Capitolo 2-1

2055 Worte
2 Inseguire qualcuno in un casinò è più difficile di quanto si possa immaginare e mi fa desiderare di aver bevuto meno drink, mentre schivo gomiti e cerco di non inciampare sui piedi della gente. Prendo anche in considerazione l'idea di effettuare la transizione nella Quiete per orientarmi meglio, ma preferisco non farlo, visto che il casinò sarà sempre ugualmente affollato quando tornerò alla realtà. Proprio quando comincio a guadagnare terreno sulla ragazza, lei svolta l'angolo in un corridoio che porta all'ingresso principale. Devo arrivarci il prima possibile o se ne andrà via. Il mio cuore sta martellando contro la cassa toracica mentre mi chiedo cosa le dirò una volta che l'avrò raggiunta, ma prima che possa soffermarmi su quel pensiero, due tizi in completo nero mi bloccano il passo. «Signore,» mi dice uno dei due, facendomi quasi prendere un colpo. Anche se li avevo scorti ai margini del mio campo visivo, ero così concentrato sulla ragazza che non avevo davvero registrato la loro presenza. L'uomo che mi ha appena parlato è enorme, una montagna con addosso un completo. Non può essere nulla di buono. «Qualsiasi cosa vendiate, non sono interessato,» rispondo, cercando di uscire da quella situazione con un bluff. Vedendo che i due tizi non sembrano convinti, aggiungo: «Sono di fretta,» e guardo alle loro spalle per enfatizzare la mia urgenza, sperando di sembrare sicuro di me, malgrado abbia i palmi sudatissimi e il respiro affannoso per la corsa. «Mi dispiace, ma devo insistere che venga con noi,» dice il secondo tizio, avvicinandosi. Al contrario del suo compare quasi rotondo, quest'uomo è più slanciato e d'aspetto molto atletico, pur con dei muscoli notevoli. Hanno entrambi l'aspetto delle guardie del corpo e immagino che diventino sospettosi quando qualche idiota comincia a correre per il casinò. Probabilmente sono abituati a sospettare che ci sia stata una rapina, o un qualcosa di losco, cosa che, a essere sinceri, ha parecchio senso. «Signori,» provo di nuovo a ragionare, con voce tranquilla ed educata, «con tutto il rispetto, sono davvero di fretta. Non c'è un modo per cui mi possiate rapidamente perquisire, o cose simili? Sto cercando di raggiungere una persona.» Aggiungo l'ultima parte sia per allontanare i loro sospetti di una qualche attività illegale, sia perché è la verità. «Deve davvero venire con noi,» dice quello più grosso, indurendo testardamente la mascella. Hanno entrambi una mano nella tasca interna della giacca. Grandioso, la mia solita fortuna, visto che sono armati. Sforzandomi di trovare un modo per gestire questa svolta inaspettata, canalizzo la comprensibile paura per quell'evento nella transizione. Una volta che entro nella Quiete, mi ritrovo in piedi accanto al duo non esattamente amichevole, con il mondo di nuovo muto. Riprendo subito a correre, senza più curarmi di scontrarmi con le persone immobili che mi bloccano la strada. Non è più maleducato spingerli via, visto che non sapranno nulla di ciò che succede ora e non sentiranno alcun effetto quando il mondo tornerà normale. Quando raggiungo il corridoio, la ragazza è già sparita, così mi sposto nell'ingresso e comincio a cercarla con attenzione. Vedendo una ragazza con una coda di cavallo vicino all'ascensore, corro verso di lei e la afferro, e nel momento in cui la giro per guardarla in faccia mi chiedo se il mio tocco la farà entrare nella Quiete. Sono abbastanza sicuro che poco prima sia andata così: lei mi ha toccato e ha provocato la mia transizione. Questa volta, tuttavia, non succede nulla e la faccia che mi ritrovo a guardare è del tutto sconosciuta. Dannazione, ho preso la persona sbagliata. La mia frustrazione diventa vera e propria rabbia quando mi rendo conto che l'ho persa perché quegli idioti mi hanno rallentato nel momento più critico. Furente, tiro un pugno alla persona più vicina con tutta la mia forza, seguendo il bisogno di sfogarmi. Come succede sempre nella Quiete, l'oggetto della mia aggressione non reagisce in alcun modo, ma sfortunatamente non mi fa nemmeno sentire meglio. Prima di decidere sul mio prossimo piano d'azione, ripenso a ciò che è successo al tavolo da gioco. La ragazza in qualche modo mi ha portato nella Quiete e lei era già lì da un po', poi, quando mi ha visto, è andata in