." Per la prima volta da quando si conoscono, il vampiro si mostra serio. E usa le giuste parole. Perché Deb sa che questo luogo la protegge dall'esterno, ma allo stesso tempo la tiene prigioniera. "Un anno circa. Non esco da questa copula da l'ultimo autunno. Calipso esce spesso per cacciare o per controllare il perimetro. Mentre a me non è permesso ne meno respirare l'aria di queste nuove foglie che cadono." E le manca sentire l'aria reale. Quella che circola nel mondo fuori da questa gabbia. Ma sa anche che uscire da qui per lei non è sicuro. Più pericoloso di quanto lo sia per i due amici. "Come te, anche noi siamo cacciate dai nostri simili. E perciò costrette a rimanere ai margini del mondo. Emarginati dai nostri stessi simili." Tristano non si chiede come la strega faccia a sapere tante cose di lui. Semplicemente si riflette nelle sue parole. Chiedendosi cosa sia davvero più giusto fare. Se rinchiudersi in una bolla, al sicuro dai pericoli, limitandosi a sopravvivere. O vivere da fuggiasco, rischiando la morte, ma assaporando il gusto della libertà. "Ehi pipistrello?" Una voce, più simile a un ruggito, richiama lo sguardo dei due verso la lupa alle loro spalle. Tristano sospira, aspettandosi l'ennesimo invito ad andarsene. "Vieni con me. Se hai intenzione di rimanere, devi farti da fare. Deb tu pensa alla casa." E invece non lo manda via. Ma lo invita a rimanere. Deb salta subito in piedi, euforica per il cambio di idea della lupa. Mentre Tristano non sa cosa pensare. La verità è che Calipso ha sentito la vostra conversazione. E dopo averlo insultato mentalmente per come la chiamata, ha capito che deve dargli una possibilità. Come Deb le ha dato aiuto al suo tempo. Tristano rimane immobile, osservando curioso la strega sollevarsi da terra, illuminata da una luce tenue viola. Le labbra muoversi in una strana lingue e la casa tremare. "Ti vuoi muovere? Non ho tempo da perdere." Acida e suscettibile. E a Tristano sta sempre più simpatica. La segue, nonostante avrebbe voluto vedere Deb all'opera. Entrando dopo di lei nella stalla, che ha pulito il giorno dopo. "Ti occuperai degli animali, nutrendoli e tenendoli puliti." Gli mostra ogni Trezzo da usare e la fila di fieno poco lontano. Senza mai distogliere gli occhi blu da quelli scuri del vampiro. Che quasi ha paura di dimenticare gli occhi "umani" della donna. Dato che la maggior parte del tempo lo guarda con lo sguardo trasformato. "Il tempo controllato dalla magia ci permette di avere un orto sempre ricco e campi di grano ad ogni stagione." Continua a spiegargli, lasciandosi seguire all'esterno. Tristano ha scoperto queste cose già i giorni prima. Ma l'ascolta con entusiasmo. E la prima volta che gli parla in modo civile. Alla fine di tutte le spiegazioni, si ferma di colpo trovandosela faccia a faccia, con il solito sguardo acceso è un dito puntato sul petto. "Se esci li fuori e ti attaccano, fatti tuoi. Se combini dei guai, fatti tuoi. Se hai qualche problema, fatti tuoi. Non siamo un branco o qualsiasi cosa a cui tu sei abituato. Siamo solo tre singoli individui che condividono uno spazio." Gli dà le spalle, sicura di essere stata chiara. Ma Tristano ha molto da ridire. "Eppure mi hai salvato da quell'orso. Perciò possiamo dire di non essere così estranei." Calipso se l'ho aspettava un colpo del genere. E alzando gli occhi verso il cielo, torna a guardarlo sicuro di sé. "Ero a caccia e quell'orso era la mia preda. La tua salvezza è stato un effetto collaterale." Ma nulla può scalfire il vampiro, che sorride soddisfatto. "O andiamo. Non ci credo nemmeno un po'. Tu