CAPITOLO DUE
Mi risveglio al suono di voci familiari.
“Batman v Superman dovrebbe comunque avere un punteggio più alto sui siti che pubblicano le recensioni dei film” commenta Ariel da qualche parte. “Perfino l’ultimo film di Matrix, quello che tu stesso preferisci meno, ha punteggi più alti.”
“Perché devi sempre coinvolgere Matrix?” brontola Felix. “È perché invidi ancora il fatto che il primo Matrix ha punteggi migliori di qualsiasi Batman mai uscito?”
“Non tornerò su questo argomento” ribatte Ariel, e riesco quasi a vederla roteare gli occhi. “Armageddon, un altro film con Ben Affleck, non dovrebbe avere un punteggio più alto di Batman v Superman, su questo almeno sarai d’accordo.”
La parola Armageddon invia una scarica di adrenalina in tutto il mio corpo, dissipando i residui dello stordimento.
Alzandomi a sedere, mi sfrego gli occhi.
Felix e Ariel mi stanno guardando entrambi con espressioni preoccupate dipinte in viso. All’unisono, chiedono: “Come ti senti?”
“Ho avuto giorni migliori” rispondo, cercando di capire dove ci troviamo.
La scialba stanza non contiene mobili, ad eccezione del mio letto, e non ci sono finestre. Emana anche un vago odore di farmaci... perciò, forse è l’ufficio di un’infermiera o una stanza di ospedale?
Con gran fracasso, la porta grigia alle spalle dei miei amici viene ridotta in pezzi.
A pochi centimetri da terra, si libra Lilith, mia madre biologica e, in una delle Altre Terre, dea del male.
Con gli occhi trasformati in specchi, vola all’interno.
Ariel si gira.
“Sta’ ferma lì e non ti muovere” ordina Lilith in tono mellifluo.
Il corpo di Ariel s’irrigidisce, mentre la malia la trasforma in un manichino.
“Anche tu” cantilena Lilith a Felix, che si trasforma immediatamente in una statua.
“Bel lavoro” dice ai miei amici, prima che i suoi occhi tornino normali, quindi mi guarda in faccia. “Sasha, cara, come ti senti?”
“Che cosa ci fai qui?” Balzo fuori dal letto, squadrandola.
“Sono qui per vedere come stai.” Il suo gioioso sorriso mette in mostra le zanne. “Il tuo benessere è molto importante per me.”
“Sì, giusto. È per questo motivo che hai chiamato i chort, dicendo loro di chiedermi di Rasputin. Intendi ancora fingere che non credevi mi avessero uccisa?”
Il suo sorriso svanisce senza lasciare tracce. “Lavoravo con un veggente, e quindi sapevo che ti saresti trasformata. Qualunque madre desidera che i figli raggiungano il loro vero potenziale. Dovresti ringraziarmi per questo.”
“Ah-ha, come no. Grazie mille. Essere torturata è stato uno sballo.”
Accigliata, Lilith fluttua verso il basso, fino a toccare il grigio pavimento di linoleum con i piedi. “Se vuoi comportarti da monella ingrata, smetterò di fare la mamma gentile con te.”
La fisso, senza capire. Tutte le persone che ha brutalmente ucciso davanti a me, tutti i tentativi affinché facessi fuori i chort feriti... era la sua versione gentile?
“Sono molte cose da digerire” mento, preferendo che non spenga la propria amabilità.
Ma è troppo tardi. Socchiudendo gli occhi, afferma: “Visto che, a quanto pare, mi odi senza alcun motivo, che ne dici se te ne offro uno... rendendoti al contempo molto più forte.” Guarda Ariel, poi Felix, e aggiunge: “Ambarabá ciccì coccò.”
Un’orribile sensazione prende forma in fondo al mio stomaco, e il suo sguardo si posa su Felix.
“Allora è deciso” dichiara con un sorriso predatorio. “Voglio che tu uccida lui.”
La fisso, sbalordita, ma lei si limita a rimanere lì, piena di aspettativa... come se pensasse davvero che esista un universo in cui ucciderei un mio amico, solo perché è una psicopatica a chiedermelo.
“Senti” rispondo, aggiungendo altra finzione. “Non sono un’ingrata, devo solo...”
“Non l’ho detto abbastanza chiaramente?” Si sfrega il mento. “Che ne dici di questo? Ti ordino di strappargli il cuore.”
La parola ‘ordino’ si schianta nel mio cervello come un camion, e ho l’impressione di cadere.
Ma non sto cadendo davvero. Sono il mio libero arbitrio e il nocciolo della mia coscienza, che vengono banditi da qualche parte in profondità.
Un millisecondo dopo essere stata sopraffatta da quella strana sensazione, mi sento come rinchiusa in un segreto bunker sotterraneo nel mio stesso cervello... e il mio corpo inizia a muoversi con la determinazione di uno zombie.
“Ecco qua” cantilena Lilith. “So che può essere difficile all’inizio.”
Dalle profondità dell’esilio, voglio che la mia bocca emetta un grido di orrore, ma nulla fuoriesce dalle mie labbra.
Disperatamente, ordino al mio corpo di fermarsi, ma nemmeno questo funziona.
Prima di riuscire ad elaborare i fatti, la mia mano destra si solleva in un movimento da burattino, poi affonda nel petto di Felix, con una rapidità e una forza di cui non mi credevo capace.
Pur essendo sotto l’effetto della malia, Felix urla di dolore, ma solo per un secondo, dopodiché si affloscia, privo di sensi, intorno alla mia mano.
Che sto facendo? Che cosa sta facendo il mio corpo? Come può succedere?
“No. Ti prego, fermati!” è ciò che griderei, se la bocca si muovesse.
Ignaro della mia volontà, il mio corpo ghermisce il cuore di Felix, che ormai non batte più, lo strappa via, e lo getta ai piedi di Lilith.
Il resto di Felix stramazza per terra in un mucchio di carne sanguinolenta.
Nelle profondità della mia mente, urlo di orrore e di dolore... ma il mio corpo se ne sta lì, come se niente fosse.
“Molto bene” commenta Lilith. “Adesso, come ricompensa, puoi bere da lei.” Indica Ariel con la testa.
È uno degli incubi citati da Nero. Dev’essere così. Non è possibile che...
Il mio corpo balza verso Ariel.
Per quanto mi sforzi di uscirne, le mie zanne penetrano nella gola di Ariel, il cui sangue scorre dentro di me con un piacere sgradito e sacrilego.
“Finisci il tuo pasto” ordina Lilith... e con orrore, il mio corpo continua a bere, finché ad Ariel non resta più sangue da darmi.
“Pronta per andare?” Lilith mi sorride, mentre il corpo morto di Ariel crolla a terra accanto a quello di Felix.
Si gira, dirigendosi verso la porta, seguita dal mio infido corpo.