panico ed è scappata. Forse questa era la prima volta che vedeva qualcuno di “vivo” nella Quiete, com'è successo a me. Ognuno reagisce in modo diverso agli eventi davvero strani, e incontrare un'altra persona dopo anni in cui si è stati nella Quiete da soli, di certo si può considerare strano. Rimanere lì a pensarci su non mi procurerà alcuna risposta, così decido di essere scrupoloso e mi guardo di nuovo attorno nell'ingresso. Nessuna fortuna, la ragazza non si trova da nessuna parte. Come mossa successiva, esco fuori e faccio un giro nel parcheggio del casinò, cercando di vedere se per caso posso scorgerla lì intorno. Guardo perfino dentro ai taxi fermi, ma non si trova nemmeno lì. Sollevando gli occhi sul palazzo pieno di luci che troneggia sopra di me, valuto l'idea di cercare in ogni stanza dell'hotel. Ce ne devono essere almeno duemila e ci impiegherei parecchio tempo, ma potrebbe valerne la pena. Devo trovarla e ottenere delle risposte. Anche se effettuare una ricerca minuziosa in un edificio tanto enorme sembra un compito spaventoso, non sarebbe impossibile, almeno non per me. Nella Quiete non sento né fame né sete, e non mi stanco nemmeno. Non devo neanche mai usare il bagno ed è molto utile per situazioni come queste, quando hai bisogno di darti del tempo extra. In teoria posso davvero cercare in ogni stanza, ammesso che riesca a capire come entrarci. Le porte elettroniche non funzionano nella Quiete, nemmeno se ho la chiave originale dei clienti che occupano la stanza. La tecnologia di solito qui non funziona proprio, è congelata come tutto il resto; a meno che non si tratti di qualcosa di meccanico e di molto semplice, come il mio orologio a carica manuale, e anche in quel caso ho bisogno di caricarlo ogni volta che mi trovo nella Quiete. Soppesando le mie varie possibilità, provo a immaginare l'idea di usare la forza per entrare in migliaia di camere d'hotel. Siccome il mio iPhone è tristemente un'altra vittima collaterale della Quiete, non potrei nemmeno ascoltare un po' di musica per far passare il tempo. Anche per una causa così importante, non sono sicuro di voler ricorrere a misure tanto estreme. E poi, se anche decidessi di fare una ricerca per tutto l'edificio, ora non sarebbe il momento più adatto per cominciarla. Anche se la trovassi, non sarei in grado di raggiungerla nel mondo reale, grazie a quelle guardie idiote che mi hanno sbarrato la strada. Ho bisogno di liberarmi di loro prima di decidere cosa fare. Sospirando, torno lentamente dentro l'hotel. Quando raggiungo l'ingresso, mi guardo attorno di nuovo, sperando in qualche modo di averla mancata la prima volta. Sento lo stesso impulso che provo quando perdo qualcosa in casa. Quando mi succede, cerco sempre in ogni stanza da cima a fondo e poi ricomincio da capo, guardando negli stessi posti dove avevo già cercato, sperando in modo del tutto irrazionale che la terza volta sia quella buona. O magari la quarta. Devo smetterla di comportarmi così. Come Einstein ha detto, la follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi. Alla fine, ammettendo la sconfitta, torno dai buttafuori. Posso rimanere nella Quiete tutto il tempo che voglio, ma quando ne uscirò loro due saranno sempre lì, e non c'è modo di evitarlo. Avvicinandomi, guardo nella tasca del tizio più grosso per scoprire con chi ho a che fare. Secondo la sua carta d'identità, il suo nome è Nick Shifer e fa parte della sicurezza, quindi avevo ragione a considerarlo un buttafuori. Trovo anche la patente, così come una piccola foto di famiglia, e studio entrambe in caso abbia bisogno di simili informazioni in futuro. A quel punto, sposto la mia attenzione alla tasca dove la sua mano stava per entrare. Sembra che io abbia avuto ragione di nuovo: ha una pistola. Se la prendessi per sparargli a distanza ravvicinata, Nick si ritroverebbe con una ferita sanguinante e probabilmente l'impatto lo farebbe cadere, ma non urlerebbe e non proverebbe a premersi la mano contro il petto e, una volta che io uscissi dalla Quiete, sarebbe di nuovo tutto intero, senza alcun danno. Sarebbe come se non fosse successo nulla. Non chiedetemi come faccio a sapere cosa succede quando spari a qualcuno nella Quiete. O quando lo pugnali. O quando lo colpisci con una mazza da baseball, o con una mazza da golf, o quando