bc

I più bei Racconti Americani

book_age0+
detail_authorizedAUTORIZZATO
2
SEGUI
1K
LEGGI
like
intro-logo
Trafiletto

Indice dei Racconti

Le mogli dei morti

di Nathaniel Hawthorne

La sepoltura di Roger Malvin

di Nathaniel Hawthorne

Il duplice delitto della Rue Morgue

di Edgar Allan Poe

Bartleby

di Herman Melville

Storia della ghiandaia che scopri un buco

di Mark Twain

Il figliol prodigo di Mr. Thompson

di Francis Baet Harte

Sul campo dell’onore

di Ambrose Bierce

L’umiliazione dei Northmore

di Henry James

Il dono dei magi

di O. Henry

La mite Lena

di Gertrude Stein

La barca

di Stephen Crane

Io e il mio camino

di Herman Melville

Il biglietto da un milione di sterline

di Mark Twain

La via giusta

di Henry James

La guardia e il corale

di O. Henry

Il discepolo del verbo

di Theodore Dreiser

La semina del granturco

di Sherwood Anderson

chap-preview
Anteprima gratuita
Le mogli dei morti - di Nathaniel Hawthorne
Le mogli dei morti di Nathaniel HawthorneLA storia seguente, i cui semplici e casalinghi avvenimenti potran sembrare, dopo tanto lasso di tempo, non meritevoli di venir narrati, destò, cento anni fa, un tal quale interesse in uno dei principali porti di mare della Provincia della Baia. Il piovoso crepuscolo di un giorno autunnale, un salotto al secondo piano di una piccola casa, umilmente ammobiliato, secondo si addice alle modeste risorse dei suoi abitanti, e tuttavia ornato di piccole curiosità che giungono d’oltreoceano, e di alcuni delicati manufatti indiani — questi gli unici particolari che occorre premettere, per quanto concerne la scena e la stagione. Due giovani e gentili donne eran sedute, l’una accanto all’altra, presso il focolare, immerse nel loro muto e personale dolore. Si eran da poco sposate con due fratelli un marinaio e un agricoltore, e due giorni successivi avevan recato notizia della morte dei due: sul tempestoso Atlantico il primo, in una scaramuccia sulla frontiera col Canadà il secondo. La universale simpatia, destata dalla sciagura, aveva richiamato, in quella casa provata dalla sventura, molti visitatori, venuti a presentare le condoglianze alle due vedove cognate. Parecchi, tra i quali il pastore, eran rimasti fino al calar della sera, poi, uno dopo l’altro, sussurrando qualche citazione della Sacra Scrittura, che potesse infonder coraggio, e che veniva contraccambiata con più copiose lacrime, s’eran congedati, ciascuno tornando alla sua più lieta casa. Le due vedove, sebbene non insensibili alla gentilezza dei loro amici, avevan desiderato ardentemente di restar sole. Unite com’erano dai loro rapporti coi vivi, ora legate anche più dal vincolo della morte, ciascuna sentiva che la consolazione del suo dolore, quale mai fosse, l’avrebbe trovata solo nel seno dell’altra. Esse pertanto unirono i loro cuori, e versaron concordi lacrime silenziose. Dopo essersi abbandonate per un’ora a questo sfogo, una delle cognate, le cui emozioni eran temperate dal suo carattere dolce e tranquillo ma tutt’altro che debole, cominciò a ricordare i precetti di rassegnazione e sopportazione, che la pietà le aveva insegnato, quando era ben lontana dal pensare che, un giorno, ne avrebbe avuto bisogno. La sua disgrazia, inoltre, essendo stata conosciuta prima, per prima doveva cessare di interferire con lo svolgimento regolare dei quotidiani doveri: perciò, avendo disposto la tavola davanti al fuoco, e preparato un pasto frugale, prese la sua compagna per mano. — Vieni, cara sorella, non hai mangiato un boccone in tutto il giorno — disse. — Ti prego, alzati, e invochiamo la benedizione sul cibo, di cui siam provvedute. La cognata possedeva un temperamento vivace, irritabile, e le prime manifestazioni del suo dolore eran stati urli e appassionati lamenti. Ella si ritrasse ora alle parole di Mary, come un ferito che cerchi di sottrarsi alla mano che ravviva il suo strazio. — Non c’è che disperazione per me e non chiedo nessuna benedizione — disse Margaret, con un nuovo scoppio di lacrime. — E volesse il Cielo che non potessi mai più mangiare un solo boccone di pane! E tuttavia non le