Capitolo 2

3725 Parole
Il punto di vista di Piper. Le loro valigie erano già pronte e al piano di sotto, presso il bancone del negozio, erano tutti pronti per il loro lungo weekend a Whistler. Lei aveva prenotato una suite panoramica con due camere da letto al Four Seasons Resort. Anche il volo da Portland era stato prenotato e un'auto sarebbe passata a prenderli in negozio per trasportarli all'aeroporto. All'atterraggio, infatti, ce ne sarebbe stata una ad attenderli in aeroporto. Era davvero bello andarsene, prendersi del tempo e rilassarsi, fare snowboard con Brandon per tutto il fine settimana. Negli ultimi due giorni era stato così eccitato per il viaggio, che aveva già scritto cosa voleva fare nel tempo libero e su quali piste voleva fare snowboard. Piper era nel suo studio, era venerdì a mezzogiorno, e non aveva visto nessun lupo negli ultimi tre giorni, da quando si era scontrata con Cooper, quando ovviamente aveva fatto arrabbiare quella ragazza, e le aveva fatto venire voglia di andare da qualche altra parte a prendere l'abito di Luna. Il che andava bene non solo a Piper, ma anche ad Harper. Non avrebbero fatto un abito per il loro ex compagno Alfa. Non se ne parlava nemmeno. Stava cucendo cristalli sul corpetto di un abito senza spalline per una ricca ereditiera, era seduta con un contenitore di perline di cristallo accanto a sé e l'abito color avorio era appoggiato sulle sue ginocchia. Alzò la testa al rumore della porta d'ingresso del negozio che si apriva e si chiudeva sbattendo. Si accigliò al suono del suo campanello che si muoveva all'impazzata. Sentì il suo nome pronunciato da un uomo dall'aria molto arrabbiata e sospirò pesantemente. Probabilmente era il padre della ragazza Whitmore; lei aveva dovuto ritardare la prova del vestito di sua figlia questo fine settimana, l'aveva rimandata al prossimo fine settimana e la ragazza si era infuriata. Aveva fatto i capricci come una bambina di due anni, poi le aveva urlato che era inaccettabile e che lo avrebbe detto a suo padre. Non era affatto inaccettabile, il matrimonio della ragazza non sarebbe stato celebrato prima di 4 mesi e questa era l'ultima prova. Poi avrebbe potuto ritirare il vestito il fine settimana successivo se non avesse avuto modifiche, cosa che Piper era certa avrebbe fatto, come tutte le altre volte che aveva fatto una prova. Si alzò, sapendo dal rumore dei passi arrabbiati sulle scale e di quelli più leggeri che seguivano, che quell'uomo e quella primadonna di sua figlia stavano salendo le scale probabilmente per strapparle le strisce. Appese il vestito su cui stava lavorando al manichino e lo spazzolò per raddrizzarlo. Questa era l'unica parte del suo lavoro che non le piaceva: avere a che fare con ricchi aristocratici che credevano che il mondo girasse intorno a loro, proprio come lupi Alfa. Spadroneggiavano su tutti e cercavano di far fare alla gente quello che volevano. A dir poco fastidioso. Piper si voltò quando la porta del suo studio si aprì di botto e si fermò di fronte alla vista che aveva davanti. Bradley Drake in persona, in piedi sulla soglia, vestito con pantaloni grigi scuri e una camicia a maniche lunghe blu scuro, con gli occhi blu e le macchie verdi che praticamente brillavano di rabbia e che erano rivolti solo verso di lei. Il dolore lacerava lei e Harper, il battito cardiaco raddoppiava alla sua vista e le sembrava di non riuscire a respirare, mentre lo fissava. Il suo compagno, che non aveva mai saputo chi lei fosse. Non l'avrebbe mai saputo. Le venne la pelle d'oca in tutto il corpo, mentre il dolore si diffondeva in lei. Non riusciva a parlare, non riusciva nemmeno a respirare alla sua vista. Lui aveva ancora lo stesso odore, il suo profumo le riempiva le narici e sentiva Harper lamentarsi nella sua mente. Poi c'era Hadley, la sua compagna, proprio accanto a lui, e la sua mano si spostò sulla schiena di lei, mentre la portava nella stanza. Un dolore atroce le attanagliò il cuore, che ora batteva in modo irregolare nel suo petto, per averli visti insieme. Non ne aveva bisogno. Non voleva vederlo con lei. Alla fine riuscì a prendere una boccata d'aria mezza strozzata, mentre faceva un passo indietro da lui, scuotendo leggermente la testa. Lui la stava guardando. Sapeva