ti sei affezionata a me, puoi dirlo non ti giudicheró meno stronza." La lupa sa che è solo una perdita di tempo, perciò fa quello che sa fare meglio. Lo ignora dandogli le spalle e andando via. "Dai lupetta, lo so che hai una gran voglia di abbracciarmi e chiamarmi tesoro. Non devi vergognarti, ti amo anche io." La segue divertito dal passo accelerato della lupa. Che inizia seriamente a pentirsene. Soprattutto quando il vampiro le taglia la strada, mettendosi in ginocchio davanti a lei. "Ti prego, non mi lasciare così. Posso essere un uomo migliore, pensa ai nostri bambini." La pessima battuta però non è inutile. Poiché per un decimo di secondo vede un sorriso sulle labbra di lei. Piccolo e veloce, ma lo vede. Segno che nulla è perduto come sembra. "Ti conviene riposarti. Domani c'è da raccogliere il grano. Ed io non ho intenzione di spezzarmi un'unghia, perciò dovrai farlo tu." Un attimo di allegria, che dura troppo poco. E Tristano rimane in ginocchio guardando la nuova amica andare via. Si, forse questa prigionia non sarà così male per un po' e in più ha un nuovo scopo nella sua vita. Riuscire a strappare una risata alla lupetta. Sapendo che non avrebbe rivisto la lupa tanto presto, torna sul davanti della casa. Trovando Deb che si batte le mani da sola per il fantastico lavoro. "Che ne pensi?' Tristano guarda finalmente la casa, spalancando occhi e bocca. In meno di mezz'ora Deb ha costruito un terzo piano alla casa. Entra in casa con la curiosità a mille, salendo gli scalini tre alla volta. Scoprendo che tutto sembra essere già così da tempo, mentre questa scala che porta dal secondo al terzo piano è stata creata da molto meno di un ora. Nel terzo piano ci sono due camera e sulla porta a sinistra è stato rintagliato il suo nome. "Forza, dimmi cosa ne pensi." Lo spinge Deb ad andare, mostrandosi entusiasta quanto lui. La camera in se non ha nulla di particolare. Un letto a una piazza e mezza, un comodino, un armadio stranamente pieno di vestiti. Una scrivania con fogli bianchi, una penna e dell'inchiostro nero. Ma la parte più bella è il lucernaio sopra il letto, che gli permette di vedere le stelle steso sul materasso. E Tristano sa che l'ha fatto perché la beccato spesso di notte a guardare il cielo in giardino. "Non sapevo cosa ti piacesse, così mi sono mantenuta sul vago. Forse avrei dovuto mettere delle tende blu. O forse ti piace il verde. Magari ti piace dipingere, se vuoi posso fare apparire il necessario. O preferisci leggere? Aspetta che creò una librer..." Il vampiro l'abbraccia di slancio, fermando il suo monologo inutile. E la camera forse non è chissà quale lusso, ma lo è la preoccupazione e il pensiero che ci ha messo. Nessuno ha mai fatto nulla di simile per lui, nonostante la sua nobiltà. "Grazie Deborah, è perfetta." La chiama con nome completo per accentuare quanto sia serio e felice. E alla strega non resta che ricambiare l'abbraccio. La lascia andare, solo per curiosare ancora un po' nella sua nuova stanza. Scoprendo un ulteriore dettaglio. La superfice della scrivania e la testata del letto non sono colorate. Ma raffigurano le costellazioni e volte celesti, come delle mappe astrali. Un ulteriore prova di quanto impegno e quanto la streghetta l'abbia letto dentro. Gira per la stanza che ha appena mezz'ora di vita, sentendola sua come non ha mai sentito la camera in cui ha vissuto per cento anni. Pensando che infondo non gli dispiace questa gabbia. Che è confortevole e ben piena di affetto. E in più, non è chiusa a casa. L'unica domanda che si pone è... Se andrà via da qui, riuscirà ad andar via