Capitolo uno

2349 Words
Elena 35 anni dopo... Guardo fuori dal treno in corsa e provo un odio profondo verso quei sedili di pelle sudici e usurati, che puzzano di vecchio, ma non è quel profumo che riporta alla memoria la casa dei nonni, no è quella puzza di vecchio che trovi nei negozi di usato di periferia. Per fortuna, nonostante i treni nel nord Dakota siano molto vecchi, i finestrini si possono aprire e l'aria che ne entra è fredda e mi ricorda quella di casa. Ho la schiena inclinata in avanti per non poggiare la testa al sudicio poggiatesta e i miei lunghi capelli castani quasi mi ballano dietro le spalle. Per fortuna, o sfortuna, io e mio padre abbiamo preso tutto dalla nonna, con i suoi tratti mediterranei italiani. A vedermi sembrerei una classica lupacchiotta meridionale, con dei grandi occhi castani, le sopracciglia folte e le carnose labbra rosacee. Ma i tratti del viso li avevo presi tutti da mia madre, una lupa del Nord America (agli estremi del Canada, per intenderci) dal viso dolce e i capelli chiari. E come tutte le lupe, sono alta più del metro e sessantacinque, destinato a diventare quasi un metro e ottanta per il mio sangue Alpha (sono ancora nel pieno della crescita). Il treno si ferma e scendo alla stazione di Bismak. È un ex-villaggio di un clan estinto, ma so che molti lupi ci vivono ancora, perfettamente ambientati tra gli umani. La stazione è enorme, almeno quindici diverse rotaie si allungano d'avanti ad un infinito muro pieno di negozi. Mentre cerco il modo più semplice per uscire, mi viene in mente che tutti i luoghi che creano gli umani si assomigliano terribilmente. Sono sicura che anche i negozi siano gli stessi. I nostri villaggi, al contrario, sono tutti diversi, ogni clan ha le sue tradizioni e le sue origini. Negli ultimi trentacinque anni sono stata in tutti i continenti, ne ho visti solo una minima parte, ovvio, ma posso già dire che le grandi città sono tutte identiche, quasi come se uno stampino enorme le plagiasse. Sono i paesi più piccoli, quelli di periferia, ad essere il vero specchio culturale dei vari stati del mondo. Appena esco dalla stazione, la prima cosa che mi colpisce è il fortissimo odore di lupo. Mi stringo nella felpa grigia, mi aggiusto lo zaino in spalla e abbasso il cappello di lana. Non per reale freddo, ho una temperatura corporea media di 45 gradi, ma perché i gesti meccanici mi aiutano a concentrarmi e subito individuo il lupo tra il mare di gente. È alto, capelli bianchi e pelle chiara, ha una felpa azzurra e dei jeans consumati e con le scarpe fa leva su una tavola di legno con le ruote, che ho scoperto essere un mezzo di trasporto molto apprezzato dagli umani e viene in direzione della stazione, giusto in tempo. Veloce gli sono accanto, lui frena di colpo e scende, avendo sentito il mio odore. Siamo appena fuori dalla stazione, la temperatura è abbastanza fredda, siamo in pieno inverno e sta sicuramente per piovere, tutto intorno a noi un mare di gente scalpita per arrivare al più presto possibile alla propria destinazione per evitare di prendere la pioggia. Il ragazzo, dagli occhi chiarissimi e il naso all'insù, mi guarda, dopo di che fa un leggero inchino. Io annuisco facendogli segno di alzarsi e senza dire nulla prende in mano la sua tavola di legno e mi guida nel fiume di persone che ci scorre accanto. Il cucciolo mi porta ad una casa non molto lontana dalla stazione, ma diversa dalle altre lí intorno, è evidente che sia più vecchia, le pareti sono di un azzurro sbiadito, alcuni punti neri per la muffa, le finestre non hanno balcone, sono piccole e larghe, mentre la porta principale è sopraelevata rispetto alla strada, dello stesso colore del tetto spiovente grigio. Lui con un mazzo di chiavi apre facendomi poi accomodare. Lo stile all'interno è anni cinquanta, colori accesi e fastidiosi per gli occhi un po' ovunque, per questo decido di non concentrarmi troppo sull'arredamento. Il lupetto mi fa sedere su una poltrona e mi guarda negli occhi, chiedendomi il permesso di parlare. -Mi chiamo Eliak, lupo nordico di città, ho 334 anni e non comincerò il mio viaggio prima di un altro secolo- mi dice con la schiena dritta, guardando davanti a se. Sicuramente sono il primo vero lupo di sangue Alpha che si trovava davanti. Io sbuffo. -Eliak, non essere così freddo, sono qui per tuo fratello Cak- rispondo e lui annuisce, facendomi segno di averlo già chiamato per avvisarlo del mio arrivo. Ho conosciuto Cak diciasette anni prima in una piccola cittadina spagnola