Capitolo 1-2

1487 Words
MASON «Vado a prendere altra legna per domani mattina,» dissi a Brody, che stava lavorando alla sua scrivania. Ci trovavamo in salotto, il fuoco nel caminetto che riscaldava la stanza e il resto della casa combattendo la gelida notte invernale. Vento e neve battevano sulle finestre. Io ne raggiunsi una e tirai indietro la spessa tenda. Tutto ciò che riuscii a vedere fu il mio stesso riflesso e la neve che cadeva di traverso. «Immagino che per allora la pila di legna sarà tutta coperta.» Brody sollevò lo sguardo da alcuni fogli che stava osservando. «La cassa in cucina è piena?» «Andrò a controllare e farò rifornimento prima di andare a letto.» Il mio amico si limitò ad annuire e tornò al proprio lavoro. Non c’era molto da fare al ranch nel bel mezzo dell’inverno a parte assicurarsi che le mucche non morissero per via di un tempo come quello e occuparsi dei cavalli. Le giornate erano corte, le notti lunghe. Solamente gli uomini più vigorosi sopravvivevano nel Territorio del Montana, ma per me, Brody e il resto dei compagni del nostro reggimento che avevano costruito il Ranch di Bridgewater, era casa nostra. Per quanto riguardava Kane e Ian, loro avevano loro moglie, Emma, ad aiutarli a passare il tempo, e visto come le stesse crescendo il ventre a vista d’occhio, erano stati piuttosto impegnati. Andrew e Robert avevano Ann e il loro neonato, Christopher, a tenerli piuttosto occupati. Erano gli scapoli di Bridgewater a dover sopportare le lunghe notti invernali da soli. Sospirai, chiedendomi se io e Brody avremmo mai trovato la donna giusta per noi. Non era un compito facile, trovare una donna che fosse disposta a sposare due uomini, dal momento che quello era ciò che volevamo – una moglie per entrambi. Era il nostro stile di vita, lo stile di vita degli uomini di Bridgewater – trovare una donna, farla nostra, prendercene cura, proteggerla e possederla per il resto delle nostre vite. Sospirai tra me mentre mi infilavo la giacca di montone, ne sollevavo il colletto e mi infilavo dei guanti di pelle. Una donna non sarebbe di certo comparsa quella notte, a prescindere da quanto potessi desiderarlo. Quando aprii la porta sul retro, una ventata d’aria gelida mi investì in piena forza, facendo entrare un turbinio di neve in cucina. Mi affrettai a uscire, chiudendomi la porta alle spalle, tenendo l’aria calda all’interno. Quando il tempo era più clemente, riuscivo a vedere le luci delle altre case in lontananza. Quella notte, tuttavia, non c’erano altro che bianco e nero. Sotto l’aggetto della casa era sistemata una pila di legna grande abbastanza da durarci per tutto l’inverno. Afferrandone un paio di pezzi, me li impilai tra le braccia, andai dentro, li portai fino in salotto e li misi sul focolare. «Ti serve una mano?» chiese Brody, ancora al lavoro. Scossi la testa. «Ancora un carico qui e uno in cucina. Me ne vado su a letto quando ho finito.» «’Notte,» rispose lui distrattamente, concentrato sul proprio lavoro. Ancora una volta fuori nella bufera, mi impilai altra legna da ardere tra le braccia. Fu mentre raccoglievo l’ultimo pezzo che sentii un cavallo nitrire. Mi fermai. Tutti i cavalli si trovavano nella stalla durante la tempesta. Non sarebbero sopravvissuti all’aperto in una notte come quella. Senza dubbio ci saremmo ritrovati con una o due mucche morte l’indomani mattina. Il vento si alzò mentre la neve mi si insinuava lungo il collo. Sollevando le spalle, feci una smorfia di fronte al freddo che sentivo sulla pelle. Mi stavo immaginando le cose. Ecco. Lo sentii di nuovo. Era un cavallo. Stavolta il nitrito sembrava più un lamento. L’avevo già sentito in passato, un cavallo dolorante. Ferito. Aguzzai la vista al buio, ma non riuscivo a vedere nulla. Nessun animale, non c’era nulla in vista, solamente neve. Mi arrivava alle caviglie; senza dubbio se ne sarebbe accumulata ancora durante la notte. Giunta la mattina, ci sarebbe arrivata alla vita se il vento avesse continuato a soffiare così. Forse uno degli uomini si era dimenticato un cavallo? Stava vagando all’aperto con quel tempaccio? Rimisi a posto la legna, aprii la porta e chiamai a gran voce Brody. Lui accorse subito. «Ho sentito un cavallo. Vado a cercarlo.» Brody fu sorpreso. «Strano. Potrebbe essere stato il vento.» «Potrebbe,» concordai. «Devo controllare. Non voglio perdere un animale per colpa di questa bufera.» Lui sollevò una mano. «Ti servirà una lanterna, e prenditi il fucile.» Andò alla rastrelliera dove tenevamo sei fucili allineati verticalmente sulla parete, pronti per qualsiasi genere di emergenza. A Bridgewater c’era sempre possibilità