dalle persone che rendono accogliente questa prigionia? ( ꈍᴗꈍ)( ꈍᴗꈍ)( ꈍᴗꈍ)( ꈍᴗꈍ)( ꈍᴗꈍ) Dopo una giornata a creare i vestiti e piccoli dettagli della camera con Deb, con una pausa giusto per il pranzo veloce. I due scendono in cucina a preparare la cena. Deb si diletta a cucinare, cantanti vecchie canzoni popolari. Mentre Tristano si limita a imparare a essere autonomo, trovando questi insegnamenti di vita molto piacevoli. Al contrario di come odiava le lezioni di portamento e educazione. Ma, una volta a tavola, l'umore di entrambi si rabbuia osservando una sedia vuota a tavola. La lupa è scomparsa da questa tarda mattina e pare non avere intenzioni di tornare per cena. "Non ti preoccupare, succede spesso e volentieri che manca per giorni. Una volta è scomparsa per circa tre giorni e senza dirmi nulla." La naturalezza di Deb, lascia un po' l'amaro in bocca. Poiché non sembra per nulla tranquilla, ma semplicemente rassegnata. "A volte durante la caccia avvista lupi o cacciatori. E perciò prima di tornare a casa fa in modo di non lasciare tracce che li portino qui. Nonostante sappia che la cupola è sicura, non perde mai la preoccupazione." Gli spiega, senza distogliere lo sguardo dal piatto. Forse per non mostrare al nuovo ospite la parte angosciante di questo luogo. Rimanere immobili, con la costante paura di essere scoperti. "Eppure con me non ci ha nemmeno provato a distanziarmi." Pensa ad alta voce lui senza ricevere una risposta, se non un sorriso che pare dire tanto. Infondo la lupa non voleva abbandonarlo. Forse in fondo lo voleva qui. Ma sa bene che non glielo confermerà mai. All'improvviso Deb si ferma, con la forchetta poco lontano dalla bocca. E gli occhi luminosi e viola. Tristano la osserva, per poi seguirla quando corre verso l'esterno. "Che succede?" Ma lei non risponde, muovendo frenetica la testa verso più direzioni. Come per capire dove dover ascoltare. Mosso dalla curiosità, Tristano sviluppa i suoi sensi, cercando cosa preoccupa tanto la strega. Sente ululati lontani, foglie che si spezzano sotto zampe numerose, forse quattro lupi. Ma sente anche un passo disperato e goffo, appesantito da qualcosa. Il primo pensiero va alla lupa, alla paura che sia in pericolo. Perciò, senza pensarci, corre verso la cupola. Sordo alle urla di Deb che lo pregano di non andare. Deb sa che non è Calipso, ma sa anche che chiunque sia inseguito e disperato e non da solo. Tristano supera senza problemi la cupola, come se fosse un filo d'aria, imbattendosi nell'aria fresca dell'autunno, del mondo esterno. E più che mai capisce il discorso di questa mattina fatto da Deb. Nonostante manchi dalla realtà da pochi giorni, ora sente quanto gli è mancato. Ma non ha tempo di approfondire questa mancanza, che già corre seguendo i rumori dello scontro. A pochi passi dai fuggiaschi, Tristano rallenta assaporando gli odori portanti dal vento. No, nessuno di questi lupi è la lupetta acida. Ma l'odore di sangue e le urla di disperazione lo costringono a tornare a correre Chiunque sia, amico o sconosciuto, merita di essere aiutato. Con la vista a suo agio nell'oscurità che vale, vede due lupi tenere a terra una donna. Mentre un lupo alfa combatte contro due suoi simili. Appena vede la gola vicino ai denti del lupo cacciatore, interviene velocemente spingendolo via contro un arbusto secolare. Il lupo che ha salvato e piegato sulle ginocchia, mentre il sangue gli cola dal fianco. E Tristano sa che difficilmente potrà continuare a combattere. Così, si posiziona davanti a lui, combattendo contro i due lupi. Che, nonostante siano alfa, sono troppo