CERCARE INSIEME

1683 Parole
La donna si chiamava Elena, e sua figlia era l'orgoglio degli studenti dell'ultimo anno della Scuola Superiore di Milano, la "distributrice di intrattenimento", Lucia. Sua figlia era davvero intelligente e molto sveglia; comprendeva tutto al volo. Anche se i suoi voti non erano sempre costanti, sicuramente sarebbe riuscita ad entrare in una buona università. Elena era rimasta per un po' nel seminterrato, stringendo tra le mani una barra di ferro che aveva preso da sopra; di solito la usava come matterello. Quel seminterrato era stato costruito quando le regolamentazioni edilizie a MIlano erano scarse, e pochi sapevano della sua esistenza. Doveva servire per nascondere certe cose. Non c'era luce, ma Elena sapeva che non lontano da lei c'era qualcuno. Non avrebbe dovuto maltrattarlo, era stato deciso fin dall'inizio. Lo aveva promesso. Aveva giurato che non lo avrebbe ucciso. Ma non riusciva a trattenersi. Non lontano da lei, il professor Rossi non emetteva alcun suono. Sebbene fosse legato mani e piedi e avesse la bocca tappata, non sarebbe stato difficile fare rumore. Eppure, rimaneva in silenzio. I suoi occhi, forzati a restare aperti, provavano un dolore insopportabile. Ogni parte del suo corpo era tormentata dai legacci, ma lui continuava a mantenere il silenzio, senza emettere un singolo gemito. Il professor Rossi non era stupido; sapeva che, se avesse urlato, avrebbe solo peggiorato la situazione, irritando il suo rapitore. Il giorno prima, in classe, aveva visto quell'annuncio, con il ritratto del killer che gli somigliava in modo inquietante. Era stato rapito la notte stessa, e quando si era risvegliato in quella totale oscurità, aveva subito intuito le intenzioni di chi lo aveva catturato. In quel momento, era chiaro che il suo rapitore era in preda all'emozione; qualunque cosa avesse detto sarebbe stata inutile. Doveva aspettare che si calmasse. Su internet c'erano infinite informazioni su quel caso, e il professor Rossi sapeva bene cosa poteva accadere se il killer fosse finito nelle mani dei familiari delle vittime. Tese l'orecchio, e non sentendo più alcun suono, presto percepì dei passi che si allontanavano. La persona se n'era andata. Tirò un sospiro di sollievo e si rese conto che quella voce femminile gli era vagamente familiare. C'erano così tanti studenti che, essendo nervoso, non era riuscito a riconoscerla. Quando Elena salì, proprio in quel momento rientrò Lucia. "Mamma!" chiamò Lucia. Vedendo il volto pallido della madre, che non sembrava stare bene, andò in cucina a versarle dell'acqua. "La signora Cinzia è passata a chiederti se puoi andare a cucinare da lei." Elena si voltò e vide Cinzia che sbirciava dalla porta. "Un nostro parente verrà a farci visita sabato prossimo," disse la signora Cinzia. "Inizialmente avevamo pensato di mangiare fuori, ma sai com'è nei ristoranti: le spezie sono troppo forti, non siamo abituati. Ho sentito dai vicini che cucini bene e usi pochi condimenti, quindi mi chiedevo se potessi venire a cucinare per noi domani. Possiamo accordarci sul prezzo, e i piatti sono semplici." Elena stava per dire che non poteva. Ma, non avendo aperto il suo negozio negli ultimi giorni, e avendo bisogno di soldi, soprattutto per il pranzo, pensò che accettare avrebbe potuto portarle qualche guadagno, così accettò. "Il tuo viso è così pallido, va tutto bene? Dovresti prestare attenzione alla tua salute," disse la signora Cinzia, aggiungendo Elena su w******p per facilitare i contatti. Mentre parlavano, un rumore sordo provenne da sotto. "Va tutto bene lì sotto?" Lucia rispose: "Vado a controllare." Elena la fermò, dicendo: "Non c'è luce laggiù, è tutto buio. Fai attenzione a non cadere." Lucia la guardò e disse: "Mamma, non starai affumicando di nuovo la carne nel seminterrato, vero? Non siamo in campagna, qui non possiamo farlo. Se ci scoprono, sarà un problema." Quel seminterrato, chiuso e nascosto, era perfetto per affumicare la carne. Elena si riprese e annuì. La signora Cinzia intervenne: "Ho assaggiato la vostra carne affumicata una volta, aveva un sapore un po' strano." Una vicina, che osservava la scena da fuori, rifletteva su come, ai giorni d'oggi, guadagnare soldi fosse diventato sorprendentemente facile, persino semplicemente cucinando a casa degli altri. Stava riflettendo se chiedere a Elena se avesse bisogno di aiuto dopo che la signora Cinzia se ne fosse andata. Quella vicina aveva più di settant'anni, era in buona salute ma non riusciva a trovare lavoro, così raccoglieva cartoni e bottiglie di plastica da vendere nel quartiere. A volte Elena le chiedeva una mano al suo negozio, poiché avevano un buon rapporto. Essendo del posto, appena sentì parlare di carne affumicata, rispose subito: "Allora non hai assaggiato la nostra vera carne affumicata! Non ha sapori strani, solo un buon profumo." Elena intervenne: "Non importa se è buona o meno, non possiamo farlo. Non dimenticare che l'anno scorso, dopo aver affumicato la carne, sono venuti i poliziotti a cercarti." Elena scosse la testa: "Non ho affumicato carne." La vicina rispose con aria scherzosa: "Se affumicassimo carne, toccherebbe a me. Alla mia età, se mi rinchiudessero, pazienza." Lucia la tirò indietro e, in tono persuasivo, disse: "Mangiare carne affumicata non fa