che i suoi sensi Alfa avrebbero percepito il suo cuore irregolare, che batteva in modo incontrollato, e la sua improvvisa incapacità di respirare. La sua reazione a lui in questa stanza, lei non poteva nasconderla; il dolore che stava provando, che stava tirando ogni fibra di lei e di Harper, nel vederlo con un'altra, era troppo per loro da gestire. “Farai a Hadley il vestito che vuole”, affermò freddamente, continuando a fissarla. Piper scosse la testa per rifiutare, perché non l'avrebbero fatto. Non avrebbe permesso a nessun altro di indossare l'abito che avrebbe dovuto essere suo; soprattutto non alla donna che stava prendendo il suo posto al suo fianco. Fece un passo verso di lei e Harper si spinse in avanti mentre loro indietreggiavano. La minaccia che rappresentava per loro le provocò un ringhio. Gli occhi di lui si spalancarono, evidentemente pensava di essere venuto qui per trattare con un'umana, la testa di lui si inclinò e lei lo osservò mentre inspirava profondamente, cercando di capire cosa fosse. Gli occhi di Harper non la facevano sembrare un lupo. I suoi occhi di lupo erano iridi bianche, con un bordo esterno nero. Non avevano il verde o il giallo standard di un lupo. Vide Hadley allungare la mano e toccare il braccio di lui, i suoi occhi si spostarono sul modo in cui la sua mano si posò su di lui, sul modo in cui le sue dita si arricciarono dolcemente intorno al suo avambraccio. Era così familiare, e un altro dolore li toccò, tutto il suo corpo rabbrividì e poi iniziò a tremare quando sentì Hadley pronunciare il suo nome, dolcemente. Poi se ne andarono, uscirono dalla stanza, attraversarono la porta comunicante con il suo ufficio, uscirono dalla porta del balcone e scesero le scale a tutta velocità, sbattendo le porte dietro di loro. Corse fino al piccolo cortile che condivideva con le altre tre boutique della strada. Le lacrime le scendevano mentre cercava disperatamente di calmarsi e di non piangere. Lui l'aveva annusata, non aveva ancora idea di chi fosse, e se ne stava lì a fissarla come se la odiasse. Era entrato nel suo ufficio per farle delle richieste per la sua nuova compagna. Non aveva idea di quanto l'avrebbe ferita, non l'aveva mai saputo, quindi perché avrebbe dovuto farlo ora? Il suo rifiuto era in vigore da anni ormai, lei non era nulla per lui, non lo era mai stata, non lo sarebbe mai stata. Odiava il fatto che lo amasse ancora, che anche Harper provasse qualcosa per il suo compagno. Odiava il fatto che potessero ancora sentire il suo odore, si appoggiò al muro di mattoni e sentì freddo dappertutto, anche con il sole che la illuminava, sentiva ancora freddo. Piper aveva una mano sulla bocca e l'altra si stringeva al petto per cercare di calmarsi. Harper era già raggomitolata in una palla di dolore e infelicità nella sua mente, il dolore si irradiava da lei a ondate, nel vederlo con un'altra. Scivolò giù dal muro e abbracciò le ginocchia a sé, appoggiò la testa sulle ginocchia e rimase lì. Si erano trasferiti in altri Stati, avevano lasciato del tutto il Montana, per non doverlo mai vedere, per non dover sentire il suo nome nemmeno di sfuggita. Il settore in cui lavorava non era per nulla simile al suo, e si era assicurata di non frequentare mai gli stessi ambienti. Il suo branco si occupava di costruzioni. Costruivano grattacieli e comunità recintate, baite private e case per i super ricchi. L'unico rischio che correva era che a un certo punto potessero lavorare per lo stesso umano, ma anche questo era poco, visto che lei si era trasferita a diversi Stati di distanza. Ora lui era qui, nel suo posto di lavoro, arrabbiato con lei per il suo rifiuto di fare un vestito da Luna, per la sua Luna. C'erano molti altri posti dove la ragazza poteva andare a farsi fare un vestito. Diavolo, la donna poteva farsene fare uno proprio nel suo branco. Piper era certa che la boutique di Renee fosse ancora lì, che Renee stessa stesse ancora confezionando abiti per la popolazione di lupi del branco. Chiuse i suoi occhi e volle che quell'uomo se ne andasse, che semplicemente se ne andasse, che non tornasse mai più. Il dolore era troppo grande, sapendo chi e cosa era stato per loro. Sapere che non sarebbe mai cambiato. Ora aveva un' altra compagna. Le lacrime le