VERITÀ

1801 Parole

Era passato molto tempo dall’ultima volta che la professoressa Bianchi aveva guardato quella lettera d’addio. Principalmente si trattava di un meccanismo di difesa, di un rifiuto psicologico di affrontare il dolore: non voleva ammettere che un suo studente fosse morto per colpa sua. Ora, però, la stava rileggendo con attenzione. C’erano anche degli errori di ortografia, delle correzioni maldestre, delle parole cancellate con una X e riscritte a fianco. Non ricordava nemmeno quel dettaglio. Stefania si sentiva terribilmente a disagio. Le tornò in mente quando diceva sempre agli studenti: "Se sbagliate una parola, non fate un pasticcio. Basta fare una X e scrivere la parola giusta accanto." La lesse di nuovo dall’inizio alla fine. Anche se erano passati anni, anche se ora era una donna

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