Capitolo 4

1947 Parole
La lettera ufficiale Il punto di vista di Jay-la Eric Stanton, l'amministratore delegato dello studio legale Stanton & Co, era in piedi davanti alla sua scrivania e in mano stringeva una busta nera, mentre aspettava pazientemente che lei terminasse la telefonata. Non le avrebbe messo fretta, si trattava di uno dei suoi clienti. Appena lei riagganciò il telefono, lui disse: “Come mai conosci la Browning Corporation? E perché non l'hai portata come cliente?”. Sembrava un po' infastidito da lei, probabilmente irritato dal fatto che non avesse menzionato la sua affiliazione con l'azienda di cui stava parlando. Ma nel momento in cui lui nominò la Browning Corporation, lei sentì il cuore che le martellava nel petto. Lo sguardo si spostò sulla busta nera che aveva in mano. Vide le scritte in bianco. “Non può essere”. 'No' Kora fece eco ai suoi pensieri. Quelle buste erano riservate ai reati gravi contro il branco; una notifica ufficiale. Eric non aveva assolutamente idea di cosa avesse tra le mani. Sapeva solo che sul retro c'era il sigillo ufficiale del branco del mondo degli umani. Per lui si trattava solo di una società multimilionaria, una che scriveva a uno dei suoi avvocati chiamandolo per nome. “Come l'hai avuta?”, chiese, cercando di non mostrare a Eric quanto fosse in realtà nervosa. “Il responsabile della posta ha dovuto firmare. Mi ha avvisato della società che l'ha inviata”, scrollò le spalle, ‘è la prassi’. Jay-la si alzò per prendere la lettera, ma lui la fermò. “Di nuovo, come fai a conoscere questa società? Stanno forse cercando di darti la caccia?”, le chiese accigliato. “No, non è così”. Jay-la scosse la testa: “Per favore, dammi la lettera”. “Prima spiegati”. Eric affermò in tono piatto e senza fronzoli. “Bene..., sono cresciuta all'interno della Browning Corporation. La mia famiglia lavora ancora per loro. Io, però, sono stata cacciata a 20 anni”, disse lei, cercando di ignorare il dolore che improvvisamente sentì al petto; le mancava sempre casa. Eric la fissò. I suoi occhi grigio chiaro si concentrarono su quelli verdi di lei, in modo molto intenso. Lei capì che stava cercando di capire se stesse dicendo la verità. Batteva di nuovo la busta contro la mano. Poi. semplicemente, la aprì davanti ai suoi occhi, avendo chiaramente deciso di non crederle. Jay-la pregò la Dea che non fosse scritta in Wolfen, la lingua dei lupi. Che l'Alfa avesse riflettuto bene e avesse pensato che quella lettera sarebbe potuta finire nelle mani di un umano. Tutto il suo corpo si bloccò quando lui lesse la lettera ad alta voce. Jay-la Freeman, Ha 3 giorni di tempo per rispondere a questa lettera. Dovrà tornare alla Browning Corporation entro 7 giorni. O la farò portare qui a forza. Nathan Browning, CEO Browning Corporation”. Eric sollevò la busta e Jay-la vide cadere nella sua mano una lunga fiala di vetro con un tappo di sughero. All'interno della fiala c'era un fiore di aconito viola. Non significava nulla per Eric. Lo tenne in mano e lo girò e rigirò, cercando di dargli un senso, aggrottando le sopracciglia per tutto il tempo. Il cuore di Jay-la, invece, affondò. Questa lettera era una minaccia che il nuovo Alfa, il suo amico d'infanzia e amante di lunga data, avrebbe usato la forza bruta e qualsiasi altro mezzo fosse necessario per riportarla indietro , se non avesse soddisfatto la sua richiesta. Non aveva idea di cosa volesse da lei. La lettera originale non conteneva alcun argomento, solo la richiesta di tornare a casa, più o meno. Non che lei lo volesse. Era partita su suo ordine e non voleva tornare. Luna la odiava già, forse lui aveva appena assunto il ruolo di Alfa e ora Sophia e lui potevano finalmente