CAP. 12

1853 Parole
Wynta Alcuni alfa erano semplicemente maleducati e arroganti; le era stato detto che sarebbe passato a prenderla, poi, dopo che l’orario dell'appuntamento era passato, le aveva mandato un messaggio dicendole che non sarebbe arrivato per prenderla e che non avrebbe sentito la sua mancanza; specificando il fatto di non sentire la sua mancanza. Probabilmente aveva ragione su questo. Ma poi si era presentato circa due ore e mezza dopo. Era entrato nel suo appartamento, rubando praticamente le sue cose e, se lei non fosse stata nel suo ufficio per riceverle, le avrebbe semplicemente rubato il vestito e le scarpe. L'aveva trascinata fuori dal suo ufficio e le aveva urlato contro perché non lo aveva aspettato, ma perché avrebbe dovuto farlo dopo il suo messaggio? Anche se non le avesse mandato un messaggio o non l'avesse chiamata, quanto tempo avrebbe dovuto aspettare? Secondo lui, fino a quando lui non avesse deciso di presentarsi, perché lui era un Alfa e lei non era altro che una misera solitaria che doveva fare quello che le veniva detto. Ora lui la cacciava dalla sua auto, senza giacca, e le diceva di salire a piedi lungo la strada di montagna fino al cancello. La sua auto era fuori dalla sua vista e lei non voleva più stare lì, non solo perché non era mai stata lì prima. Sapeva che chiunque fosse al cancello non avrebbe saputo chi era lei e non aveva con sé l'invito. Pensava forse che fosse un oggetto così prezioso per lei da portarlo sempre con sé? Probabilmente lui pensava che lei si sentisse speciale o qualcosa del genere, solo per essere stata invitata a qualcosa come una Cerimonia di Luna. Lui non sapeva che lei non aveva assolutamente alcun interesse a stare lì in piedi in mezzo a un branco a guardare una Cerimonia di Luna. Rimase lì in piedi e tirò fuori il telefono dalla borsa. Almeno aveva ancora quello, che era rimasto sulle sue ginocchia per tutto il viaggio. Rabbrividì mentre il vento le sferzava il viso e aprì una mappa della zona, cercando una strada per tornare in città che non la costringesse a percorrere quella che lui aveva appena imboccato. Così lui non avrebbe potuto impedirle di andarsene. Jared Hayes avrebbe dovuto spiegare a suo padre Alfa perché lei non era lì, non era arrivata con lui o non era stata trovata per l'iniziazione al branco. Ora era un no definitivo per lei. Vide sulla mappa che la foresta davanti a lei, dall'altra parte della strada, era una vasta area per escursioni a piedi, in bicicletta e a cavallo. Si voltò e guardò la strada e, sì, sulla collina c'era un cartello blu con il nome del sentiero forestale. Si voltò e si incamminò lungo la strada verso di esso. “Vediamo Jared Hayes, con chi è arrabbiato Alfa, con me o con te? Per non aver ottenuto ciò che voleva, quando ci sono voluti cinque anni per trovare un modo per farmi entrare nel suo branco.” Sapeva che, come solitaria, poteva interpretare il rifiuto di Jared di portarla nel branco come un segno che non la voleva nel branco. Era una sua prerogativa. Entrò nel parcheggio, trovò la mappa dei sentieri e la guardò. La passerella conduceva a tre diverse destinazioni, tra cui la discesa lungo la montagna. Scattò una foto per riferimento. Pensò che laggiù ci sarebbe stato un parcheggio o un borgo. Wynta si voltò quindi a guardare il sentiero davanti a lei. Era bagnato dalla pioggia, ma la passerella per chi voleva percorrere il sentiero nel bosco era ancora intatta. Scese le scale e si addentrò nella foresta. Era l'unico modo per scendere e allontanarsi senza percorrere la strada da cui erano arrivati. Non importava quale sentiero prendesse, erano tutti collegati e c'erano solo tre