gli tiri un calcio nelle palle, o gli fai cadere in testa un mattone o una TV. L'unica cosa che posso dire, è confermare in maniera assoluta che, dopo un'ampia varietà di esperimenti crudeli e decisamente inusuali, i soggetti ritornano sempre illesi una volta che esco dalla Quiete. Okay, meglio smetterla con i ricordi. Ora come ora, ho un problema da risolvere e ho bisogno di essere prudente, considerando che ci sono di mezzo delle pistole. Do una pacca sulla nuca al me stesso congelato per uscire dalla Quiete e il mondo attorno a me si sblocca, mentre torno a fronteggiare i buttafuori in tempo reale. Cerco di mostrarmi calmo, come se non mi fossi messo a correre in giro come un folle cercando una ragazza sconosciuta, perché per loro non è successo nulla di tutto ciò. «Okay, Nick, sarò felice di accompagnarla e di risolvere questo malinteso,» gli dico nel mio tono più collaborativo. Gli occhi di Nick si sgranano alla menzione del suo nome. «Come fai a conoscermi?» «Hai letto il file, Nick,» dice il suo compagno più magro, chiaramente non impressionato. «Il ragazzo è molto intelligente» Il file? Di che diavolo sta parlando? Non sono mai stato in un casinò, prima d'ora. Oh, e mi piacerebbe davvero sapere come l’essere intelligente ti dovrebbe aiutare a scoprire in un momento il nome di un perfetto estraneo. La gente dice sempre cose del genere su di me, anche se non hanno il minimo senso. Pondero se effettuare la transizione per scoprire anche il nome del secondo tizio, solo per giocare di più con loro, ma poi preferisco evitare, visto che sarebbe un'esagerazione. Decido quindi di pensare all'uomo atletico come a Muscolo. «Vieni con noi senza protestare, per favore,» dice Muscolo. Fa un passo a lato, in modo da poter camminare dietro di me, mentre Nick apre la processione, borbottando qualcosa sull'impossibilità che io conosca il suo nome, indipendentemente da quanto sia intelligente. È chiaramente più sveglio di Muscolo e mi chiedo come reagirebbe se gli dicessi dove abita e che ha due figli. Comincerebbe un culto o mi sparerebbe? Mentre ci facciamo questa passeggiata per il casinò, ripenso a quanto sapere cose che non avrei dovuto sapere mi sia servito durante gli anni. In un certo senso è la mia specialità e mi ha portato molto in alto, ma naturalmente è possibile che la mia particolarità di conoscere cose che non avrei dovuto sia il motivo per cui hanno un file su di me. Magari i casinò tengono traccia di quelle persone che sembrano avere l'abitudine di andare contro le leggi dei grandi numeri. Quando arriviamo nell'ufficio, ovvero una stanza di dimensioni modeste, piena di telecamere che tengono sotto controllo diverse zone del casinò, la prima domanda di Muscolo conferma la mia teoria. «Sai quanti soldi hai vinto, oggi?» mi chiede, guardandomi male. Scelgo di far finta di nulla. «Non ne sono sicuro.» «Sembra che tu sia un'anomalia statistica notevole,» dice Nick, chiaramente orgoglioso di conoscere parole tanto complesse. «Voglio mostrarti una cosa.» Prende un telecomando dalla scrivania, sopra la quale sono sparse parecchie cartelle. Quando preme un bottone, uno dei monitor comincia a mostrare la registrazione di me che gioco al tavolo del Black Jack e, guardandolo, mi rendo conto che ho vinto troppo. In effetti, ho vinto quasi ogni volta. Merda. Potevo forse essere più ovvio? Non pensavo che mi avrebbero controllato così da vicino, ma è comunque stato stupido da parte mia. Avrei dovuto giocare un paio di volte anche quando sapevo che avrei perso, giusto per confondere le acque. «Stai chiaramente contando le carte,» afferma Nick, rivolgendomi uno sguardo duro. «Non c'è altra spiegazione.» In realtà c'è, ma non ho intenzione di dargliela. «Con otto mazzi?» dico invece, facendo suonare la voce il più incredula possibile. Nick prende uno schedario dalla scrivania, cominciando a sfogliarlo. «Darren Wang Goldberg, ha ottenuto una laurea con lode in legge ad Harvard, all'età di diciotto anni. Punteggi quasi perfetti di SAT, LSAT, GMAT e GRE. CFA, CPA e un sacco di altri acronimi.» Nick sogghigna come se le ultime parole lo divertissero, ma poi la sua espressione torna a indurirsi mentre riprende a parlare. «E la lista continua. Se qualcuno lo può fare, quello sei tu.»
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