giovani che pareggiare con un vampiro centenario. Le cose cambiano quando i due lupi lasciano la donna per aiutare i loro amici. Il lupo ferito è subito soccorso dalla donna, che con lo sguardo prega Tristano di non abbandonarli. Ed è strana l'emozione che cresce nel petto del vampiro. Dopo una vita vissuta in egoismo e coccole, ora sente un vuoto finalmente riempirsi. Uno scopo che prima non sentiva nella bambagia in cui è cresciuto. Qualsiasi sia questo sentimento, è salvare i due disperati a darglielo. E questo è solo motivo per combattere ancora per lui. Drogato di questa adrenalina, di questo fuoco che lo fa sentire vivo per la prima volta in vita sua, combatte con tutte le sue forse. In realtà non più per aiutare i due ma per cadere in overdose di queste nuove sensazioni. Ma sono pur sempre quattro lupi che lo costringono ad arretrare e a difendersi su diversi fronti. Due lupi stanno per attaccarlo contemporaneamente, ma uno viene attaccato da una lupa più piccola e bianca. Calipso. L'omega, sapendo di essere molto debole rispetto agli altri, era titubante sull'intervenire. Ma poi il suo istinto ha superato la sua volontà logica. Si è lanciata in difesa del vampiro, attaccando direttamente alla gola del lupo. Sfruttando l'elemento a sorpresa. Sputa con disgusto il sapore di sangue, lasciando il cadavere del lupo per aiutare il vampiro. Che sembra spinto da una furia che non gli appartiene. Lo affianca tenendo a bada, come può, uno dei tre lupi rimasti. Consapevole che ha davvero poche possibilità di riuscirci. Intanto Tristano continua a combattere senza problemi. Tenendo sotto controllo la lupa con la coda dell'occhio. Osserva la sua tenacia, nonostante riesca solo a tenere lontano le zanne del nemico. È un omega, eppure sfida quell'alfa come se fosse naturale. Appena sfila via gli artigli dal terzo cadavere che giace a terra. Si volta verso la lupa e ci si avvicina per aiutarla. Ma appena il lupo rivolge l'attacco su di lui, la lupa si mette in mezzo lasciandosi ferire a una zampa. Tristano vede solo il suo pelo bianco sporcarsi di rosso. Vede la ferita sul corpo della lupa che l'ha salvato più volte. E dentro di lui esplode di nuovo la sete. Salta contro il lupo, lasciando che la sua natura di assassino si disetasse di vendetta. Spingendosi persino a mordere la gola del lupo inerme a terra, prosciugandolo fino all'ultima goccia di vita. Solleva il viso verso il cielo, passandosi la lingua sull'ultima gocce rimaste sulle labbra, trovando uno strano senso di sollievo. Di giustizia, nonostante sia un assassino a sangue freddo. Torna velocemente alla calma, con una sensazione di soddisfazione. Di benessere, macabro sentimento in confronto ai quattro lupi morti a terra. Si volta verso la lupa, retta sulle quattro zampe, nonostante quella ferita traballi sotto il suo peso. Non ha uno sguardo di disgusto o paura. Ma incazzato nero. "Non ti mettere mai più in mezzo tra me e un nemico. Non osare più difendermi." Tristano è completamente sconvolto e confuso. E lei ad essere corsa in sua difesa, lui si è limitato a fare ciò che era giusto. Eppure la lupa continua a guardarlo duramente. Con un lampo oscuro che scorre tra i suoi occhi blu tempesta. "Io..." Prova a cercare un senso nelle parole dalla lupa. Ma lei non gliene da tempo. Che corre via, nonostante la zampa ferita e la pioggia che inizia a scendere. Tristano la guarda andare via,con l'istinto di seguirla. Ma poi guarda il lupo gravemente ferito e decide di portarli da Deb, sicuro che Calipso sia tornata a casa.
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