bene. Dobbiamo evitarlo, specie ora che la tua salute non è perfetta. Cerca di stare tranquilla con mia madre." La signora Cinza intervenne prontamente: "Ho un amico che conosce qualcuno che affumica carne. Devi solo portargliela, e per due euro al chilo te la affumicano. Potresti informarti." Lucia, incuriosita, chiese: "Esiste davvero un servizio del genere? Io e mia madre potremmo andare a vedere." La signora Cinzia ricevette una telefonata e, mentre prendeva il cellulare, disse: "Per ora il lavoro per il pranzo è sistemato. Ho delle cose da fare, ci sentiamo su w******p per il resto." Elena annuì e, per cortesia, accompagnò la donna alla porta. Dopo un po', sembrò riprendersi e fece un cenno di assenso. Lucia, apparentemente senza notare il comportamento strano della madre, riaccompagnò la vicina a casa. Era affabile e gentile, con un buon rapporto con tutti nel quartiere. Per cena, preparò carne e spinaci saltati, e una zuppa di pomodoro e uova. Elena mangiò solo qualche boccone, non aveva appetito. Improvvisamente, si sentì un colpo alla porta. "Salve, c'è qualcuno?" chiese una voce maschile giovane. "Mamma, qualcuno bussa. Vado a vedere." Quando aprì la porta, vide un giovane in piedi sull'ingresso. Lo riconobbe subito: era il figlio del loro insegnante di classe. Indossava ancora gli stessi vestiti del giorno. "Salve, sono Emanuele Rossi. Ho sentito dire che vendete pane fresco e che vi alzate presto per prepararle. Vorrei chiedervi se avete visto questa persona." Nella sua mano teneva una foto stampata. Era proprio il professor Rossi. Lucia si avvicinò immediatamente: "Questo è il nostro insegnante!" Il giovane sembrò sorpreso: "Ah, quindi sei una studentessa di mio padre." Elena uscì, fermandosi sulla soglia, fissando il giovane davanti a lei. "Esatto," disse Lucia, tirando la madre vicino a sé. "Mia mamma, in questi giorni ha avuto l'influenza, quindi non ha aperto il negozio. Riguardo alla scomparsa di tuo padre, ci sono novità? Cosa dice la polizia?" Emanuele, vedendo la preoccupazione di Lucia, rispose: "La polizia sta ancora cercando. Dicono che controlleranno le informazioni online, ma per ora non ci sono risultati. Ho pensato di fare un giro per vedere se qualcuno ha visto qualcosa." Sentendo quelle parole, Lucia propose: "Perfetto, ho appena finito di lavare i piatti. Posso venire con te a cercare. Conosco la zona meglio di te." Emanuele, che aveva davvero bisogno di aiuto, fu molto grato: "Grazie mille." "Non c'è problema." Lucia cambiò le scarpe e seguì il giovane fuori, dicendo alla madre: "Mamma, non affumicare la carne. Torno subito." Elena annuì, e così Lucia uscì. Insieme al figlio del professore, interrogò la gente dalla strada fino all'altro capo, ma non trovarono alcun informazione. Tutti dicevano di non averlo mai visto. Lucia, con prontezza, suggerì: "Se chiediamo in questo modo, probabilmente non troveremo nulla. È meglio chiedere ai negozi che hanno telecamere all'ingresso." Sarebbe stato un compito lungo e impegnativo. Lucia si rivelò più adatta alla ricerca rispetto a Emanuele. Iniziò a chiedere di visionare le registrazioni dei video, soprattutto nei negozi vicino alla scuola. "La polizia è già venuta a controllare, ma non hanno trovato nulla," disse il proprietario di un negozio. "Vogliamo vedere anche noi." Il proprietario non si oppose e diede a Lucia le registrazioni. Sembrava che lei stesse prendendo in mano la situazione. Riuscirono a ottenere 24 ore di registrazioni da quattro negozi, e sarebbe servito molto tempo per guardarle tutte. Emanuele tirò un sospiro di sollievo. Anche se i progressi erano minimi, almeno avevano una direzione. Pensava che, per una studentessa dell'ultimo anno come Lucia, fosse già tanto offrire il suo aiuto: "Guardo io le registrazioni. Tra due mesi hai l'esame, non distrarti per questa cosa." Lucia rispose: "Non preoccuparti, non mi lascerò distrarre. Se hai bisogno di aiuto, chiedi pure. Il professor Rossi è stato molto gentile con me, è il minimo che possa fare." Si era già fatto tardi quando Lucia tornò a casa. Appena rientrata, raccontò a sua madre com'era andata la ricerca, poi si lavò e andò a letto. Elena, però, non riusciva a dormire. Seduta in soggiorno, teneva in mano un telefono già sbloccato, guardando le foto e il profilo social di qualcuno. Se Lucia fosse stata lì, avrebbe notato che quel telefono non apparteneva a sua madre. Sul profilo social, l'ultimo post diceva: "Papà, non ti chiedo di diventare ricco, ma di restare in salute." C'era una foto di una conversazione e un di un bonifico. "Ho appena ricevuto il pagamento per il lavoro di tutor. Papà, questo è per te." Sapeva che aveva un figlio, e che quel figlio aveva venticinque anni. Quel giovane aveva già finito l'università e ora stava frequentando un master, vivendo un momento di grande successo. La sua bambina, invece, era morta. Era morta in inverno, e ora forse giaceva in un freddo e buio seminterrato, lontano dal sole. Il figlio dell' assassino viveva una vita brillante, mentre il suo bambino non c'era più. Non trovava pace. Per venticinque anni aveva pensato di uccidere quella persona. Ora, l'assassino era nel suo seminterrato. Ma non poteva ucciderlo. Prima doveva scoprire dove aveva seppellito sua figlia.
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