punirla e trasformarla ufficialmente in una canaglia. Era così crudele da volerlo fare di persona? Probabilmente la sua Luna serbava ancora rancore e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Probabilmente volevano vederla soffrire, mentre veniva separata dal branco. Jay-la strappò la lettera dalle mani di Eric, e anche la fiala di vetro, e la lesse da sola. Kora si lamentò con lei, preoccupata anche del fatto che, se fossero tornate indietro, non avrebbero potuto portare con sé i tre gemelli. Avrebbero dovuto trovare qualcuno che li tenesse d'occhio e poi sperare e pregare la Dea che la punizione sarebbe stata limitata alla riduzione allo stato di canaglia e che una volta espiata la colpa, avrebbe potuto andarsene e tornare alla sua vita nel mondo degli umani. Gli altri pensieri che le passavano per la testa la stavano uccidendo. E se Luna avesse voluto torturarla, imprigionarla o, peggio, ucciderla? Avrebbe lasciato i suoi figli orfani nel mondo degli umani? Questa paura si stava insinuando dentro di lei, ma doveva respingerla. No, poteva lasciarli con Tony e Lauren, anche se non conoscevano la Società dei Lupi, e se fosse successo il peggio sapeva che li avrebbero accolti e cresciuti. Il loro primo cambiamento avrebbe terrorizzato sia loro che i bambini, ma cos'altro poteva fare? Non poteva lasciarli ai suoi veri genitori. Luna li avrebbe sicuramente uccisi non appena avesse scoperto che erano i figli bastardi dell'Alfa. Non avrebbe permesso che ci fossero concorrenti per il posto di erede del branco, spuntati dal nulla, e se fossero stati affidati ai suoi genitori non ci sarebbe voluto molto perché l'Alfa Nathan fiutasse la sua carne e il suo sangue, il suo lupo li avrebbe fiutati non appena avessero raggiunto il territorio del branco e la sua Luna si sarebbe sbarazzata di loro al più presto. Eric riportò la sua attenzione al presente dandole un colpetto sulla spalla. “Che cos'è questa storia?”. “Non lo so”. Jay-la scrollò le spalle in tutta sincerità. “Sono via da sei anni, Eric. Mi hai assunto subito dopo l'università. Non sono stata qui tutto il tempo?”. “Hmm”, annuì. “Non voglio perderti Jay-la. Perché non chiami il numero dell'ufficio, è proprio lì in fondo, puoi provare a portarli come clienti?”. Non succederà mai, pensò tra sé e sé, “tu, mio caro Eric, non hai idea di chi sia veramente, né di cosa possa fare, e non vuoi nemmeno saperlo”. “Dubito che ne sarei capace. Per essere completamente onesto con te, quell'uomo mi odia”. “Allora perché la richiesta di tornare?”. “Forse...”, ci pensò seriamente. A parte la punizione per aver aggredito la sua Luna, solo un'altra cosa le era rimasta impressa. Il branco le aveva pagato la laurea in legge; avrebbe dovuto tornare e lavorare nell'ufficio legale del branco, essere un membro produttivo della loro società, cosa che non aveva fatto, su suo ordine. “Credo di essere in debito con loro per le spese del corso di legge. La Browning Corporation mi ha pagato la retta e avrei dovuto lavorare per loro subito dopo l'università. Ma visto che mi hanno cacciata a due anni dalla laurea e mi hanno detto di non tornare mai più, non l'ho mai fatto”. “E ti hanno pagato lo stesso la retta?”, chiese, confuso. “Sì, l'amministratore delegato dell'epoca era Blaine Browning, credo sia stato lui. Suo figlio Nathan ora è l'amministratore delegato ed è stato lui a cacciarmi. Forse Blaine pensava che sarei tornata o qualcosa del genere”. Eric annuì “Hai i soldi per ripagarli?”