bruciavano le guance in fiumi caldi. Non potevano avere a che fare con lui. Era troppo da gestire. Si sedette a terra, cercando di calmarsi. Era l'unica cosa che poteva fare, e si limitò a respirare, a inspirare ed espirare a lungo, lentamente e profondamente, finché il dolore non si attenuò. Non scomparve del tutto, ma si attenuò fino a diventare un dolore sordo e costante, che probabilmente avrebbe richiesto tutto il giorno per scomparire. Prese il telefono dalla tasca e chiamò il suo negozio, chiamò Izzy, che rispose con la stessa professionalità di sempre. “Izzy, se n'è andato?”, chiese dolcemente. “Sì Piper, stai bene? Dove sei andata? Sembrava molto seccato che te ne fossi andata”. “Non mi interessa Izzy. il fatto che se ne sia andato è l'unica cosa che mi interessa. L'hai visto andare via in macchina?”. “No, Piper. Che cosa sta succedendo?”. “Niente. Non ti preoccupare. Solo... Non lavorerò per lui, per quella donna o per qualcuno della sua azienda. È la Drake Industries, la risposta è no”. “Piper, se sei nei guai...”. “Non lo sono Izzy”, la rassicurò. ”Nuovo protocollo però, non si accettano appuntamenti senza conoscere l'azienda per cui lavorano. Va bene.” “Ok Piper”. Izzy sembrava un po' più che confusa, ma Piper sapeva che la donna avrebbe seguito le istruzioni. Era sempre e solo professionale. Lavorava per Piper da sei anni; l'aveva aiutata ad aprire le altre due boutique, una a Olympia, Washington, e l'altra a Los Angeles, in California. Izzy stava anche per contribuire ai preparativi per il primo negozio internazionale, a Sydney, in Australia. Aveva partecipato a una sfilata di moda laggiù e aveva presentato i suoi abiti, che erano andati a ruba. Aveva già altri ordini. Izzy avrebbe aperto e gestito quel negozio, come manager a tutti gli effetti. Non c'era nessun altro di cui Piper si fidasse. Lei e Brandon sarebbero partiti per un periodo di tre mesi. Forse più a lungo, a seconda di come andavano le cose, senza intoppi o meno. Finalmente si alzò da terra e si diresse all'interno dall'ingresso posteriore del piano terra, attraversò il magazzino, passò i camerini e arrivò all'ingresso del negozio. Izzy la guardava un po' preoccupata, mentre lei si dirigeva verso la vetrina e guardava fuori. Guardò in entrambe le direzioni, su e giù per la strada, e non riuscì a vedere la sua auto o qualcosa di simile a quella che aveva allora. Poteva essere cambiata, suppose, ma sapeva che lui avrebbe guidato una specie di 4x4. Tutte le auto del suo branco erano, per forza di cose a causa delle dimensioni dei lupi, grandi e imponenti. Non vide nulla che potesse passare per un'auto del branco. Allora si rese conto che, così lontano dal suo branco, era probabile che stesse guidando un'auto a noleggio, ma non c'era traccia di lui o della sua unità che lei potesse vedere. Si voltò dalla finestra e trovò Izzy che la stava ancora osservando. “Non è niente”, le disse Piper. Era ovvio che Izzy non le credeva. “Ti conosco da molto tempo, Piper. Non è niente, perché niente ti scuote, mai. Nemmeno i grandi miliardari che entrano qui pensando che sia la loro strada o l'autostrada. Ora, per due volte in questa settimana, ti ho visto rifiutare quella donna e i suoi accompagnatori? Qualunque cosa siano, gli uomini che la scortavano. Entrambi se ne sono andati infastiditi e sembravano arrabbiati per la tua reazione”. “Lascia perdere Izzy”. Piper sospirò. “Piper!” Izzy sospirò a sua volta: “Dai, è il tuo passato, lo so. Non hai mai detto da dove vieni. Non ne parli mai, come se fossi apparsa qui a Portland completamente cresciuta”. “L'ho fatto”. Dichiarò Piper, un po' infastidita dalla sua indiscrezione. Izzy si mise a ridere: “Sì, certo... Tu li conosci... ma non sembra che loro conoscano te, giusto?”. “Esatto, e lasciamo le cose come stanno, va bene”. “Bene... e se tornano?”