aveva ancora pronunziate, che già rabbrividiva per queste sue parole di ribellione, e poco alla volta Mary riuscì a calmare l’animo della cognata, e a renderlo più simile al suo. Il tempo trascorse, e arrivò l’ora consueta del riposo. I fratelli e le loro mogli, essendosi sposati senza possedere che gli scarsi mezzi strettamente indispensabili per poter contrarre il matrimonio, si erano alleati in un appartamento, dove vantavan eguali diritti sul salotto, e s’eran riservato privilegio esclusivo soltanto sulle due camere da letto, che gli erano attigue. In queste due camere pertanto si ritirarono le vedove, dopo aver coperto di cenere le braci del focolare, e aver lasciato una lampada accesa sul camino. Le porte delle due camere rimasero aperte, così che una parte di ciascuna di esse, e i letti con le tende non accostate, risultavano completamente visibili. Il sonno non calò su ambedue le donne nello stesso momento. Mary avvertì gli effetti, che sovente seguono un dolore sopportato con tranquillità, e non tardò a immergersi in un temporaneo oblio; mentre Margaret diveniva sempre febbrile e irrequieta, a mano a mano che trascorrevano le ore più profonde e silenti della notte. Nella sua veglia poteva udire le gocce della pioggia, che cadevan monotone, mai agitate da soffio alcuno di vento, e un impulso nervoso la obbligava a sollevare continuamente la testa dal guanciale, e a scrutare la camera di Mary e il salotto, che si trovava nel mezzo. La fredda luce della lampada proiettava nulle pareti le ombre dei mobili che restavano ferme, se non quando venivano scosse da un improvviso guizzo della fiammella. Ai due lati del camino, nella posizione consueta, si trovavano due poltrone vuote, sulle quali i fratelli, come capi di famiglia, era usi sedersi, con giovanili e allegre pretese di dignità; v’erano accanto due sedili più umili, i veri troni di quel piccolo impero, dove lei e Mary avevano esercitato, in virtù dell’amore, un’autorità che l’amore aveva loro concesso. La lieta radianza del fuoco aveva illuminato quel circolo felice; lo spento lucore della lampada meglio si addiceva alla loro presente riunione. Mentre Margaret gemeva amaramente, udì bussare alla porta che dava sulla strada. « Come sarebbe trasalito il mio cuore, se quel rumore l’avessi udito ieri! — pensò lei, ricordando l’ansia con la quale aveva a lungo atteso notizie di suo mariti). — invece adesso nulla m’importa più. Se ne vadano dunque, perché io non mi alzerò ». Ma, mentre questa specie d’infantile ripicca la induceva a decidere tosi, essa palpitava, e tendeva l’orecchio per sentir nuovamente picchiare alla porta. È difficile convincersi intimamente della morte di uno, che abbiamo considerato un altro noi stesso. I colpi ripresero lenti e regolari, evidentemente prodotti da un pugno picchiato contro la porta, ed erano accompagnati da parole, che pervenivano fioche, attraverso le varie pareti interposte. Margaret guardò nella camera di sua sorella e la vide sempre immersa in un sonno profondo. Allora si alzò, mise il piede per terra e si copri alla meglio, tremando di timore e d’ansia. « Che il Cielo mi assista! — sospirò. — Non ho più nulla da temere, e tuttavia mi sembra di essere dieci volte più timorosa di prima! ». Presa la lampada sul camino, si affrettò pertanto verso la finestra, che dava sulla porta di strada. Era una finestra ingraticciata, che girava sui cardini; come l’ebbe aperta, protese un poco la testa nell’umida atmosfera. La facciata della casa era leggermente arrossata da una lanterna, che faceva piovere la sua luce sulle pozzanghere d’acqua. Tutto il resto era immerso in un diluvio i tenebre. Quando la finestra scricchiolò sui cardini un uomo, coperto da un cappello a larga tesa e da un mantello, uscì di sotto il riparo del piano in aggetto e volse gli occhi in alto, per scoprire chi si fosse affacciato. Margaret riconobbe un albergatore della città, che era loro amico. — Che cosa desiderate, mio buon signor Parker? — chiese la vedova. — Ah, siete voi, per fortuna, signora Margaret? — rispose l’albergatore. — Avevo paura che fosse