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1245 Parole
Arlette e Qiqiang si incamminarono assieme verso il castello del regno di Fiori, luogo di appuntamento con Karim Berger, ultimo membro del trio di amici. Qiqiang Lee non riusciva davvero a comprendere come la sua migliore amica riuscisse a sapere tutto, dalla completa storia degli ora quattro Regni alla parola d'ordine ogni giorno diversa. Questo lo affascinava, e non poco. Sapeva che Arlette fosse un'aspirante maga, ma che già all'età di quindici anni fosse a conoscenza di tutte quelle cose gli appariva alquanto strano. Tuttavia era anche consapevole dell'enorme quantità di libri che all'amica piaceva leggere – fortunata ad aver avuto la possibilità di ottenere una buona educazione – oltre a tutti i quaderni pieni di appunti che la ragazza possedeva e alle pozioni, non esattamente legali, con cui sperimentava assieme alla madre nel loro abitacolo. 《Qiqi!》 Lo distrasse dai suoi pensieri la stessa voce che lo torturava giorno e notte. 《Eccolo là! Lo vedi? È Karim! Andiamo dai!》 Il moro la seguì imbarazzato. Quand'era stato quel fatale giorno, quel giorno che aveva cambiato per sempre il modo in cui il ragazzo avrebbe visto l'amica? Non lo ricordava, ma infondo era normale: si conoscevano fin dall'infanzia, i due. Discesero la collina a tutta velocità e per poco Qiqiang non ci rimetteva la pelle dato che inciampò su una pietra, rotolando bruscamente giù fino alla pianura. 《Qiqi!》 Lo chiamò quella voce che amava sentire. 《Ti sei fatto male?》 I verdi e scintillanti occhi di Arlette lo scrutavano in cerca di qualche graffio e ferita, che però non vi era. Come era possibile che ogni cosa che la discendente della famiglia Nieto facesse, agli occhi del ragazzo contadino sembrava perfetta? Lei era perfetta, così perfetta quanto irraggiungibile. 《Ah... no, no tranquilla.》 Fu la risposta che arrivò alle orecchie della ragazza, nonostante la testa del moro non accennava a voler smettere di girare. Questa sorrise, alzandosi poi in piedi, ma prima che potesse dire qualcosa venne interrotta da un suono familiare. 《Ragazzi!》 Il profondo tono di voce di Karim tuonò nelle loro teste come fossero casse di risonanza. 《Karim!》 risposero in coro i due amici. Non il tempo di fare i saluti che il cavaliere esclamò, preso dall'euforia: 《Ascoltate! Mi hanno selezionato per fare una prova concreta a castello! Andrò con un cavaliere professionista che mi farà da guida mentre mi insegnerà il loro mestiere! Ho giurato sul nome della famiglia Berger che non fallirò e un giorno mi prenderanno come cavaliere proprio a castello, come mio fratello maggiore!》 I due appena arrivati erano molto contenti per l'amico, che non avevano ma visto così felice, e che quindi tempestarono di complimenti. 《Vai, Fratello!》 《Via libera?》 《Via libera!》 Zixin con un gesto veloce ringraziò il ragazzo dai capelli azzurri, e con una corsa fulminea si precipitò alla porta principale del castello. 《Quindi a che ora?》 chiese prima di chiudersi la porta alle spalle. 《Stasera alle sei. Non tardare o finiremo nei guai.》 《Grazie, Chris!》 E del Principe non vi fu più traccia. Talvolta il padre del giovane Nobile diciottenne si assentava dal Regno dell'Asso di Cuori per delle assemblee o per ragioni personali, e Zixin ne approfittava per uscire dalle quattro mura che da anni lo tenevano prigioniero. Purtroppo aveva bisogno dell'aiuto di qualcuno, e quella persona risultava essere il suo più fedele "maggiordomo" nonché migliore amico; conosciuto da tutti come il ragazzo dalla pelle scura, occhi rosati e dai bellissimi capelli azzurri che gli piaceva portare poco più corti delle spalle: Christian Britta. Qualche volta, a dare una mano a mettersi nei guai c'era anche il messaggero del suo