. Izzy sbuffò, rinunciando a cercare di estorcerle informazioni. “Io non sono qui. Puro e semplice”. Piper mormorò. “Non credo che nessuno di loro ci crederà”. “Non mi importa, tanto sarò via per le vacanze e spero che questo risolva il problema. Poi potrò lavorare da casa per la prossima settimana”. “Evitare non è sempre la chiave, Piper”, commentò Izzy con disinvoltura. Piper sbuffò: non c'era nessuna chiave, lei non profumava a nessuno. Era invisibile anche ai suoi simili e agli altri, e aveva incontrato alcuni vampiri. Erano drogati di moda, qualche fata e una volta un mutaforma orso; quell'uomo l'aveva quasi fatta cadere, le aveva messo le mani addosso per fermarla e poi l'aveva guardata, l'aveva annusata da vicino e aveva aggrottato le sopracciglia. Lei si era scusata educatamente con lui, che aveva continuato a fissarla, evidentemente incerto su cosa fare di lei, ma dopo un minuto si era fatto da parte e le aveva permesso di passare. Era la reazione che riceveva dalla maggior parte delle creature del mondo. Gli umani non rilevavano nulla, ed era probabile che la maggior parte delle altre creature del mondo pensasse che lei fosse solo un'umana, come del resto viveva la sua vita. Piper andò a prendere Brandon alla fermata dell'autobus come al solito, tornò a piedi alla boutique e l'auto a noleggio che li avrebbe portati all'aeroporto stava arrivando, puntualissima. Non perse tempo a prendere i loro bagagli. Disse a Izzy che l'avrebbe rivista tra qualche settimana, nel caso ci fossero stati altri in giro ad ascoltare. Non volendo rischiare, salirono in macchina e partirono. Brandon la guardò dritto negli occhi: “Mamma, cosa c'è che non va?” chiese. “Niente”, gli sorrise lei. “Settimane?”, chiese lui. “Oh, quello, lavorerò da casa quando torneremo, tutto qui”. “Va bene”, annuì lui, che ora sorrideva. La loro casa era molto più vicina alla scuola e significava meno tempo in autobus. Questo lo rendeva sempre più felice, e significava anche che poteva uscire con i suoi amici e invitarli a casa. Aveva una buona vita sociale per un bambino di sette anni. Piper non aveva idea di come spiegargli il suo primo cambio. Lo stava crescendo da umano, era meglio così, soprattutto se si fosse rivelato proprio come lei, senza odore. Poteva sentire il suo odore, ma era suo figlio. Entrambi i suoi genitori non avevano mai detto di non sentire il suo odore, e sembravano sempre sapere quando lei era nei paraggi, quindi presumibilmente erano in grado di sentirlo. Solo che, per quanto ne sapeva, nessun altro poteva sentirne l'odore. Toccò il ciondolo di cristallo pensando a sua madre. Anche i suoi occhi di lupo erano bianchi come quelli di Harper. Un tratto ereditario, pensò, ma Piper ricordava che i suoi genitori avevano entrambi una buona vita sociale all'interno del branco. Non capiva perché fosse così, sapeva solo che era orribile doverci convivere. Finché non era scappata ed era diventata una canaglia, salvando lei e Harper dalla morte. Il loro destino all'interno del branco le stava uccidendo, lentamente ma inesorabilmente. Non appartenevano a nessuno qui fuori, erano una canaglia come lo era Brandon, non che lei ne sentisse l'odore su di lui, e non lo sentiva nemmeno su di lei, se è per questo. Probabilmente anche lui sarebbe diventato inscalfibile, ma lei sperava di no. Non voleva che soffrisse come lei, non lo avrebbe augurato a nessuno, mai. Arrivarono al Four Seasons e le piste erano ancora aperte per un'ora, lei si diresse subito fuori con Brandon. Lui era eccitatissimo, ma continuava a ricordarle: “Niente lavoro, mamma, l'hai promesso”. Piper stava ridendo di lui, l'aveva detto per circa la decima volta, come se non le credesse, che pensava che lei avrebbe trovato una scusa per lavorare questo fine settimana. Piper non aveva nemmeno portato il suo blocco da disegno, né le matite per disegnare. Questo fine settimana sarebbe stato solo per lei e Brandon, con lo snowboard e forse qualche escursione, se il tempo lo avesse permesso, e se Brandon avesse voluto abbandonare le piste. Lui amava stare all'aria aperta, nella foresta, una volta era andato in campeggio con il suo migliore amico e lo adorava, il che non la sorprendeva affatto, non considerando ciò che era, e un lupo Alfa avrebbe amato ancora di più, soprattutto una volta mutato, la caccia e l'inseguimento della preda. Non aveva idea di quando avrebbe avuto il suo primo cambiamento, di solito a 16 anni, ma le ricerche le dicevano che a partire dai 13 anni in poi. Piper avrebbe dovuto farlo sedere prima o poi e spiegargli le creature dell'altro mondo; prima di allora, avrebbe potuto fargli vedere qualche film per vedere cosa ne pensava, anche se a soli sette anni era un po' troppo presto per quel tipo di film. Cenarono nella loro stanza e lui stava giocando a un gioco online con i suoi amici a casa. A lei non importava, era solo felice che lui fosse felice. Gli disse che sarebbe andata a fare una passeggiata e sarebbe tornata tra poco. Lui gridò “Non si lavora, mamma” mentre lei usciva dalla porta. Piper rise: “L'ho già promesso, no?”