vostra cognata Mary, perché non posso sopportare di vedere una giovane donna in lacrime, senza poterle offrire il minimo sollievo. — Nel nome del Cielo, che notizie avete mai? — urlò Margaret. — Ecco, mezz’ora fa è arrivato in paese un corriere — disse il signor Parker — che proviene dalla giurisdizione orientale, con lettere del governatore e del consiglio. Si è fermato da me, per rifocillarsi con un sorso di vino e un boccone, e io gli ho chiesto che notizie avesse dalla frontiera. Egli mi ha detto che, nella scaramuccia che sapete, noi avevamo avuto la meglio, e che tredici dei nostri, che si credevano morti, sono invece sani e salvi, e tra quelli c’è vostro marito. Anche ha detto che vostro marito è stato scelto per scortare alla prigione provinciale i prigionieri francesi e indiani. Allora ho pensato che non vi poteva certo rincrescere di venir svegliata, e così son corso a darvi la notizia. E ora buona notte. Detto questo, il brav’uomo si partì, e la lanterna balenò lungo la strada, evocando per un istante forme indistinte di cose e Frammenti di un mondo, come l’ordine che attraversi rapido il caos, o la memoria che vada riandando il passato. Ma Margaret non si fermò a osservare questi effetti pittoreschi. La gioia le divampò in cuore, facendolo ardere tutto; con passi alati, il respiro in gola, volò accanto al letto della cognata. Ma si fermò sulla soglia della stanza, mentre un pensiero di pena le si insinuava in cuore. Povera Mary! — si disse tra sé e sé. — Perché dovrei svegliarla, e farle provare anche più aspra la sua pena, paragonata alla mia felicità? No, la terrò tutta per me la notizia, sino a domani mattina ». Si accostò quindi al letto e vide che Mary continuava a dormire tranquilla. Il viso era volto in parte verso il guanciale, sotto il quale si era nascosta per poter piangere liberamente. Ma v’era adesso diffusa una espressione di tranquillità, come se il cuore, simile a un lago profondo, si fosse placato, dopo aver lasciato calar lento il cadavere nei suoi abissi più immoti. È una fortuna, anche se sorprendente, che siano i dolori più lievi quelli di cui soprattutto si fabbricano i sogni. Margaret si ritrasse, dunque, all’idea di turbare la cognata, e avverti una strana sensazione, coree se la sua buona fortuna l’avesse resa involontariamente infedele, come se l’informazione che doveva impartire non potesse risolversi che in un mutamento, una diminuzione d’affetto. Con pronta decisione voltò le spalle. Ma la gioia non poteva restare a lungo repressa, anche in circostanze che, in altro momento, avrebbero provocato un aspro dolore. La sua mente era affollata di deliziosi pensieri, tinche il sonno non l’avvolse, furtivo, e trasformava il gaudio in visioni sempre più folli e inebrianti, come il soffio dell’inverno (ma qual freddo paragone!) che fiorisce di fantasiosi rabeschi i vetri delle finestre. Era già notte avanzata, quando Mary si destò di colpo. Un vivido sogno l’aveva, negli ultimi istanti, ravvolta nella sua trama irreale, della quale tuttavia non riusciva a ricordare se non che era stata interrotta sul punto più interessante. Per un po’ di tempo il sonno le alitò in giro, come nebbia mattutina, impedendole di percepire con precisione il suo stato vero. Udì, con imperfetta coscienza, due o tre serie di rapidi e violenti colpi, e a tutta prima trovò il rumore naturale, come il suo proprio respiro; in seguito lo giudicò cosa che non poteva interessarla, e solo in ultimo capì che si trattava di un richiamo, cui doveva rispondere. Nello stesso momento il ricordo straziante le balenò per la mente. Il velo del sonno, squarciato, snudò il volto del dolore; la fioca luce della stanza, e gli oggetti che rivelava, recavan appese tutte le sue idee della veglia, che le restituirono non appena essa schiuse gli occhi. Di nuovo udì alcuni rapidi colpi contro la porta. Allora, temendo che anche la sua cognata venisse disturbata, Mary si avvolse in un mantello col cappuccio, prese la lampada dal focolare e si affrettò alla finestra. Per qualche strano caso non era stata fissata col chiavistello e cedette