. Jay-la sospirò: “Non tutti, ma circa la metà, credo”. Se si trattava solo di “rivogliamo i nostri soldi”, poteva dargliene la metà e poi organizzare un piano di pagamento. Potreva redigere lei stessa il contratto e assicurarsi che fosse stato a suo vantaggio, aggiungendo una clausola di ferro che prevedeva che lui la lasciasse in pace per sempre. Avrebbe anche inserito una clausola secondo cui, nel momento in cui il debito fosse stato saldato, avrebbe trovato un altro branco che l'avrebbe accolta, risolvendo anche il problema dell'attaccamento a loro. La vera domanda era: poteva fare tutto questo senza coinvolgere i suoi figli o senza che lui li scoprisse? Lui non avrebbe pensato che fossero suoi, o almeno lei ne dubitava, a meno che non li avesse visti. Allora poteva trovare un branco che non li avrebbe usati come leva, se avessero scoperto di chi erano in realtà i figli? Troppi “e se” a questo punto. “Potrei scriverti un contratto e darti il resto. Potrai restituirlo più tardi, Jay-la. Sarebbe un'opzione per te?”. Jay-la gli sorrise, sapeva perché glielo stava offrendo: l'ultimo caso di divorzio di cui si era occupata e che aveva vinto aveva appena portato alla società un profitto di ben 5 milioni di euro. Il cliente era stato così contento che aveva persino indicato sua sorella per il suo accordo prematrimoniale prima che si sposasse l'anno prossimo. Jay-la era attualmente la gallina dalle uova d'oro di questo studio legale e portava soldi a palate. Era professionale, metodica e leggeva sempre le clausole, non veniva maimeno ai suoi doveri e sapeva giocare duro. Quando non riusciva a vincere, ricorreva alla mediazione e trovava un compromesso che soddisfacesse tutti, anche se ci voleva tempo. Non si arrendeva mai, era stata descritta come un cane che non mollava l'osso. Non avevano idea di quanto fosse vero. “No, va bene Eric, quando sarà arrivato l'accordo per il mio ultimo caso e tu mi pagherai, avrò il resto”. Lui annuì, apparentemente soddisfatto: “Te lo farò avere al più presto”. “Lo apprezzerei molto”, disse Jay-la in tutta sincerità, e lo guardò uscire dal suo ufficio. Si afflosciò sulla sedia di pelle dietro la scrivania, grata per la sua morbidezza, contenta di aver sborsato 2500 euro per averla, abbassò la testa sulla scrivania e mormorò: “Tre giorni”. Poteva scappare, pensò. Tre giorni erano un tempo sufficiente per interrompere il collegamento con il branco e scappare via. Nel momento in cui lo faremo, saprà che stiamo scappando”. Kora intervenne: “Lo farà arrabbiare ancora di più”. Lo so, Kora, ma c'è la possibilità che non gli importi nulla. Che altro possiamo fare?” Kora sbuffò: anche lei, a quanto pareva, aveva bisogno di tempo per riflettere. Di certo, loro due insieme avrebbero potuto escogitare un piano. Oppure avevano tre giorni per trovare il coraggio di fare una telefonata che lei non avrebbe mai voluto fare. Sentire la sua voce, così piena di rabbia e di odio per la donna che aveva osato fare del male alla sua compagna e ora a Luna. Non ci sarebbe stata la dolcezza, la giocosità, le sfumature seduttive del passato, quando lui l'aveva stuzzicata e sedotta con la sua voce morbida e sexy durante le loro notti di piacere. Notti che lei desiderava dimenticare, ma che in qualche modo popolavano ancora i suoi sogni, notti che erano rimaste impresse nella sua anima. Tanto che lei e Kora erano ancora tormentate dai sogni di lui, di solito con la luna piena. Anche se lei e Kora avevano imparato a lasciarlo andare, entrambe sarebbero state per sempre legate a lui, per via dei cuccioli che condividevano. Cuccioli di cui lui non sapeva nulla, cuccioli che lei voleva tenere nascosti; erano tutto ciò che a lei e a Kora rimaneva della loro vecchia vita. Tim non era all'altezza del suo Alfa a letto, ma come poteva esserlo? Dopotutto era umano, sospirò e chiuse gli occhi... tre giorni...
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