di pericolo. Brody ne prese uno e controllò la canna prima di porgermelo. Ne prese un altro per sé. «Dammi cinque minuti, poi spara un colpo,» gli dissi, assicurandomi di sapere in quale direzione voltarmi per fare ritorno. «Non mi allontanerò molto.» «Non perderti perché non ho voglia di uscire in questo schifo di tempo a cercarti.» Sogghignò. Non potevo biasimarlo. Nemmeno io volevo uscire con quel tempo. Ma avevo sentito un cavallo. Non sarei riuscito a dormire se non avessi controllato. Dopo essermi messo il fucile in spalla, mi sollevai nuovamente il colletto e mi creai un sentiero nella neve. Dopo circa una decina di passi, mi fermai per ascoltare. Il vento, nulla a parte il vento. In attesa. Là. Mi voltai verso il rumore e camminai in quella direzione. Un minuto, poi due. Poi un altro. Avanzava lentamente nella neve alta, controvento. Finalmente lo vidi. L’animale si trovava ad appena una decina di passi da me, sdraiato su un fianco. Per fortuna aveva il manto scuro, altrimenti avrei potuto non notarlo. Mi accucciai accanto al suo muso, lo sentii respirare pesantemente, gli occhi spalancati e spaventati. Aveva il pelo ricoperto di sudore, nonostante il tempo, e la neve stava cominciando ad attaccarvisi, ricoprendolo. Il verso che gli era sfuggito era di dolore, quasi un grido di tortura. Aveva una briglia, le redini cominciavano ad essere coperte dalla neve. Una sella, il che significava che c’era un cavaliere. Da qualche parte. Mi alzai e feci di corsa il giro dell’animale, trovando una massa scura a terra nella neve. Un uomo. Era morto? Non mi avrebbe sorpreso, che fosse stato per via del freddo o perché era stato sbalzato da cavallo. Per fortuna, la neve era abbastanza profonda e aveva attutito la caduta. Mentre il cavallo emetteva dei versi di agonia, io posai le mani sulla giacca scura del cavaliere silenzioso. Non sentii il fisico robusto di un uomo, bensì una vita sottile e dei fianchi larghi. Una donna! Per la miseria. Una donna fuori al freddo in una tempesta come quella. La girai sulla schiena e i suoi seni pieni mi finirono sotto le mani guantate. Riuscivo a sentire che erano pieni e sodi perfino sotto tutti gli strati di vestiti. La sua testa era stata protetta da una sciarpa ben avvolta attorno ai capelli, ma era rimasta lì sdraiata abbastanza a lungo da avere già un centimetro di neve a coprirla. Non sapevo nemmeno se fosse viva o morta. Non avrei perso tempo a scoprirlo in quel momento. Dovevo portarla via dalla tempesta e subito. Il cavallo, tuttavia, era un’altra storia. Lasciando la donna, tornai da lui, abbassando lo sguardo sulle sue zampe anteriori. Lì, come avevo sospettato, c’era una pessima frattura, con l’osso che fuoriusciva in maniera cruenta dalla carne. Doveva essere inciampato nella tana di un cane della prateria. Non era una cosa insolita e, sfortunatamente, era letale. Caricando il fucile, tornai al muso del cavallo, gli accarezzai il pelo lucido e presi la mira. Lo sparo risuonò nella notte, ma venne smorzato dalla neve e spazzato via dal vento. Dubitai che chiunque degli altri uomini a parte Brody l’avrebbe sentito. Se fosse successo, avrebbero atteso di sentirne altri due, dal momento che tre di fila era il nostro segnale di emergenza. Nessuno si sarebbe avventurato fuori in quella tempesta altrimenti. Sarebbe stato chiaramente fatale. Non potevo perdere altro tempo dietro al cavallo; adesso la mia preoccupazione era la donna. Sollevandola facilmente, mi voltai e seguii le mie tracce fino alla porta. Sarebbe stata solamente questione di tempo prima che svanissero. Il vento non fu altrettanto forte al ritorno. «Che... freddo,» mormorò lei. Era viva! «Sei al sicuro,» le dissi. «Tra un minuto sarai di nuovo al caldo. Resta solo sveglia per me, dolcezza.» «Hai... hai un buon profumo,» biascicò lei. Non potei fare a meno di ridacchiare di fronte alla sue parole. Era chiaro che non ci stesse più con la testa, dal momento che quale donna avrebbe ammesso una cosa del genere in una situazione simile? Non era esile. Sentivo le sue curve sotto le braccia. Fu il modo in cui se ne stava immobile a farmi accelerare il passo. Finalmente! Cominciai a intravedere il bagliore della lanterna della cucina. «Ci siamo quasi, dolcezza.» Diedi un calcio alla porta col piede. Una, due volte. Brody aprì subito. «Per la miseriaccia ladra,» borbottò, indietreggiando per farmi entrare. «Ecco. Tienila.» La passai a Brody, sorpreso, gli occhi che gli si spalancavano quando gli dissi tienila, e li sgranò ancora di più quando anche lui percepì il suo fisico da donna.
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