bivi tra cui scegliere, ognuno dei quali conduceva a un'uscita. Sarebbe finita da qualche parte dall'altra parte della foresta, lontano da quel branco. Mise via il telefono e si strofinò le mani, soffiandoci sopra e strofinandole sulle braccia per cercare di mantenere un po' di calore. Una volta era stata una senzatetto e aveva imparato a stringere i denti e sopportare il vento gelido. A volte era l'unica cosa che si potesse fare. Si fermò quando vide un torrente d'acqua attraversare la passerella su cui stava camminando, non molto tempo prima, e rimase lì a guardare mentre l'acqua spazzava via alcune assi di legno. Quella strada non era più un'opzione, doveva tornare indietro e raggiungere la sezione a T, aveva svoltato a destra su questo sentiero. Arrivò all'incrocio e superò il sentiero che l'aveva portata lì, dirigendosi nuovamente verso la foresta. Poco dopo sentì lo scroscio dell'acqua mentre ricominciava a piovere, si voltò per cercare da dove provenisse e vide un fiume in piena attraverso gli alberi. Anche se l'acqua era impetuosa, da quanto poteva vedere era ancora contenuta dagli argini. Continuò a camminare e si ritrovò su un ponte pedonale sopra il fiume. Probabilmente le Rapide di Cedro, pensò distrattamente mentre attraversava il ponte. Era pronta a scommettere che fosse molto bello in una giornata di cielo sereno e che l'acqua del fiume non fosse marrone e piena di terra smossa. Continuò a camminare seguendo la passerella al suo ritmo. C'erano molti punti scivolosi e scivolò alcune volte sul legno, cadendo di schiena, imprecando ad alta voce e rialzandosi. Stava scendendo una ripida rampa di scale di legno dotata di corrimano, ma erano così dannatamente scivolose sotto la pioggia che si chiese chi mai avesse pensato che fosse una buona idea realizzarle in legno. Si vedeva che erano lì da alcuni anni e c'erano molte zone scivolose dove, con ogni probabilità, crescevano alghe, muschio o qualcosa del genere, e camminarci sopra era un gioco mortale: cadrò e morirò? Il suo battito cardiaco saliva alle stelle ogni volta che il suo piede toccava quelle zone e lei scivolava e perdeva l'equilibrio. Alcuni punti di questa passerella non avevano ringhiere, considerati sicuri, forse, dato che erano solo a trenta centimetri da terra. Ma non lo erano, o almeno non per lei con quel tempo. Urlò quando scese dalle scale e calpestò una parte scivolosa della passerella, il suo piede scivolò violentemente in avanti e lei perse l'equilibrio nel tentativo di correggersi, finendo fuori dalla passerella. Una gamba era lì sotto e l'altra era ancora sul ponte, il ginocchio destro le faceva un male lancinante, poi scivolò sul terreno fangoso e rimase lì seduta stringendosi il ginocchio. Il suo respiro era irregolare mentre cercava di sopportare il dolore e le faceva male il petto. Sapeva di avere altre ferite, ma era il ginocchio a farle più male. Anche se aveva sentito l'impatto dell'anca sul ponte e la schiena e il fianco si erano graffiati sul bordo della passerella e vedeva che c'era del sangue sui palmi delle mani dove aveva cercato di aggrapparsi a qualsiasi cosa per fermare la caduta. Sembrava che tutto ciò le avesse solo causato ulteriori lesioni. Wynta non aveva idea di quanto tempo fosse rimasta seduta lì a singhiozzare sotto la pioggia che cadeva intorno a lei. Aveva provato ad alzarsi diverse volte, ma non ci era riuscita. Il ginocchio le faceva male ogni volta che provava a muoversi e il dolore le attraversava tutto il corpo. Sapeva bene che, anche se si fosse guardata intorno alla ricerca di qualcuno che la aiutasse, nessuna persona sana di mente sarebbe stata lì fuori come lei. Era stata