Regno – nonché coetaneo e cugino del maggiordomo – Federico Britta, il ragazzo alto dai biondi ricci, colore in contrasto con la pelle leggermente scura e gli occhi di un azzurro acceso, quasi innaturale. Per essere d'aiuto alle proprie famiglie, anche ragazzi giovani sotto la maggiore età avevano bisogno di procurarsi al più presto un lavoro stabile: solitamente un lavoro al Palazzo Reale era ottenuto tramite raccomandazione, o perché un genitore prendeva il figlio come allievo insegnandogli il mestiere. Era proprio quest'ultimo il caso dei cugini Britta, che possedevano ora un lavoro di tutto rispetto nonostante i pregiudizi che ancora giravano sul colore della loro pelle. Christian inspirò profondamente, consapevole del rischio che stava correndo: “Mi caccerò nei guai uno di questi giorni, questo è certo!” pensava ogni volta, ma in cuor suo sapeva che finché non fosse successo niente avrebbe continuato a seguire il volere di quel brivido che gli attraversava la schiena ogni qual volta si trovasse in una situazione pericolosa. Quella vita al servizio di un Principe scontroso e spericolato era semplicemente perfetta per alimentare l'adrenalina di un giovane dal lavoro più tranquillo e noioso del mondo, ma segretamente amante del pericolo. Tornato dalla riunione dei messaggeri, Federico Britta ne avrebbe avute di cose da fare, ma i suoi pensieri erano più concentrati sulle cose marginali che erano state discusse alla riunione: i messaggeri erano sempre stati simpatici agli occhi del biondo, ma mai come questa volta aveva, tra pettegolezzi e battute fuori luogo, riso. Tra sé e sé si trovò a borbottare, ridacchiando al pensiero che in quelle riunioni si parlava più di altro che di lavoro. La messaggera di Quadri lo aveva colpito fin da subito con la sua simpatia, mentre quello di Picche era troppo assurdo! E quello di Fiori? Quello era un pazzo! Aspetta, com'è che si chiamava... 《Federico!》 Il messaggero scorse quello che ai suoi occhi pareva un senzatetto disperato che gli correva incontro come un pazzo con le lacrime agli occhi, per poi ricordarsi che la barba e i capelli violacei perennemente crespi e spettinati facevano parte dell'aspetto fisico del suo amico del Regno vicino. L'ammasso di capelli violacei attaccò: il ragazzo saltò in braccio a Britta, quasi buttandolo per terra. 《Vuoi per caso uccidermi, Sivert?》 Lo sguardo ricevuto indietro, per quanto pieno di emozioni negative, fece sbottare il riccio in una risata, mentre l'amico si impegnava a fare una voce roca, piena di rabbia. Federico si stava già preparando ad una delle solite futili – ma divertenti – conversazioni che teneva di tanto in tanto con l'amico. 《La principessa di Picche... hai presente?》 Pronunciò Sivert, abbandonando il petto del biondo. Come posso non averla presente? Avere una come lei a fianco è la massima aspirazione per un semplice uomo come noi, è la più radiante bellezza sull'isola! Purtroppo, però, nessuno di noi comuni mortali può anche solo pensare di stare con lei, e tu lo sai bene. Che vuoi?》 《Lei... oggi doveva passare per il regno di Quadri. Però non è passata! Ha rimandato, capisci? E io che ero lì ad aspettarla con tutto me stesso...》 《Forse è proprio perché c'eri tu ad aspettarla che non è passata...》 Ci fu un momento di silenzio. 《E magari avevi anche la bava alla bocca...》 continuò il messaggero, cercando di nascondere un sorrisetto di scherno. 《Britta Federico...》 inspirò l'altro 《Io ti ammazzo!》 e da lì seguirono pugni, deboli a dir la verità, e tirate di capelli. Sivert era fin troppo conscio del suo aspetto fisico, e per il messaggero ogni visibile punto debole era un'arma potente, per questo si divertiva così tanto a farlo arrabbiare!
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