e avevamo subito fatto amicizia. Anche lui, come il fratello del resto, era un lupo di città e aveva appena iniziato il suo viaggio, con ben 450 anni. Un uccellino mi ha detto che è stato fortunato e subito ha trovato la sua compagna, una lupa asiatica ed ero sicura che l'avrei trovato a casa, a presentare la sua compagna alla famiglia. A quanto sapevo, la sua compagna faceva parte dell'unico clan asiatico ancora esistente, lo Zchun e la morale del Lupo obbligava il lupo di città a seguirla nel suo clan. Dopo pochi minuti passati in compagnia del silenzioso fratello di Cak in quella orribile stanza, la porta si spalanca all'improvviso e il mio amico entra come una furia. Si ferma all'entrata e mi fissa e io fisso lui. È altissimo, le spalle larghe come quelle del fratello e i capelli bianchi, ma più lunghi di quelli di Eliak e al contrario del fratello, i suoi occhi erano grandi e celesti, con un sorriso bianchissimo che faceva sciogliere tutte le ragazze umane che lo guardavano. Indossa il classico maglioncino di cotone nero e subito gli salto al collo, stringendolo a me. Seppur non ci vediamo da soli sette anni, mi era mancato. In preda all'euforia, dopo avermi salutato, una raffica di domande mi colpiscono, mentre la figura della sua compagna esce da dietro l'imponente figura del mio amico. Io mi allontano da lui mentre lei mi fissa, studiandomi. È bassina per essere una lupa, capelli a caschetto nero e volto asiatico completamente anonimo. Che scelta strana ha fatto la luna per il mio amico. Lei si presenta e io faccio lo stesso, poi torno a parlare con il mio amico. -E dove sei stata negli ultimi sette anni?- mi chiede mentre ci sediamo ad un bar, dieci minuti dopo. -Le grandi città d'America, Los Angeles, New York, Las Vegas e il sud Africa. Mi sono trattenuta tre anni solo lì, i paesaggi sono stupendi ed è bellissimo cacciare nelle enormi savane, ma il caldo era spaventoso, poi Sidney e qualche città del sud del Giappone, in fine sono tornata in America per visitare la Dakota- gli dico e lui mi fa un cenno di complimenti, mentre io mi rivolgo alla sua compagna chiedendole del suo clan, raccogliendo informazioni nel modo più discreto possibile. Dopo una mezz'oretta, lo sguardo di Cak si fa duro. -E il tuo clan?- mi chiede. Io sospiro e guardo la barista che serve al bancone una tazza piena di caffè ad un uomo appena entrato. -Ci sono stati altri due attacchi dall'ultima volta, mio padre ha chiuso ancora un occhio perché non vuole scatenare una guerra, ma la Luna ce ne ha dati solo due e mio padre non reggerà altre istigazioni senza reagire- Tutti quelli seduti al tavolo sapevano cosa volesse dire. Io, Elena Hikl, figlia di Arduk, sono una delle combattenti guerriere più forti del villaggio, è da quando avevo trent'anni ed ero una cucciola che a mala pena si reggeva in piedi, che venivo allenata duramente per combattere. -E se non l'avessi ancora trovato, quando ti chiameranno?- chiede Mecgiun, la compagna, riferendosi al mio nexus. -Torno comunque. Non abbandono il mio branco. Mio fratello non potrà combattere anche per me, ha già la sua compagna da difendere- -E il tuo nexus?- mi chiede il mio amico, seriamente preoccupato per me. Se un lupo non trova il suo nexus, la sua vita può mirare ad una durata massima di 1600 anni. Con il nexus, invece, ai 4000 anni come minimo, perché la Luna avrebbe vegliato sulla coppia. Alzo le spalle, con finta non curanza. -Sono prima di tutto di sangue Alpha- Cak sbuffó. Per lui che non viveva in branco, quella era un idea assurda. Per lui il nexus veniva prima di tutto. Ma mai prima del branco, questo mai. Per nessun lupo di clan il branco viene in secondo posto. Almeno non finché non si trova il proprio nexus. Fino ad allora, si tratta solo della sua ricerca e quella può aspettare. -Quando riparti?- mi chiede ancora e io ci rifletto su. -Già domani. Ho sentito dire che in Messico un lupo sostiene di aver avuto un cucciolo da un umana- ridacchio pensando a quella povera donna e Mecgiun sbuffa. -Odio quando i lupi di città scambiano un non-morso per un umano- ci dice riferendosi al lupo messicano -Cavolo, come fanno a sapere così poco della loro stessa specie? Ogni secolo che passa diventano sempre più stupidi- A queste parole, il compagno le rivolge uno sguardo storto. -Io sono un lupo di città!