facilmente alla mano. — Chi c’è? — chiese Mary tremando, mentre si sporgeva dalla finestra. Il temporale era passato e la luna brillava, facendo piovere i suoi raggi sulle rotte nuvole che ingombravano il cielo, lasciandoli cadere sulle nere case fradice d’acqua e sulle piccole pozzanghere, che il rapido incanto della brezza trasformava in ondulazioni d’argento. Sotto la finestra vide un giovanotto vestito da marinaio, tutto inzuppato come se emerso in quell’istante dagli abissi del mare. Mary lo riconobbe; navigava su legni di piccolo cabotaggio e ricordò che, prima che lei si sposasse, le aveva fatto la corte con non molta fortuna. — Che cosa volete, Stephen? — chiese la donna. — Rallegratevi, Mary, perché vengo a confortarvi — rispose l’antico pretendente. — Dovete sapere che sono giunto a casa meno di dieci minuti fa, e la prima notizia che la mia buona madre mi ha dato è stata a proposito di vostro marito. Allora, senza neanche scambiare una parola con la vecchia, mi son piantato in testa il cappello e sono corso qui. Non avrei potuto chiuder occhio, prima di parlarvi, Mary non fosse che per i ricordi di una volta. — Stephen, vi credevo ben meglio! — esclamò la vedova piangendo e si preparava a chiudere la finestra, perché non aveva la minima intenzione di imitare la prima moglie di Zadig. — No, fermatevi, statemi a sentire — gridò il giovane marinaio. -Proprio ieri, nel pomeriggio, abbiamo incontrato un brigantino che veniva dall’Inghilterra, e chi credete che ho visto a bordo, che stava benissimo, soltanto era un po’ più magro di cinque mesi fa? Mary si sporse dalla finestra, ma non poteva parlare. — Ma non capite? Vostro marito in persona — continuò il generoso marinaio. — Lui e tre altri si sono salvati su una tavola, quando il Blessing è colato a picco. Con questa brezza il brigantino arriverà in porto all’alba, e voi ve lo potrete vedere coi vostri occhi, domani. Ecco il conforto che volevo portarvi, Mary, e adesso buona notte. Dopo di che il giovane se ne partì, e Mary rimase a osservarlo, chiedendosi se dormiva o era desta: questo suo dubbio aumentava o diminuiva d’intensità, a seconda che il giovane scomparisse nell’ombra delle case, o emergesse sotto i luminosi raggi lunari. E tuttavia, a poco a poco, un beato flusso di persuasione le colmò il cuore, con una forza che l’avrebbe travolta, se fosse aumentato più rapidamente. Il suo primo impulso fu di svegliare la cognata, per metterla a parte della sua improvvisa letizia. Apri l’uscio della stanza, che era rimasto accosto durante la notte, ma non chiuso, avanzò sino ai piedi del letto, e stava già per posare la mano sulla spalla della dormiente. Poi si ricordò che Margaret si sarebbe destata a pensieri di morte e dolore resi anche più aspri dal loro contrasto con la felicità che era ormai sua. Allora si limitò a far cadere i raggi della lampada sopra la forma inconscia dell’infelice. Immersa in un sonno inquieto, Margaret, dormendo, aveva scompigliato le coperte. Le tenere guance eran rosee, le labbra socchiuse in un vivo sorriso, e l’espressione di gioia, che non poteva manifestarsi attraverso gli occhi velati, esalava come un incenso dal suo intero aspetto. « Mia povera sorella! Ti sveglierai anche troppo presto dai tuoi sogni felici », pensò Mary. Prima di ritrarsi posò per terra la lampada e cercò di accomodare le coperte, perché l’aria gelata non dovesse far male alla febbrile dormiente. Ma la mano le tremò sul collo di Margaret, e una lacrima anche le cadde sulla guancia, e quella improvvisamente si svegliò. (Trad. di Enzo Giochino) (Questa traduzione appartiene al volume HAWTHORNE, Le allegorie del cuore e La lettera scarlatta, Editore Einaudi, Torino)

editor-pick
Dreame-Scelta dell’editore

bc

Luna Della Seconda Opportunità

read
9.2K
bc

Mai più

read
10.0K
bc

Una seconda possibilità

read
1.0K
bc

La mia ex moglie miliardaria

read
26.9K
bc

Rifiutata, ma non distrutta

read
4.0K
bc

Il rimpianto del miliardario

read
17.1K
bc

Vendermi all'alfa

read
7.6K

Scansiona per scaricare l'app

download_iosApp Store
google icon
Google Play
Facebook