lei a causare tutto questo e in quel momento nemmeno lei provava compassione per se stessa. Aveva freddo, si sentiva infelice, provava un dolore lancinante ed era tutta colpa sua. Non poteva incolpare nessuno per la sua situazione. Rimase seduta lì ad aspettare che il dolore si attenuasse fino a diventare sopportabile, poi provò di nuovo ad appoggiare il peso sulla gamba. Ora che era calma ci riuscì: le faceva ancora un male cane, ma poteva zoppicare e così proseguì. Nella caduta aveva perso una scarpa, quindi si tolse anche l'altra e proseguì a piedi nudi. Si era arrabbiata sulla strada sterrata e poi si era semplicemente infastidita con il figlio di Edward e questo apparentemente aveva risvegliato quella parte ribelle di lei, che le aveva fatto perdere la ragione, e ora era troppo lontana per tornare indietro, quindi non aveva altra scelta che continuare ad andare avanti. Alla fine arrivò a un bivio che l'avrebbe condotta a un parcheggio e lo imboccò; era solo a metà strada lungo il versante della montagna, ma aveva bisogno di trovare un riparo e magari qualcuno che l'aiutasse. Non aveva un lupo, ma era comunque una lupa, non era esattamente come un essere umano, aveva più resistenza di un essere umano normale e poteva sopportare temperature molto più rigide. Sì, a un certo punto avrebbe ceduto all'ipotermia se fosse rimasta al freddo troppo a lungo. Ma ci sarebbe voluto molto più tempo rispetto a un essere umano. La sua temperatura corporea interna era più alta di quella di un essere umano, ma non così alta come quella di un vero licantropo. Era una via di mezzo, il che significava che poteva combattere l'ipotermia più a lungo. Non aveva la forza o la capacità di guarigione dei veri licantropi, né aveva i sensi più sviluppati. Non aveva una vista o un udito potenziati, ma il suo olfatto le permetteva comunque di individuare creature ultraterrene, se quello davanti a lei era un lupo del branco o un lupo solitario, ma non riusciva a distinguere tra le linee di sangue o chi fosse parente di chi. Lo attribuì semplicemente al fatto di essere lei stessa un essere ultraterreno, però non riusciva a percepirlo finché non era molto vicina. A differenza dei veri licantropi, che potevano fiutarlo a chilometri di distanza, lei riusciva a percepirlo solo quando era faccia a faccia con loro o se si trovavano nello stesso ufficio o sullo stesso piano in cui si trovava lei. Aveva un raggio d'azione di circa cinquanta metri, tutto qui. Finalmente vide la fine del sentiero davanti a sé e quasi si lasciò andare per il sollievo, anche se non le piaceva l'aspetto del fiume che costeggiava quella parte del percorso, gonfio e che spingeva contro le rive, ma quando guardò alla fine del sentiero vide delle case e delle squadre di soccorso al lavoro in lontananza. Si fece strada lungo il sentiero e stava per uscirne quando sentì un forte scricchiolio e si voltò verso un albero sradicato che cadeva nel fiume. Si mosse il più velocemente possibile quando vide l'onda d'acqua sollevarsi da esso e un torrente d'acqua precipitare verso di lei. Non poteva togliersi di mezzo e lo sapeva. Fu colpita e trascinata via con un urlo lungo il sentiero. Si aggrappò e cercò di afferrare qualsiasi cosa fosse lì, sentì un dolore lancinante al fianco mentre veniva trascinata senza pietà nel parcheggio e sbattuta contro un palo di legno che delimitava il parcheggio. Rimase mezza rannicchiata attorno ad esso, inerte, mentre l'acqua la sommergeva e poi si ritirava. Vide delle persone correre in quella direzione dalla squadra di soccorso mentre chiudeva gli occhi e perdeva conoscenza.
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