. Lo vide stringere gli occhi su di lei per un attimo e poi annuire con la testa. Piper uscì dalla sua stanza e si dirise al bar del piano di sotto. Aveva bisogno di un drink, che non avrebbe toccato i lati e non l'avrebbe influenzata in alcun modo, l'alcol umano non le faceva niente. Ne aveva solo voglia, aveva avuto una lunga giornata stressante e voleva un drink; uno umano andava bene. Si sedette su uno sgabello del bar e ordinò un Martini espresso, amava l'odore del caffè, quindi era un buon inizio, poteva sedersi e sorseggiare e godersi il suo profumo, rilassandosi un po'. Era ben lontana da casa sua e dallo stress della giornata. Harper ringhiò nella sua mente, con pieno fastidio, quando l'odore dei lupi li colpì, diede un'occhiata allo specchietto retrostante del bar e vide una mezza dozzina di uomini muscolosi e alcune donne dall'aspetto giovane che si dirigevano da quella parte, mandò giù il suo martini in un colpo solo e sbatté il bicchiere sul bancone, “Ne prendo un altro”, disse al barista mentre quei lupi si sedevano al bancone, prima che lui potesse servirli. Prese il martini e se lo scolò tutto d'un fiato, mentre il barista le passava la carta di credito: normalmente si sarebbe goduta il suo martini espresso, ma la sua serata era stata completamente rovinata. Ritirò la carta e fece girare lo sgabello, borbottando mentre si alzava e si allontanava dal bar: “Odio la puzza che è appena entrata. Si potrebbe pensare che gli animali imparino a farsi la doccia”. Sentì il silenzio di tutti, ognuno di quei maledetti lupi aveva sentito il suo commento e lei lo sapeva, ma non le importava, aveva fiutato più di un branco, molti, infatti. Le irritava il naso. “Che stronza”, disse una voce femminile. Piper sbuffò uscendo dal bar. “Puttana di prima classe”, ribatté, facendo capire loro che aveva sentito il commento tanto quanto loro. Non sapeva perché fossero tutti qui, non le importava, le aveva rovinato completamente l'umore, si alzò e aspettò che l'ascensore tornasse nella sua stanza. “Oh, mia dea, tu sei Piper Harper”, esclamò una voce tutta eccitata. Piper sgranò gli occhi, non era proprio dell'umore giusto, quella donna o ragazza sembrava molto giovane e molto eccitata. Una futura sposa, pensò, solo le spose saprebbero chi è, si girò e guardò da dove proveniva la voce, vide una giovane donna molto bella che si affrettava verso di lei. Indossava un bel maglione di cachemire bianco, leggings neri e stivali di pelliccia bianchi, ma fu l'odore che emanava che fece voltare Piper verso l'ascensore, pregando che si aprisse prima che la donna la raggiungesse. Aveva visto l'uomo piuttosto grosso che camminava dietro la ragazza, un Alfa. Probabilmente era il padre della ragazza, avevano un aspetto simile, gli stessi capelli scuri e gli stessi occhi grigio ardesia, e stava sorridendo alla ragazza. Lei raggiunse Piper prima dell'ascensore: “Oh mio, adoro i tuoi abiti da Dea, ne voglio uno quando mi sposerò”. “Sposarti?” Era una cosa da umani. Giocava a fare l'umana, a vedere dove si trovava, supponeva lei. “Sì, non vedo l'ora di conoscerlo un giorno, l'uomo che sposerò”. L'ascensore si aprì e Piper vi entrò. “Ti consiglio di trovare prima lui e poi di comprare un vestito. Non il contrario. Altrimenti potrebbe sembrare disperato”, disse alla ragazza, mentre premeva il pulsante del suo piano. La bocca della ragazza si aprì in una 'O' di shock e lei rimase a fissarla mentre le porte si chiudevano su di lei. “Non riesco a trovare una pausa”, mormorò tra sé e sé mentre l'ascensore la portava al suo piano. Doveva essere in corso una specie di riunione degli Alfa, la nostra solita fortuna, andare via per allontanarsi dai lupi, solo per trovare un intero hotel pieno di lupi. Il lato positivo è che sapevano chi era e l'avrebbero lasciata in pace.
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