- dice mettendo un finto broncio. -No tesoro, ora fai parte del mio clan. Ti educheremo e ti faremo diventare un vero lupo- e dopo quelle parole, gli da un bacio. Non posso che sorridere a questa scena. In fondo questa ragazza mi piace. Ancora più in fondo provo una gelosia immane. Voglio essere ottimista, ma pur provandoci so benissimo che molto probabilmente non avrò il tempo per farlo, per trovarlo. Una guerra fra Goose e Rock non solo sarebbe devastante, ma diventerebbe definitiva. Chi vince prende tutto. Chi perde, beh, se ha perso è perché è morto. Mi guardo intorno e penso a quanto possiamo sembrare ridicoli agli occhi degli umani, per i quali siamo dei semplici adolescenti con non molto più di diciassette anni, chissà cosa pensano quando ascoltano spiragli dei nostri assurdi discorsi. Sospiro ancora e guardo fuori dalla vetrata del bar. Chissà cosa sta facendo il mio nexus in questo momento. Torno a concentrarmi sui miei due amici e attirando di nuovo la loro attenzione, non posso fare a meno di invidiarli ancora. -Pensavo, a nord della città c'è un bosco protetto LIC, che ne dite?- chiedo invitandoli ad una caccia di gruppo. Gli occhi di Mecgiun si accendono e Cak annuscie sorridendo. Era parecchio che non cacciavo con degli amici. ——————————— Dopo quella che è stata la caccia migliore dell'ultimo decennio, siamo di nuovo tutti a casa di Cak, noi tre e suo fratello, seduti in salotto a discutere. La sera ha portato un oscurità piacevole nella stanza, i cui colori infastidivano sia me che Macgun e per questo motivo abbiamo preferito lasciare la luce spenta. Nonostante questo la stanza è comunque ben visibile nei suoi tratti principali, un grande divano al centro con due poltrone ai lati, dove noi siamo seduti, un televisore poggiato al muro e mobiletti squadrati un po' ovunque. -E tuo fratello?- mi chiede Macgun mentre parliamo delle nostre famiglie. -È più grande di me. Il prossimo Alpha. Ha trovato il suo nexus 200 anni fa- dico soltanto. -E ti assomiglia?- mi chiede ancora. -Per niente!- dico ridendo pensando al viso di mio fratello. -Lui è uguale a mia madre, una lupa albina ed è bellissimo! È un po' il mio eroe- dico sorridendo e tutti i presenti mi imitano. Da circa un ora stiamo aspettando che mia madre mi chiami per potermi aggiornare. Nell'ultimo periodo la situazione è diventata ancora più critica. Mio padre è sempre più sul punto di perdere la pazienza e molti lupi stanno chiamando i loro Gill, ossia un lupo con cui si è stretto un legame di sangue promettendo aiuto reciproco in caso di pericolo. In genere è un tipo ti rapporti che si instaura durante il Viaggio, per questo motivo raramente fa parte del proprio clan. Mentre mi perdo nei miei pensieri, il mio telefono comincia a suonare emettendo quella sua solita canzoncina fastidiosa. Lo prendo in mano e schiaccio il pulsante verde. -Elena, tesoro- suona la voce di mia madre e un senso di nostalgia mi avvolge. -Hey- dico soltanto, aspettando che lei continui. -Non ci sono belle novità- mi dice con un tono sconsolato passando subito al dunque e io annuisco, anche se non può vederlo. -Non ci sono più stati attacchi diretti dal nostro ultimo aggiornamento, ma i Rock sono entrati nelle nostre terre più volte, anche se non hanno mai fatto male a nessuno- dice sconsolata -tuo padre pensa che stiano semplicemente cercando di istigarci per spingerci a fare la prima mossa ed attaccarli- a sentire quelle parole rabbrividisco. Mio padre è un uomo saggio e giusto, ma la sua pazienza ha un limite ben preciso e so per certo che lo hanno quasi superato. Solo una volta gli ho fatto superare quel limite, ero una cucciola ma la mia punizione fu esemplare e ancora me la ricordo con dolore, anche se so che ai tempi era giusto che l'avessi. -Lo stanno provocando- dico dando voce ai miei pensieri e mia madre mi da ragione. -Tuo fratello sta cercando di calmarlo. Tutto il branco è teso- continua lei. -E loro cosa pensano?- dico riferendomi al branco. -Vorrebbero attaccarli. Tutti noi lo vorremmo, quei sudici hanno passato ogni limite. Ma allo stesso tempo vorrebbero evitare una guerra, nessuno di loro vuole vedere il proprio cucciolo crescere in questa situazione, senza potergli assicurare un futuro- -Vedrai che andrà tutto bene- cerco di rincuorarla, ma la verità è che nemmeno io ne sono tanto sicura. -Tieni pronte le tue cose per tornare a casa, appena sarà necessaria la tua presenza- mi dice con un filo di voce. -Certo madre- dico solo e poi chiudo. Guardo i miei amici nel buio e loro fanno lo stesso e sfogandomi, gli racconto tutto quello che ho dentro, senza piangere, un lupo non può permettersi di piangere.
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